«Hanoi tradì i Vietcong»

«Hanoi tradì i Vietcong» PARLA UN EX MINISTRO DEL GOVERNO RIVOLUZIONARIO «Hanoi tradì i Vietcong» Truong Nhu Tang lottò duramente per allontanare gli americani dal suo Paese - Ora, dall'esilio a Parigi, guida la battaglia contro il Vietnam comunista • Come il Fronte di liberazione fu prima ingannato, poi del tutto accantonato - «L'offensiva del Tet fu una catastrofe» - Verità e retroscena in un documento storico unico Tra le centinaia di migliaia di profughi anonimi del Vietnam emergono alcuni testimoni eccezionali. Truong Nhu Tang è uno dei fondatori del Pronte di liberazione nazionale (Fin), già ministro della Giustizia del governo rivoluzionario provvisorio Vietcong, uno degli avversari più decisi degli Stati Uniti durante la guerra. Nessuno ha credenziali rivoluzionarie più sicure di lui, nessuno come lui ha lottato più duramente per cancellare la presenza americana nel Vietnam e per insediare un governo rivoluzionarlo. Nel 1976, in riconoscimento della sua attività, a Truong Nhu Tang fu offerto un posto, quello di vice-ministro dell'Alimentazione, nel governo del Vietnam unificato, onore raro per un ex leader del Fronte di liberazione nazionale. Il suo è il racconto di una tragedia umana, ma la sua testimonianza costituisce anche un'Indagine storica unica, vista dall'interno, di una guerra inquietante. Truong Nhu Tang ha 57 anni, vive a Parigi, dove recentemente ha fondato il «Consiglio nazionale per la salvezza» (Uy Ban Cuu Nuoci che raggruppa i suol compatrioti per la battaglia contro il Vietnam comunista. Il 15 maggio 1975 assistevo dal palco delle autorità alla parata per il primo Giorno della Vittoria a Città Ho Chi Minh (che fino a qualche tempo prima si chiamava Saigon). Le masse che sfilavano sventolavano le bandiere della Repubblica democratica del Vietnam (Hanoi) e del governo rivoluzionario provvisorio del Vietnam del Sud (Vietcong). Ma i soldati portavano soltanto i colori del Nord. Domandai al generale con quattro stelle che sedeva accanto a me dove erano finite le famose divisioni Vietcong, la prima, la quinta, la settima, la nona. Il generale, Van. Tien Dung, comandante in capo dell'esèrcito nordvietnamita, mi rispose freddamente che le forze armate ora erano «unificate». In quel momento cominciai a capire quali erano il mio destino e quello del Fronte di liberazione nazionale. In Vietnam spesso dicevamo: «Spremere il limone e buttare la buccia». Su quel palco gli anni delle promesse comuniste si rivelarono per quello che erano: propaganda. Il Giorno della Vittoria non celebrava alcuna vittoria del Fronte di liberazione nazionale, né del Sud Vietnam. Quando vivevo come studente a Parigi, alla fine degli Anni 40, ero fortemente attratto dalle idee liberali dell'Occidente. Studiavo la teoria della democrazia e apprendevo dal vivo qualcosa del suo funzionamento. Il mio Paese è passato attraverso uno sviluppo storico molto diverso: un migliaio d'anni di dominazione autocratica cinese seguiti da un regime coloniale francese altrettanto oppressivo. Forse per paradosso mi trovai ad amare la cultura francese e in particolare le tradizioni politiche francesi. Desideravo disperatamente per il mio Paese nlent'altro che ciò di cui godevano la Francia e gli altri Paesi occidentali: l'indipendenza e una vita politica democratica. Ho Chi Minh Provai esaltazione e fierezza quando Ho Chi Minh venne a Parigi per negoziare con i francesi, e ancor più quando la stampa lo salutò come un eroe del popolo vietnamita. Mi sentii toccato di riflesso dalla gloria di quell'uomo. Quando fui invitato ad un incontro con lui fui letteralmente travolto dalla gioia. Ero un giovane vietnamita, idealista e ingenuo; andai a quell'incontro, e da allora diventai un devoto seguace di Ho. Quando ritornai a Saigon nel 1958, diventai alto funzionario di banca; nel 1964 il governo sudvletnarnlta mi nominò direttore dello zuccherificio nazionale. In quell'epoca cominciai a accorgermi che ben pochi, al vertice del potere sudvietnamlta, erano veri patrioti e die non avrei potuto servire il Paese In compagnia di quei generali e funzionari corrotti. In particolare non esisteva alcuna forma di libertà politica cosi come l'avevo conosciuta in Occidente. Cominciai