Moda e arte, dov'è il confine?

Moda e arte, dov'è il confine? L'abbinamento proposto a Prato con la mostra «Conseguenze impreviste» Moda e arte, dov'è il confine? Dieci grandi firme dell'abbigliamento espongono a Palazzo Pretorio - In altre sale il design dedicato all'arredamento urbano con cabine telefoniche e panchine circolari - Oggetti tecnologici con un occhio al romanticismo PRATO — Le insegne sottili, tubicini al neon, nomi — intrecci di scultori, pittori, designer, stilisti — frecce di guida per i bei palazzi antichi punteggiano il centro storico di colori: rossa per l'arte, verde per il design, blu per la moda. Prato è interamente coinvolta in questa manifestazione espositiva a tre settori, che. inaugurata sabato scorso e aperta fino a tutto febbraio, è la più importante realizzata nell'agguerrita cittadina industriale, già. tuttavia vaccinata dall'avanguardia al Teatro Metatstasio. Fra palazzo Novellucci e Palazzo Pretorio, in una piazzetta, la mostra offre una chiara lettura del suo titolo ambiguo, •Conseguenze impreviste-, con oggetti di arredo urbano en plen air: la cabina telefonica, complice di colloqui intimi, per spiagge metropolitane: la panchina circolare a forma di gazebo o di tempietto xr la meditazione, un impianr ! di telediffusione sul piano di copertura. Sono alcuni dei trenta oggetti tecnologici e romantici, con tutte le caratteristiche d'un prodotto industriale, ma intesi a soddisfare bisogni non primari, anzi spesso soltanto psicologici, per un domani diverso. Progettati ex novo per la mostra da giovani designer si oppongono ad altri trenta oggetti di oggi, già con una nuova immagine sorta però dall'estrema sofisticazione tecnologica. E' l'ipotesi di una nuova creatività in Ita- i lia, in un momento in cui l'ar| te si pone spesso come effimera, il design vuole superare la moltiplicazione degli oggetti e il loro rapido declino, caricandoli di valori raffinati e la moda, in continua evoluzione, appare carica di suggestioni, senza diretto riferimento con la praticità del vestire. Le dieci grandi firme della moda espongono abiti e disegni a Palazzo Pretorio. Dovevano essere dodici, hanno operato il gran rifiuto, subito. Giorgio Armani, in exstremis Valentino, che infatti figura nel catalogo. A Palazzo Datini come al Castello dell'Imperatore, pitture o oggetti sono esposti benissimo con spazi di silenzio in una luce intensa: ma il settore moda, con il suo itinerario labirintico, è quello che afferra di più. E non è un caso se emblema dell'intera mostra pratese è un attaccapanni di ieri, arcuato e breve, dipinto con gli strumenti relativi alle sue tre parti. Tutto bianco da Laura Biagiotti. abiti di lino con nervature a disegno, mutandoni di batista e casacche leggere, gregge ingenuo-ascetico vigilato da un completo in cachemire grigio e crema. Su calcinati sfondi arancio, giallo, verde, blu Coveri ha appeso 1 costumi da bagno con il fiore di pallettes e le cascate dì questi moduli in plastica su golfetti e abiti. Da Ferré si procede affondando in un nero pavimento di gomma piuma, da bacheca a bacheca, dove 1 suoi corsetti da samurai, le giacche geometriche parlano di rigore di scelte fra linea e colore, in un'essenzialità costruttivista. C'è Fiorucci tra simboli psichedelici e tute da discoteca e c'è Krizia con un consuntivo di questi ultimi anni, dalle ricerche in linee e tessuti alla luce di Fontana. Vasarely e Schifano, al gusto orientale I in morbidi panneggi e arcuate plissettature, pantaloni da bruco e maniche farfalla. Se Krizia come Ferré hanno esposto abiti alla mostra bo- stoniana del design per l'abbigliamento, sono in molti musei americani i modelli, i materiali dei Missonl, per i quali la critica parla di moda che è arte, come per certi tessuti su disegno di Lancettì. ■La moda è un'arte?* si chiede Rossana Bossagha. curatrice della mostra, nella prefazione al catalogo. Mancano studi sugli influssi reciproci, si dà per scontato che l'artista preceda come inventore di forme, ma non solo lo scarto cronologico talora è brevissimo tra i due fenomeni, sia nel caso di artisti, ad esempio Sonia Delaunay, che hanno ideato quadri ed abiti, sia nel caso di influenza dell'arte sul tessuto e la linea degli abiti: bensì spesso si tratta di invenzione stilistica fianco a fianco. Oggi, mentre «L'arte contende alla moda il blasone dell'effimero', la moda ha un suo autonomo diagramma nella ricerca. I revivals—attitudine ricorrente tanto nell'arte quanto nella moda — hanno superato il livello della citazione per esistere quali repertori di forme coesistenti; ma la fantasia della moda è meno onirica o meno istintuale, più controllata che non nell'arte e nel design. Lucia Sollazzo i | Modello di Fendi della collezione primavera-estate 1983

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