Alla Scala, Placido con brio

Alla Scala, Placido con brio Il grande tenore Domingo torna domani nell'opera che 13 anni fa segnò il suo debutto: «Emani» Alla Scala, Placido con brio Tutto esaurito, prova riservatissima - Attesa per la direzione di Muti e la regìa di Ronconi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — «Si ridesti il Leon di Casliglia» canta il coro nel terso atto. E il leone di questo Emani regale e assai difficile da eguagliare (dirige Muti, cantano fra gli altri la Freni, Bruson e Ghiaurov) è ancora lui, Placido Domingo, tenore giramondo con straor- dìnarla versatilità vocale e fascino da hidalgo spagnolo. Ieri pomeriggio la prova generale alla Scala a porte cfiiuse («Il maestro Muti ha voluto cosi», dicono in teatro), domani sera la prima. Da venerdì sulle locandine c'è ia scritta «tutto esaurito». Domingo canta le prime sei recite, poi vola a Miami, negli Usa per interpretare Andrea Chenìer, quindi al Metropolitan di New York. Fra un impegno e l'altro inciderà un Don Carlos diretto daAbbado. — Domingo, perché questa barba? «Perché nel primi due atti dell'opera, Emani è un bandiio che ambisce al trono di Spagna e si nasconde per organizsare la rivolta contro il re Carlo». — Che cosa rappresenta per lei questo Emani? « Un appuntamento sentimentale: ricorda il mio debutto alla Scala, 13 anni fa, all'inaugurazione della stagi07ie, proprio con Emani. Era la prima l'olta che cantavo alla Scala: l'atmosfera dell'attesa, le prove, la determinazione di dare in palcoscenico tutto me stesso, il meglio di me. Allora affrontai Emani con l'impeto vigoroso della giovinezza, oggi lo canto con l'equilibrio rifles¬ sivo della maturità. Ma l'emozione è sempre tanta». — Perché? «Perché per tutti e in tutto il inondo la Scala ha la fama del teatropiii grande e importante. Qui l'emozione non inanca mai, ansi, raddoppia». — Che cosa la entusiasma di Emani? «La parte vocale. Il canto è molto puntato sugli accenti: la frase si piega allo slancio del sentimento e la musica di Verdi, sostenuta da forti accenti drammatici, è molto ricca di ispirazione melodica». — Che cosa risponde a chi sostiene che Domingo è un tenore più pucciniano che verdiano? «Non credo sia vero. Ho un repertorio verdiano che comprende 18-19 opere. Le canto e sia il pubblico che la critica continuano a manifestarmi consenso. Verdi e Puccini sono due stili diversi, certo, però si adattano perfettamente alla mia voce». — C'è Wagner nei suoi programmi? «Finora ho cantato Lohengrin (7i teatro e lo rifarò nell'84 al Metropolitan. Poi, più avanti, affronterò il Tristano e Isotta». —L'opera più difficile? «L'Otello. Tremendo, una vera tortura per la voce. Ma continuo a farlo, ansi spero di essere ancora sulla scena per la recita del centenario dell'opera, nel 1987». — C'è chi la accusa di cantare troppo e cantare tutto. E' vero? •E' una vècchia storia che si raccontava già 10 anni fa: ho fatto quasi 1700 recite nella mia vita, continuo a cantare, mi sento all'apice». — Qual è la principale qualità di Domingo? «Questo entusiasmo di cantare che mantengo fin dall'esordio in palcoscenico, l'amore per tutto quello che faccio». — E il principale difetto? « Meglio siano gli altri a parlarne. Se lo faccio io, divento più vulnerabile». —- Una carriera straordinaria: che cosa ricorda? « Tre fatti, tutti di quest'anno. Il colloquio con il Papa, uno dei ricordi più belli della mia vita. Un concerto all'aperto, a Madrid, davanti a 300 mila persone. Il film di Zeffirelli sulla Traviata.' quell'atmosfera, le scene, il regista». Mauro Anselmo Il tenore Placido Domingo davanti alla Scala

Luoghi citati: Madrid, Miami, Milano, New York, Spagna, Usa