Una grande provincia sinistrata di Manuel Lucbert

Una grande provincia sinistrata Una grande provincia sinistrata Di queste ardite proiezioni non bisogna ignorare la componente utopistica; ma si deve riconoscere che questa politica era assolutamente necessaria per evitare che la Mongolia Interna continui ad essere una «grande tona sinistrata», come dicono qui. Far accettare una simile politica, però, a quanto sembra, non è stato facile. Scriveva il Quotidiano del popolo la primavera scorsa: «La Mongolia Interna, vittima di gravi sabotaggi nei dieci armi di disordini interni, dopo tre anni di lotte coraggiose esce da un periodo di convalescenza». La tradizione «di sinistra., è stata dura a morire in questa frontiera settentrionale della Cina che governo ed esercito ancora nel 1977 consideravano solo «una muraglia antimperialìsta e antirevisionista». E tuttora a Huhehot si ammette che l'influenza «di sini| stra» è ancora presente. ■ Fra i tanti errori, gli uomini ■ della rivoluzione culturale avevano commesso quello di sottovalutare in modo macroscopico la questione etnica, lino ad amputare, nel 1569, la Mongolia Interna di metà del I suo territorio, che era stato I accordalo alle tre province di I Manciuria (Heilongjiang, Jilin, Liaoning). E uno dei primi | gesti nei confronti dei Mon, goli dopo la svolta del Terzo ' Plenum del Comitato centraj le del partito cinese, nel diI cembre del '78. fu di ripristi| nare le vecchie frontiere (lu: glio 1979). Bisognava inoltre riabilitaj re le vittime della rivoluzione ! culturale, che appartenevano ì a tre categorie: 1 membri del, la cosiddetta «banda antiparI tito di Ulanfu... un personaggio storico, quest'ultimo, del | movimento comunista di : Mongolia e oggi vicepresidenI te del Comitato permanente I dell'Assemblea nazionale del popolo a Pechino; i fautori della «controcorrente di febbraio» (che nel '67 si ribellarono agli eccessi spontaneistici della rivoluzione culturale), e quelli del ■partito dei nuovi | mongoli», vagamente eredi di ! un partito comunista mongoI lo fondato nel '58 dagli scon| tenti della politica cinese. Se-1 condo statistiche ufficiali, 790 ' mila persone sarebbero state I arrestate, epurate o esiliate in quegli anni di disordini; 120 : mila avrebbero subito violenj ze fisiche, 22.900 ne sarebbero i morte. La volontà dichiarata dopo il '78-79 di rimarginare le feri: te di quell'epoca ha mutato il clima politico, malgrado le resistenze dei quadri han del partito locale. Nel settore dell'istruzione, per esempio, quella volontà si è tradotta in alcune misure concrete: negli istituti superiori la percentuale annua degli ammessi provenienti dalle minoranze etniche oscilla ormai fra il 20 e il 25 per cento. Sette istituti magistrali in lingua mongola sono stati aperti dal '79 a oggi, dopo che tre istituti superiori destinati espressamente ai mongoli erano stati inaugurati proprio in quell'anno (ira i quali uno di linguistica». Sono stati nuovamente pubblicati classici quali la Storia segreta dei mongoli (il cui originale, andato perduto, risale al 1200 e copre cinque secoli, fino al regno di Gengis Khan), ormai introvabile. Resta il latto che il 60 per cento dei libri pubblicati in mongolo delle Edizioni del popolo di Huhehot sono in cinese. Lingua mongola, chiaramente, non comporta più l'accusa di «deviazionismo... ma viene parlata quasi esclusivamente dai pastori. Alla priorità data all'allevamento si accompagnano misure complementari, per esempio l'esenzione d'impo¬ sta per tre anni a partire dall'80. I sistemi di partecipazione alia produzione e alla responsabilità familiare o individuale su parte del bestiame sono oggi in vigore in varie forme Ma la Mongolia Interna rimane una delle province più arretrate della Cina, una regione sottoposta a terribili vicissitudini climatiche, dal gran gelo del "78 alla siccità dell'anno scorso, con disastrose conseguenze sull'allevamento. La produzione industriale e agricola per abitante qui è inferiore di sette volte a quella di Pechino, e rappresenta i due terzi della media nazionale. A meno che la Mongolia di Baotou, città dell'acciaio, moderna e per nulla autentica, ma proiettata verso il futuro, sia il prezzo da pagare per lo sviluppo. Manuel Lucbert Cop.xrìuht (ile Mondi'» c |HT l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Gengis Khan