Pretoria gioca su due tavoli di Ferdinando Vegas

Pretoria gioca su due tavoli OSSERVATORIO Pretoria gioca su due tavoli Una spedizione punitiva' nella capitale del Lesotho e quasi contemporaneamente un incontro a lavello governativo, nel Capo Verde, con una delegazione dell'Angola: queste le ultime mosse del Sud Africa. Nel primo caso si tratta di una novità assoluta: è la prima volta, infatti, che Pretoria sferra un attacco contro il piccolo regno del Lesotho, completamente circondato dal Sud Africa e da esso economicamente dipendente, mentre finora le incursioni sudafricane si erano rivolte contro l'Angola, il Mozambico e lo Zimbabwe. Nel secondo, invece, la novità sta nella pubblicità data all'avvenimento e soprattutto nella partecipazione di membri dei due governi. L'obiettivo che il Sud Africa persegue, sia con atti di forza sia con tentativi diplomatici, è complessivamente unitario: alleggerire la pressione che le masse nere, interne ed esterne, esercitano sulla minoranza bianca che detiene il potere politico e gode di tutti i privilegi economici e sociali. Cosi nella capitale del Lesotho si sono voluti colpire i guerriglieri dell'Anc (Congresso Nazionale Africano), l'organizzazione degli africani, che all'interno è. bandita e perseguitata. Il contatto con l'Angola riguarda invece il problema della Namibia, dove gli africani, organizzati nella Swapo (Organizzazione politica dell'Africa Sud - Occidentale), conducono dal 1966 la lotta armata per l'indipendenza, già riconosciuta e richiesta dall'Onu, ma pervicacemente negata da Pretoria. Appunto tra pochi giorni si aprirà di nuovo all'Assemblea dell'Onu il dibattito sulla Namibia; e si capisce che Pretoria voglia presentarsi in una posizione meno sfavorevole, offrendo come prova della propria buona volontà l'incontro con l'Angoia. D'altra parte anche Luanda si trova in una situazione difficile, per-J che al suo interno non riesce a domare la guerriglia' molto intensa condotta nella parte meridionale del Paese da uno dei movimenti indipendentisti, l'Unita (Unione per l'indipendenza totale dell'Angola), che non riconosce il governo centrale di Luanda. Sta il fatto, comunque, che l'Unita è appoggiata dal Sud Africa e indirettamente dagli Stati Uniti; sicché, per difendersi dal pericolo di essere rovesciato, il governo di Luanda ha fatto ricorso ai militari cubani, circa 20 mila (e forse, secondo la Cia, anche 30 mila), ovviamente esponenti, in ultima analisi, della politica sovietica. Dal canto suo, malgrado tutte queste difficoltà, l'Angola dà appoggio e offre basi ai guerriglieri della Swapo, attirandosi così le spedizioni punitive del Sud Africa. Si capisce quindi che tanto il Sud Africa quanto l'Angola possano avere interesse a trovare una soluzione, sulla base del ritiro delle truppe cubane in cambio dell'indipendenza della Namibia. Ma ecco il punto: quale soluzione può mai risultare soddisfacente, o almeno accettabile, per i razzisti di Pretoria e per quelli della Namibia? Non certo quella delle libere elezioni, come ha deciso l'Onu, sotto la propria egida, perché, secondo le previsioni, la Swapo otterrebbe la maggioranza assoluta. L'unica, per essi, sarebbe quella che hanno tentato di mettere in piedi: un governo fantoccio, con la partecipazione di «collaborazionisti» africani, ma la storia insegna quale fine abbiano fatto simili tentativi. Ferdinando Vegas