ad interessarmi dèi miei compatrioti che soffrivano in pri¬ gione o lottavano nella giungla per l'indipendenza e'per ideali politici che lo condividevo. Stabilii segretamente dei contatti con i rivoluzionari. Nel dicembre del 1960, in un memorabile incontro nella giungla, i miei amici proposero la formazione di un .comitato provvisorio» del Fronte di liberazione nazionale. Il nostro primo scopo era la scelta di un presidente. Poco dopo, nel febbraio del '62, si tenne una seconda riunione organizzativa vicino a Tay Nlnh nell'area chiamata «Triangolo verde», presso i confini tra il Vietnam e la Cambogia. In quella riunione decidemmo di dare vita a un comitato permanente del Fin, ed eleggemmo presidente Nguyen Huu Tho, che era stato liberato da poco. Arrestato In questo periodo eravamo aiutati in modo efficace dai comunisti nord-vietnamiti. Dipendeimmo da loro per le armi, le comunicazioni e soprattutto per la nostra rete propagandistica. Ma quasi tutti eravamo del Sud (salvo pochi del Nord che si erano spostati nella parte meridionale del Paese molti anni prima) e molti di noi non erano comunisti. Il nostro non era un movimento comunista, e noi credevamo che i leaders del Nord Vietnam, che avevano risolutamente combattuto contro i francesi, avrebbero posto gli interessi del popolo al di sopra dell 'ideologia. I nord-vietnamiti d'altronde non avevano mai manifestato l'intenzione di imporre il comunismo nel Sud.Alcontrario, essi sapevano — cosi dicevano — che il Vietnam meridionale doveva avere un programma differente dal loro, cioè un programma che rispettasse la nostra aspirazione all'indipendenza e insieme quella alla libertà politica* th; terna. 1 I l '•..,':•< (CI .l>« Nel 1964 fui arrestato per la prima volta. Avevo aiutato altri intellettuali di Saigon nella formazione del -Movimento sudvietnamlta per l'autodeterminazione», un'organizzazione che si opponeva al regime del Sud Vietnam. Per questa colpa rimasi in prigione due anni. In un certo senso era soltanto un avvertimento, perché In quel momento non c'erano prove dei miei contatti con il Vietcong. Malauguratamente, nel 1967, un agente vietcong, arrestato e torturato, rivelò la mia identità Fin alla polizia di ,Thieu-Ky. Fui di nuovo arre¬ stato e questa volta la mia prigionia fu molto più dura. Ero ancora in prigione quando, nel '68, fu scatenata l'offensiva del Tet. Ad un certo punto la polizia ci disse che se i vietcong entravano a Saigon saremmo stati tutti uccisi. Poco dopo il carceriere mi ordinò di prendere tutto quello che avevo e di seguirlo. Il suo atteggiamento era sinistro, ero sicuro che mi avrebbe sparato, come era stato fatto ad altri prigionieri vietcong, abbattuti per strada, come avevo saputo. Con altri due membri del Fin mi caricarono su un cellulare e dopo un certo percorso fui trasferito su un furgone della Croce Rossa americana. Con mia sorpresa, e sollievo, vldt che a bordo c'erano due americani. Ci portarono in un edificio della Cla. Più tardi scoprii che c'erano state trattative tra gli americani e il Fin per uno scambio di prigionieri, e che io sarei stato scambiato con due colonnelli americani. Prima di lasciare l'edificio della Cia mi fu data una lettera per le autorità del Fin e mi furono fatte pressioni perché prendessi anche una radio, che rifiutai, temendo che si trattasse di una spia elettronica. Un elicottero mi trasportò, con altri due prigio¬ nieri scambiati, a Trang Bang, un piccolo distretto cinquanta miglia a Nord Ovest di Saigon. Fumino rilasciati in un campo di calcio, dove ci aspettava il capo delle forze di sicurezza vietcong della provincia di hoc Nlnh, controllata dai guerriglieri. Ci portarono all'interno della giungla su tricicli a motore, verso l'Ufficio centrale del Fin, il famoso, in sigla, quartier generale .Cosvn» dal quale erano dirette tutte le operazioni vietcong. La guerra diretta dal « Cosvn» in quel momento era combattuta da consistenti forze del Nord, insieme con i guerriglieri vietcong. All'inizio degli Anni 60, prima che mi mettessero in prigione, c'erano pochi ufficiali nordvietnamiti ad assisterci e non molti soldati. La grande maggioranza delle nostre truppe era costituita da guerriglieri del Sud, molti dei quali erano veterani delle