Futurismo alla Boccioni

Futurismo alla Boccioni NUOVA «KERMESSE» DI ARTE CONTEMPORANEA A MILANO Futurismo alla Boccioni Un'ampia mostra in Palazzo Reale mette a confronto l'artista con altri grandi del suo tempo - L'impatto parigino con i cubisti e il «mito» della metropoli • In via Montenapoleone esposta una preziosa scelta di olii e grafiche di Gino Severini: dagli esordi divisionisti fino al neoclassicismo - Fra un mese: «Novecento italiano» MILANO — Dopo i travagli e le glorie dev'Emani alla Scala, la città capitale della cultura artistica italiana negli Anni 1910 e 1920 ha ritrovato unità e concordia culturale Iniziando una delle sue kermesses di arte contemporanea. In Palazzo Reale, ti Comune propone un ricco, ampio, talora debordante Boccioni a Milano (fino a marzo). In via Montenapoleone, Philippe Doverlo distilla una preziosa scelta di olii e grafiche di Gino Severini dagli esordii divisionisti, attraverso il futurismo-orfismo degli Anni 1910, fino al neoclassicismo della Fillette au Lapin del 1922, con gualche saggio ulteriore che giunge agli Anni 60 (fino al 31 gennaio). Fra un mese, la Società Permanente inaugurerà infine la mostra di Novecento italiano, ricordando che nella stessa sede avevano avuto luogo la prima (1926) e la seconda (1929) mostra di Novecento. A differenza di precedenti kermesses, dalla collaborazione alquanto artificiosa fra pubblico e privato in omaggio a Mirò allo sgangherato carrozzone degli Anni Trenta, questa volta è giusto sottolineare una valida e fruttifera gara di Iniziative autonomamente convergenti. In Palazzo Reale, Guido Ballo con l suoi collaboratori ha applicato al rapporto fra Boccioni e «la grande Milano tradizionale e futurista», come la chiamò Marinetti, la sua metodologia di connessione fra creazione artistica individuale e «ambiente» ■— idee, forme, fenomeni socioculturali —, già sperimentata con Boccioni e il suo tempo e poi con Origini dell'astrattismo. Tale connessione è stringente quando le opere di Boccioni, e con lui di Carrà e Russolo, sono messe a diretto confronto con i complessi fermenti artistici e ideali a torocoevi in'loco, <PreviaìÌ e Borieagni;1 Romolo*Romani e' WITdt! é'tton rappositHieziói> ne che documenta la realtà e il "mito» dello sviluppo economico metropolitano di Milano; ma altrove è diluita da troppo ampie e ambiziose diramazioni, soprattutto sui precedenti. La saletta introduttiva e nel contempo riassuntila denuncia tali ambizioni, ma qui il discorso regge per stringatezza e qualttà. Nell'arco fra le radici del simbolismo e dell'espressionismo e il cubismo, il Dinamismo di un corpo umano di Boccioni della Galleria d'Arte Moderna di Milano, uno dei vertici assolutt dell'avanguardia storica, è circondato da tre stupende incisioni colorate di Munch, provenienti da Oslo, dalla cera Dama dalla, veletta di Medardo Rosso, da un capolavoro di Picasso, la Femme en veri del 1909 del Museo van Abbe di Eindhoven, e da un diségno di Léger dei 1913, esposto, alla prima mostra. Don -Sturai i di -Berlino; alla quale parteciparono anche l futuristi italiani. Ma subito il discorso divaga fra opere, in genere assai note, di Morbelli e dt Longoni, di Grubicy e di Fornara, di Segantini e di Pelllzza, cui seguono la fase originaria di Carrà e lo stretto sodalizio fra Boccioni e Balla a Roma: motivi storici e critici già af-. frantati e illustrati un decennio fa in Boccioni e il suo tempo, e comunque non pertinenti al "tema-forza» della mostra, per dirla alla futurista, anzi alla Boccioni. • Boccioni, dopo qualche limitato incidente di percorso come il primo -studio» per Beata Solitudo, di collezione privata milanese, o La fiamma di collezione Moratti, opere già note ma che contiinuo a ritenere quanto meno prive di dignità grafica e pittorica, finalmente si accampa e prorompe con la sua cupa, drammatica vitalità di deformazione - espressione, sema paragoni in tutta l'avanguardia europea. E si accampa soprattutto con due elementi di novità, che da soli giustificano la mostra. Vi èprlma di tutto, accanto alla fondamentale Risata, che contiene nel crescere del suo stesso corpo pittorico l'Impronta dell'impatto pariigino nel 1911 con i cubisti (già più volte concessa dopo il 1960 dal Museum of Modem Art di New York), il ritorno per la prima volta nella città e nella nazione in cui sono nate de La strada entra nella casa del Museo di Hannover e di Visioni simultanee del Museo di Wuppertal. In secondo luogo è finalmente esposto, a confronto con le pitture e le sculture, lo stupendo patrimonio grafico bocconiano del Gabinetto .dei disegni della Galleria d'Arte Moderna di Milano, grazie al quale possiamo seguire passo passo in ogni pili riposta ideazione ed elaborazione la vera e propria "Costruzione», aspra e sofferta, implosiva ed esplosiva al tempo stesso, del suo universo cubofuturista del 1912-14. In questo nucleo "forte», le Itmitate presenze di Balla e Severini finiscono per essere poco più che esornative, mentre regge ottimamente a confronto la diretta filiazione degli esordii futuristi di Sironi. In- compenso, l'elegante mostra da Daverio permette ! la comparazione con Severi-, ni, vera personalità 'alternativa» rispetto a Boccioni: è l'intelligenza, {'esprit de fi-' nesse profondamente assorbito nel centro parigino, fra Apollinaire e Delaunay; contrapposta alla forza espressiva che, con Boccioni capofila, contesta Parigi stessa dalla grande periferia europea che correda Milano a Monaco, da Berlino a Londra, da Praga a Mosca. . ' „ , - Marco Rosei" Mma^KmmniMwrimTTimiwwmwumMMamKmmmKBu~~»imm*m ■ i "lire—g. Umberto Boccioni: «Il pianto» (1908). A destra, Gino Severini: «Fillette au lapin» (disegno preparatorio, 1922, particolare)