Un fatto eccezionale: due dibattiti i migliori programmi della settimana

Un fatto eccezionale: due dibattiti i migliori programmi della settimana LA TELEVISIONE di Ugo Buzzolm Un fatto eccezionale: due dibattiti i migliori programmi della settimana Annotare che nella settimanale due trasmissioni più rilevanti sonò stati due dibattiti è veramente cosa eccezionale. Eppure è così. Il primo dibattito è stato quello alla fine di'Tutti gli uomini del duce»: opportuno e reso indispensabile dal particolare taglio, certamente discutibile, di una rievocazione per altro realizzata molto bene, con agilità di racconto e suggestive scelte di filmati. Il dibattito è riuscito perché anzitutto lo schieramento degli esperti era notevole: c'era l'autore Nicola Caracciolo con i suoi consulenti Guerri e Alatri e il super-consulente Renzo De Felice, e c'erano, seduti di fronte, storici come Candeloro e Spriano; altri partecipanti Melega, Cervi, Bocca e moderatore Petacco. Ma radunare un consesso di cervelli e di spiriti polemici non basta: ne può venire fuori una disquisizione a livello altissimo che però esclude il novantanove per cento dei telespettatori. Qui invece la discussione è stata articolata ma chiara e lineare, voglio dire comprensibile a tuta, e nella sostanza ha mostrato una divergenza netta, da una parte i responsabili del programma i quali sostenevano che era stata offerta al pubblico un'immagine obbiettiva (e sufficientemente negativa) del fascismo attraverso l cinegiornali Luce e le stesse dichiarazioni dei figli di Mussolini, dall'altra Candeloro e Spriano per i quali la rievocazione, al contrario, era rimasta troppo alla superficie, con troppe dimenticanze, indulgenze e sentimentalismi, con una preferenza per il 'privato umanitario» che semplificava e banalizzava un fenomeno tragico e complesso come il fascismo, in definitiva rischiando di finire su un terreno antistorico. Ripeto, uno scontro vivacissimo, Il secondo dibattito che Ita fatto centro è andato in onda l'altra seraper 'Film-dossier», dopo 'Per chi suona la campana». La pellicola di Sam Wood, tolto qualche momento e qualche guizzo della Bcrgman, è apparsa assai mediocre, uno spettacolone hollywoodiano lontanissimo da Hemingway, diretto senza grinta, con attori che nel vano tentativo di fare gli spagnoli recitano gesticolando furiosamente e strabuzzando gli occhi. Meglio sarebbe stato discutere dopo il film-documentario della forza di «Morire a Madrid» di Rosslf. Comunque Il dhlsier di Stagi stavolta ha funzionato in modo egregio. Anche qui schieramento imponente: tra gli attori il famoso comandante comunista Vittorio Vidali, il repubblicano Randolfo Pacciardi, anarchici, legionari, cattolico-fascisti e, nelle interviste filmate, la leggendaria Dolores Ibarruri detta 'la Pasionaria», e la sorella di Garcia Lorca,eilgeneraledei 'rossi» Lister, Anche qui teso e accanito e Ubero il dibattito (il rappreseti tan te dei fascisti non potrà lamentarsi che non gli sia stata concessa ampiamente la parola) e tre spunti fondamentali affrontati: la dura sconfitta fascista a Guadalajara; il fatto che molti legionari fossero in Spagna soltanto perché disoccupati, cioè per lo stipendio e non per ideali (e molti obbligati da cartolina precetto, e molti finiti II con l'inganno, credevano di andare in Àfrica a lavorare); e il funesto dissidio tra comunisti e anarchici. Biagi ìia diretto energicamente, troncando i racconti diluiti e arringhe di tipo mussoliniano. Si, il dibattito è fi,nito a mezzanotte e mezzo, ma " stavolta, sicuramente, nessuno si è addormen ta to.

Luoghi citati: Guadalajara, Madrid, Spagna