guerre coloniali francesi. Altri erano contadini che si erano uniti a noi quando fu formato il Fronte di 'liberazione nazionale. Quasi tutti questi contadini vivevano nelle loro case, durante il giorno erano leali cittadini del Vietnam del Sud, di notte diventavano vietcong. Sebbene la propaganda sudvietnamlta ci accusasse di essere comunisti e assassini, i contadini la pensavano diversamente. Per loro noi non eravamo marxisti-leninisti ma semplicemente rivoluzionari in lotta contro un'odiosa dittatura e l'intervento straniero. Eravamo impegnati per l'autodeterminazione e l'indipendenza del Sud, tanto da Hanoi quanto dall'America. Il Vietcong era legato a Hanoi per le forniture militari e i contatti diplomatici, ma molti di noi erano ancora convinti che la dirigenza nordvietnamita avrebbe rispettato e appoggiato il programma politico del Fin, perché ciò era anche nel suo interesse. Dopo la mia liberazione dalle prigioni di Thieu, e prima dell'offensiva del Tet nel '68, protestai con i leaders comunisti per le atrocità commesse dai nordvietnamiti a Hué, dove molti innocenti erano stati massacrati e una dozzina di prigionieri americani fucilati. Disfatta Malauguratamente l'offensiva del Tet si rivelò catastrofica per i nostri piani. Per amara ironia della propaganda di guerra l'aver trasformato all'estero questa disfatta in una grande vittoria ci diede un'arma nuova nei nostri sforzi diplomatici. I movimenti pacifisti americani trassero incoraggiamento, divennero sempre più forti, i piani di Washington perdettero vigore. La verità era che l'offensiva del Tet ci era costata metà delle nostre forze. Le nostre perdite furono cosi elevate da renderci impossi• bile II ricambio con nuove reclute. Una conseguenza fu che la leadership di Hanoi cominciò a far affluire verso il Sud un numero senza precedenti di soldati, dando al suo esercito una funzione di \ controllo sulle decisioni del Fin:'iTyanimenfo.de! Tèt ridiede spaziò all'organizzazione delV'Àttèanza dèlie forse nazionali e democratiche per la pace», una coalizione di oppositori che si era formata intorno a una trentina di intellettuali prestigiosi del Vietnam del Sud. Si dovette arrivare al 1969 per riuscire finalmente a portare questi gruppi eterogenei sotto la leadership di Trinh Dlnh Thao e mia. Cominciammo a lavorare su un programma politico molto ampio, sema trascurare i dettagli. Nel giugno del 1969, rispondendo ad una richiesta del partito comunista che si preparava a partecipare alla conferenza della pace di Parigi, formammo il governo rivoluzionario provvisorio. In un primo tempo fui proposto come ministro dell'Interno, ma poi, tenendo conto della mia preparazione giuridica, si decise che avrei servito meglio il governo come ministro della Giustizia. Al ministero della Giustizia, nella giungla, allevo a mia disposizione una cinquantina di funzionari. Soltanto pochi membri del governo rivoluzionario provvisorio erano comunisti: Nguyen Huu Tho, presidente del Fin; Huynh Tan Phat, primo ministro del governo rivoluzionario provvisorio; il generale Tran Nam Trung, ministrò della Difesa, e Nguyen Thi Btnh, 7ninisfro degli Esteri. Ed anche questi erano sudvietnamiti, fedeli all'idea di una politica separata perii Vietnam del Sud. Quasi tutta la dirigenza del Fin era dello stesso parere; come lo era la maggior parte dei nostri sostenitori nelmondo. I dirigenti di Hanoi sapevano tutto questo e, nei nostri confronti, si comportavano tenendone conto. Essi accettavano ed appoggiavano la piattaforma politica del Fronte in ogni suo punto, davano le più ferme assicurazioni circa il rispetto del principio dell'autodeterminazione per il Sud Vietnam. Più tardi, naturalmente, scoprimmo che i comunisti nordvietnamiti erano pronti a ignorare deliberatamente queste assicurazioni per conseguire quello che era stato il loro obiettivo fin dall'inizio, la distruzione del Vietnam del Sud come entità politica e sociale separata dal Nord. Riuscirono a camuffare le loro reali intenzioni continuando a comportarsi come fratelli che combattevflrìo la nostra stessa battaglia, e sfruttando nel modopiù cinico il nostro patriottismo.'. ■ Truong Nhu Tan? (Copyright «The New York Re vie» of Books» e per l'Italia «La Stampa») (1. continua)