La maggioranza degli israeliani favorevole al ritiro dal Libano

La maggioranza degli israeliani favorevole al ritiro dal Libano Da oggi le trattative tra Tel Aviv e Beirut per lo sgombero delle truppe La maggioranza degli israeliani favorevole al ritiro dal Libano (Segue dalla 1 ' pagina) clic avrà come principale collaboratore il generale Avraham Tamlr, mentre la delegazione libanese, anch'essa di sci mèmbri, è guidata da Antolne Fattal che in passato aveva avuta analoghi compiti a Beirut. Gli americani sono rappresentati, almeno inizialmente, da Monis Draper. I negoziati si svolgeranno in inglese. . Né Israele né il Libano si fanno troppe illusioni e si sa che oggi le delegazioni non abborderanno i problemi di fondo: esse' dovranno conoscersi, esporre i rispettivi principi e accordarsi sull'ordine del giorno della prossima riunione che si terrà giovedì in Israele a Ktryat Shmona. SI spera che drusi e cristiani lasceranno da parte, almeno durante gli incontri, i loro contrasti che si erano rinfo¬ colati negli ultimi giorni. Gli osservatori notano che 6e è vero che i libanesi desiderano la partenza dei soldati israeliani, la maggioranza degli israeliani desidera sempre di più 11 ritorno in patria del soldati; ogni giorno l'esercito d'occupazione subisce qualche perdita, i feriti sono numerosi. A parte le voci del partiti dell'opposizione a Gerusalemme, un sondaggio compiuto per iniziativa del giornale Haarez rivela che 11 53 per cento degli Interrogati è favorevole a un ritiro Immediato delle forze armate dal Libano, il 23 per cento è contrario e il 18,5 per cento è a favore di uno sgombero delle truppe legato alla costituzione di una zona di sicurezza nel Sud del Libano. Il resto è indeciso. Non si può dire che ci sia ottimismo sul prossimi incontri e nemmeno molte Illusioni sul risultati. Il Consiglio dei ministri Israeliano di domenica ha mostrato che molti del suol membri sono preoccupati per il fatto che Sharon aveva gestito da solo tutta la questione diffondendo poi la notizia secondo cui era stata concordata una bozza d'accordo con la controparte libanese (che ufficialmente l'ha sempre smentita) si da ottenere un risultato contrarlo a quello che si era proposto. E' sintomatico in proposito che per frenare le iniziative di Sharon il gabinetto abbia deciso nella sua seduta di domenica di allargare 11 «Comitato dirigente» che deve 60vrlntendere all'andamento delle conversazioni col Libano. La composizione di questo comitato, che originariamente era costituito dal premier e dal ministri degli Esteri e della Difesa, è stata allargata e comprende ora anche 11 vice-premier Slmha Ehrll (liberale) e il ministro degli Interni Joseph Burg (nazlonalreligloso) che sono notoriamente più moderati di Sharon. La pubblicità data alla bozza d'accordo ha minacciato di far naufragare le conversazioni prima che si Iniziassero e ha Indotto 11 presidente libanese Gemayel—sotto le pressioni del musulmani dell'Interno, e del mondo arabo esterno — ad ammettere in pubblico che saranno discussi soltanto i problemi del ritiro delle truppe e della sicurezza alla frontiera. La speranza del circoli più vicini al governo di Gerusalemme è che le conversazioni abbiano una loro dinamica e portino a intese più vaste. Ma l'affermazione fatta domenica sera da Sharon in un'intervista a una televisione americana secondo la quale «tra un anno ci sarà la pace tra i due Paesi» è più una speranza che una previ sione basata su concrete pos slbllità. Giorgio Romano Beirut. Un gruppo di operai libera dai detriti l'entrata del National Museum che sorge proprio al centro della linea di demarca/ione ha il settore cristiano e quello musulmano della città. 1 quattro pilastri clic sorreggono l'edificio hanno subito gravissimi danni (Tclcfolo Associalcd Press)

Persone citate: Avraham Tamlr, Draper, Fattal, Gemayel, Giorgio Romano, Joseph Burg