Ordine di cattura per Celenk per traffico d'armi in Italia di Liliana Madeo

Ordine di cattura per Celenk per traffico d'armi in Italia Ordine di cattura per Celenk per traffico d'armi in Italia ROMA — E' sul traffico delle armi, sulle oscure attività riconducibili a quei commerci e sulle protezioni di cui terroristi e contrabbandieri hanno potuto fruire per tanto tempo che torna a concentrarsi l'attenzione degli inquirenti impegnati a dipanare l'Intricata matassa del «caso bulgaro». Con l'ordine di cattura contro Bckir Celenk firmato dal giudice Palermo a Trento, l'inchiesta sul contrabbando di armi e droga si salda decisamente a quella sull'attentato al Papa, secondo cui Celenk sarebbe il mandante di Agca. Ed entrambe le indagini, a loro volta, riconducono a Sofia, dove il contrabbandiere turco si trova, Sullo sfondo di un giro vorticoso di soldi, animato da mafia turca e organizzazioni internazionali, la stampa di Ankara ha ricostruito nuovitasselli che collegano fra loro Agca, Celenk e Abuzer Ugurlu, un altro contrabbandiere turco di grosso calibro detenuto nella sua patria. Quanto agli sviluppi che possono essere derivati da tali collegamenti, quali frutti insomma abbia dato questo torbido humus, è materia di indagine per i magistrati. I quali adesso, a loro volta, non possono sottrarsi all'eco che le relazioni di lunedi del quattro ministri alla Camera hanno avuto, agli interrogativi polemici che ne sono scaturiti, e alle tante ombre intorno alla attività dei servizi di sicurezza che sono state messe, in risalto. Sul traffico di armi fra il nostro Paese e la Bulgaria sono state presentate numerose interrogazioni in questi anni. Tre soltanto nell'ultima legislatura. Tutte sono rimaste senza risposta. Come si sa, l'Italia è il quarto Paese del mondo esportatore di armi' (dopo Usa, Urss, Francia). Ma le carenze legislative In materia sono gravi, e i disegni di legge per il controllo del settore giacciono senza sviluppo. Allo stato attuale le esportazioni italiane sono regolamentate da una legislazione «riservata», come confermò alla Camera il 15 settembre 1980 il sottosegretario Bressani, affermando di non poter rendere noti né 1 nomi dei componenti del comitato interministeriale, né il testo del decreto del 20 marzo 1075 che 10 istituisce. La Bulgaria è stata per noi un'acquirente di riguardo, finché — come recentemente 11 ministro Lagorio ha confermato a La Stampa—licenze e autorizzazioni non ne sono più state concesse per dirottare su Sofia i nostri prodotti bellici. Ma fra il '74 e il '76 — ha ricordato lunedi scorso a Montecitorio l'pn. Falco Accame del psi — l'ufficio ricerche speciali del Sid consegnò alle autorità bulgare ben 60 cataloghi che illustravano la nostra produzione militare; I volumi erano tutti editi da «Allesdife», a spese delle società produttrici. Trenta di questi volumi furono consegnati all'ambasciata di Bulgaria a Roma. Altri trenta furono inviati al nostro addetto navale a Sofia, tramite l'ufficio postale del ministero degli Esteri: anzi, per non superare 1 limiti di peso previsti dalla Farnesina, furono divisi in confezioni di due esemplari ciascuna. Chi autorizzò tale impresa? Chi furono gli ufficiali che eseguirono l'operazione? Perché il suggerimento di ascoltarli, inoltrato all'on. Pennacchini, all'on. Anselmi, al ministro della Difesa, non ha avuto finora seguito? Quale il ruolo dell'ufficio dei servizi segreti (lo stesso che fu del col. Rocca) cui compete l'autorizzazione a esportare armi? Anche questa volta sono rimaste senza risposta le domande dell'on. Accame, che invitano a fare chiarezza sia in merito ai rapporti con la Bulgaria sia rispetto al grosso problema del traffico delle armi. Due 1 più recenti contraccolpi alle vicende intrecciate fra Roma e Sofia. L'ambasciata bulgara a Roma ha fatto sapere che la moglie di Ivanov Antonov, che aveva deciso di venire In Italia a trovare il marito, sta male e non è più partita. La Uil, replicando ad alcuni articoli apparsi su l'Unità sul caso Scricciolo, accusa l'organo del partito comunista di aver fatto «soltanto disinformazione organizzata per uso politico*, e dichiara che nel suo interno non c'è crisi di sorta, né grande né piccola, né nel gruppo dirigente né fra le sue componenti politiche. Liliana Madeo