Amodio premiato ringrazia danzando l'Histoire du soldat
Amodio premiato ringrazia danzando l'Histoire du soldat Amodio premiato ringrazia danzando l'Histoire du soldat REGGIO EMILIA — Gala al teatro Comunale «Romolo Valli» in occasione del Premio Nazionale della Danza, per la prima volta ospite della città emiliana, considerata una piccola capitale del balletto italiano. Non per niente un premio è stato assegnato alla compagnia dell'Ater e al suo direttore Amedeo Amodio, che hanno qui sede stabile. Il complesso ha ricambiato rappresentando un delizioso spettacolo stravlnsklano, che è uno dei più rilevanti contributi italiani al grande musicista sullo scadere del centenario. La giuria composta da Mario Porcile, Alfio Agostini, Vittoria Ottolenghi, Mario Pasi e Luigi Rossi ha assegnato le «targhe Porselli alle promesse del balletto italiano» a Daniela Malusarci! del «Cullberg Ballet» di Stoccolma, a Luigi Martelletta dell'Opera di Roma, ad Alessandro Molin dell'Aterballetto. Premio speciale è andato anche a Vittorio Biagì per la sua opera di coreografo e di direttore di compagnia. Lo spettacolo di Amodio ha compreso Histoire du soldat e Renard, due difficili capolavori, impaginati con geniale semplicità in una fosfore.scente inventiva grafica di Emanuele Luzzati, che ha provveduto anche ai fantasiosi costumi. «Histoire du soldat» viene oggi spesso rlsosplnta verso un genere teatrale «totale» che emargina un po' la musica e la danza, quest'ultima talvolta ignorata del tutto come in recenti allestimenti di Fo e Savary. Amodio Invece ha riportato in onore la parte ballata, assumendone personalmente la responsabilità interpretativa nel personaggio del Soldato. Una lettura estremamente vivida, anche sotto il profilo della recitazione, affidata ad un divertente «straniamento», con la registrazione della voce dello stesso Amodio, unitamente a quella dell'attore Luigi Mezzanotte come diavolo e narratore. Ma anche il diavolo è qui danzante, oltreché mimo straordinariamente fregolesco. Non per niente è l'eccellente ballerino René Lejeune. Principessa graziosa e tecnicamente fortissima Luciana Cicerchia. Tra le più gustose invenzioni di Amodio la «lezione di danza» del diavolo, montato su trampoli e comicamente gigantesco, al soldato. Quest'ultimo si scatena in una frenetica parodia di una classe di ballo accademico, mentre il diavolo snocciola, storpiando il francese, tutto il trattato di Blasls. «Renard» è pure opera difficile e delicata, solitamente ricalcata stancamente sull'originale di Bronnislava Nijinska, sorella del mitico Vaslav. Ma il bestiario antropomorfo alla Chagall è arduo da rendere ballettisticamente in misura plausibile. Amodio lo ha ambientato In un circo felliniano, con coloratissimi clowns che fanno da corona ai quattro personaggi. Che si presentano in frac con maschere e parrucche che alludono alla loro condizione di Gallo, Gatto e Caprone. Marc De Graef, Deborah Weaver, Emilio aritti e Kenneth Delmar sono i brillanti interpreti tra il lampeggiare di cento lampadine colorate che incorniciano il boccascena e il trespolo sul quale l'acrobata-Gallo tenta di saltare nel cerchio ove lo accoglie la Volpe, sbranandolo in una nuvola di piume colorate. l.r.
Luoghi citati: Reggio Emilia, Roma, Stoccolma
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