Mubarak: truppe d'occupazione in Libano sono secondo noi soltanto quelle d'Israele di Igor Man

Mubarak: truppe d'occupazione in Libano sono secondo noi soltanto quelle d'Israele Il presidente egiziano a Roma sollecita a Shultz «severe pressioni» su Gerusalemme Mubarak: truppe d'occupazione in Libano sono secondo noi soltanto quelle d'Israele ROMA — La visita del presidente egiziano Mubarak à Roma (prima tappa del suo giro europeo che lo porterà anche a Vienna e a Bonn) è durata poco più di sei ore. Ma sono bastate al terzo liaìss, grazie anche alla contemporanea presenza, ieri, nella capitale, del segretario di Stato Shultz, per illustrare con .estrema chiarezza agli ospiti italiani (Pertini, il presidente del Consiglio Fanfani, il ministro degli Esteri Colombo) e senza mezzi termini a Shultz la cosiddetta «offensiva diplomatica egiziana». Fra Italia ed Egitto non ci sono problemi, come usa dire. Fra l'altro, Mubarak ha ricordato come dopo la disastrosa guerra del 1667 l'Italia, per iniziativa di Fanfani, sia stato il primo Paese occidentale a dare concreto aluto al suo Paeue. L'incontro con Shultz, preludio alla visita che Mubarak compierà in America il 23 gennaio, è stato 'franco e costruttivo*, come ha dichiarato il Rais* ai giornalisti, in un salone di Villa Savoia, sede dell'Ambasciata d'Egitto. In linguaggio diplomatico definire 'franco e costruttivo* un colloquio serve a fare intendere che le valutazioni delle due parti su di un problema (in questo caso quello mediorientale) non sono proprio in perfetta consonanza. 11 Raiss ha detto a Shultz che è gran tempo che Washington si decida, una volta per tutte, ad esercitare «pressioni severe» su Israele affinché lo Stato ebraico si ritiri dal Libano secondo una scansione di tempi in forza della quale 'almeno i primi reparli israeliani* dovrebbero sgomberare prima del 23 gennaio. Shultz, ovviamente, non si è potuto impegnare su data alcuna. Ha illustrato a Mubarak il nuovo plano americano di pace per il Libano che, a partire da oggi, Habib e Draper, facendo la spola fra Gerusalemme e Beirut, cercheranno di realizzare. Bisognerà concordare in un lasso di tempo abbastanza breve — un paio di mesi — l'evacuazione delle truppe israeliane dal Libano; successivamente affrontare i negoziati per 11 ritiro delle truppe siriane e, in ultimo, ottenere il ritiro degli armati palestinesi. Una volta raggiunto un accordo di massima, verrà stabilita la procedura in base alla quale tutti i contingenti stranieri in Libano se ne andrebbero nel volgere di tre, quattro settimane. Mubarak, invece, sollecita: l'intervento americano «più deciso» per il ritiro immediato degli israeliani, sottolineando come gli Stati Uniti abbiamo 'particolari responsabilità*. Ma il dato politico rilevante è questo: per l'Egitto, l'unica forza di occupazione straniera è quella israeliana. Sicché se non si vuole compromettere il processo di pace globale, occorre che siano gli israelia- ni a sgomberare «al più presto possibile* Per quanto riguarda il ritiro dei siriani, Mubarak afferma, infatti, trattarsi di un problema che dovranno risolvere Damasco e Beirut, non già gli Stati Uniti. In un'intervista concessa 1*8 dicembre al quotidiano israeliano Maarlv, Mubarak ha detto che *il ritiro dal Libano è lu premessa di fondo*. 'Non sarà possibile raggiungere un accordo sul futuro della Cisgiordania e Gaza finché il Libano è occupato*. Ieri il Raiss ha- aggiunto che una volta stabiliti i tempi i del. ritiro israeliano dal Libano, sarà possibile riprendere le trattative sul futuro del territori occupati sulla scorta del piano Reagan. Poiché la formula proposta a Camp David si è rivelala inattuabile occorre far si che le varie iniziative di pace (la risoluzione franco-egiziana, il piano Reagan, la Carta di Fez e per certi versi Camp David) trovino sbocco concreto in un nuovo scenario negoziale. Incentrato, appunto, sui principi del piano Reagan. L'Egitto che considera «chiave di tutto» il problema palestinese (*l'Olp è un ponte che ci congiunge con il mondo arabo*) apprezza i passi compiuti insieme dall'Olp e dalla Giordania. (L'Olp e la Giordania hanno costituito una commissione politica, presto dovrebbero mettere a punto un documento comune). Per sommi capi Mubarak auspica lo scenario seguente: costituzione di una delegazione giordan-palestinese; negoziati diretti per un: autogoverno nei territori occupati; infine coinvolgimento di «altre parti» nel processo di pace. Insomma l'Egitto spinge per una conferenza.internazlona le di pace di stile ginevrino con la partecipazione non solo dell'Olp (grazie all'aggancio con Amman) ma anche1 dell'Unione Sovietica. Igor Man Roma. Il presidente della Repubblica Pertini abbraccia Hosni Mubarak durante l'incontro di ieri al Quirinale (Telefoto Ansa)