Campi del terrore nell'Indocina liberata

Campi del terrore nell'Indocina liberata In Vietnam e in Laos tortura, fame e morte per rieducare gli oppositori e i nostalgici ( Campi del terrore nell'Indocina liberata NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE NEW YORK — Sette anni e messo sono passati da quando governi marxisti sono andati al potere in Vietnam del Sud e nel Laos, e decine di migliaia di persone — oltre 120 mila secondo le valutazioni — resra,no nei campi di rieducazione. Lo afferma la Washington Post in un servizio da Bangkok citando le testimonianze di reduci dai campi, fonti diplomatiche occidentali, Aranesty Internationale un'inchiesta dell'ambasciala americana nella capitale thailandese. Le coìidizioni di detenzione sono spaventose: infuriano la malaria e altre malattie endemiche, ì prigionieri hanno diritto a 300 grammi di riso al giorno, con un po'di sorgo e di patate dolci. Raramente si vedono minime razioni di carne, pesce e sale. L'assistenza sanitaria è scarsa, la corruzione è uno dei pochi mezzi possibili per ottenere la libertà: tortura ed esecuzioni sommarie sono all'ordine del giorno. Oltre ai militari che hanno servito i precedenti regimi, nei campi sono internati funzionari civili, preti, monaci buddhisti, insegnanti dissidenti, scrittori, gente qualunque che ha tentato di fuggire dal Paese, tutti senza processi né accuse formali. Il lavoro forzato è durissimo. Soprattutto nel l'JISO, molti prigionieri sono stati liberati, ma solo per essere sostituiti da nuove ondate di oppositori (gli ultimi dati furono fomiti dal goi'crno di Hanoi proprio due anni fa e parlavano di 20 mila persone ancora internate). A Tan Hiep, nellu provincia vietnamitadi Dong Noi —circa (>' mila detenuti, quasi tutti militari fino al grado di colonnello: uìio dei 14 campi con oltre 44 mila prigionieri, 60 dei quali sono stati a lungo intervistati per compilare lo studio dell'ambasciata Usa di Bangkok — I prigionieri accusati di «discorsi incauti» e di altre violazioni delle norme interne vengono spesso percossi e incatenati nell'interno di containers un tempo destinati al trasporto del materiale americano, nei quali sono abbandonati al sole senz'acqua. Questo campo è formato da 25 costruzioni di cemento con tetti di lamiera, circondati da vari \reticolati di filo spinato e da I campi minati. Era un campo j un tempo usato dal governo di Saigon per i prigionieri di guerra del Nord. i Nel Natale di quattro anni \fa. hanno raccontato ex internati di Tan Hiep. 400 prigionièri dimostrarono contro i , responsabili del campo: ven- nero tutti torturati, poi rinchiusi nel carcere di Chi Hoa a Ho Chi Minh Ville, l'ex Saigon. Due ex ufficiali sudvietnamiti che tentarono la fuga vennero fucilati dopo un «processo» di uii'ora; gli altri erano stati ammazzati mentre scappavano. Un sospetto leader della resistenza nel campo, Bui Huu Nghia, morì dopo essere stato tre mesi in catene. Nel campo di Con Cut, nella provincia di Hau Giang, il sacerdote cattolico Nguyen Van Tich è stato Incatenato 4 mesi e 10 giorni per arer cercato di insegnare l'inglese ai prigionieri. Altro tipo di punizione corrente è la riduzione delle razioni alimentari. Corsi di rieducazione in Vietnam erano nonnali all'inìzio, ma ora, dicono i profughi, di rieducazione ne rimane poca: «In realtà — afferma ur diplomatico Usa che ha svolti l'inchiesta — sono campi di 'avoro forzato». In Laos invece la rier.ucazione continua in maggi ir mi¬ sura. Bouasy Kanlagna, ex ufficiale liberato nel gennaio dell'Sl dopo 5 anni e mezzo, al termine di un duro lai^oro per l'intera giornata la sera c'erano lezioni di «educazione politica». E secondo un altro profugo, accusato di essere un agente da perché aveva lavorato per l'Agenzìa americana per lo sviluppo internazionale prima del cambio di governo in Laos, in queste sedute veniva spiegato che la Thailandia è un Paese nemico, e che un giorno sarà «liberata». Due militari e un civile, ha raccontato Bouasy, riuscirono a fuggire dal suo campo, nel Nord del Laos. Furono catturati dopo quasi un mese. Il comandante chiese ai prigionieri di decidere «democraticamente» la loro sorte: giustiziarli, o trasferirli altrove. «Tutti alzarono la mano perché fossero uccisi — ha ricordato — nessuno Vuole stare dentro troppo a lungo. Meglio essere ammazzati. Se avessimo chiesto di mandarli altrove, avrebbero fatto la stessa fine». e. st.

Persone citate: Bui Huu Nghia, Nguyen Van Tich