Il funerale dei parchi

Il funerale dei parchi Il funerale dei parchi Il «funerale dei parchi», celebrato a Roma dal WWF per denunciare l'inerzia del potere pubblico, ha avuto un impensabile strascico polemico. Italia Nostra ha criticato il contenuto allarmistico della manifestazione e, a sua volta, è stata accusata di pavidità, di starsene chiusa in -una torre d'avorio. -. I Lo scontro fra cugini (le* ■due ..associazioni jlavorano rspesso congiuntamente), riIjvela stili e impegni diversi. Controllato e un po' aulico lo stile di Italia Nostra, che si muove su più fronti affrontando problemi difficilmente trasferibili in iniziative spettacolari: dalla tutela delle opere d'arte alla legislazione urbanistica, dalle proposte di parchi archeologici alla difesa del suolo. Più giovane, a volte spregiudicato, il WWF si occupa istituzionalmente di protezione della natura selvaggia. La polemica va però oltre i limiti di un confronto tra due modi di operare. Suggerisce alcune domande di interesse generale, in questo momento di crescita dei movimenti che agiscono all'interno della società per un ambiente mi¬ di MARIO FAZIO gliore. La denuncia che si affida a slogan generici è ancora producente? Nel caso specifico, possiamo limitarci ad accusare Stato e Regioni se i parchi esistenti hanno vita difficile e quelli in progetto stentano a nascere? Non temo . di essere scambiato; con . un v amico' degli'sterminatori di uccellini, né con un alleato della speculazione edilizia, se dico che i parchi, nazionali e regionali, non incontrano avversari soltanto tra i parlamentari e sindaci soggetti alle pressioni di cacciatori e lottizzatoti. E' ben vero che la classe politica considera un lusso la conservazione della natura. Ma dobbiamo riconoscere che i parchi esistenti non hanno dato alle popolazioni locali i benefici promessi per due motivi: povertà di mezzi finanziari (qui emergono le colpe dei politici), prevalenza di un orientamento protezionistico che è irrinunciabile, ma che in passato non ha assunto aspetti promozionali e non ha tenuto conto delle situazioni economiche e sociali in zone antropizzate da secoli. Dalla relativa scarsità di benefici (le eccezioni sono rare) trac vantaggi la propaganda contraria. I parchi non si fanno soltanto con leggi, regolamenti, divieti. Richiedono uno sforzo paziente di mediazione con gli enti locali nella stesura dei piani per l'uso del territorio. Richicdono, investimenti di parecchi miliardi per mettere in moto attività non dannose e per creare posti di lavoro, ottime armi per sconfiggere i sindaci che sbandierano le seconde case. Si è fatta persino l'ipotesi di aree di «autogestione venatoria», dove ammissibili in- qualche parco regionale, vedi i Monti della Tolfa: potrebbero contribuire a estendere il consenso. Infine si dovrebbe adottare un atteggiamento meno aggressivo nei confronti di popolazioni che custodiscono gelosamente tradizioni e culture locali. I pastori del Gennargentu non sono tutti seguaci dei lottizzatoti e rapinatori di falchi pellegrini, ma non accetteranno mai il parco nazionale finché si tenterà di imporlo da Roma, sia pure con ottime motivazioni.

Luoghi citati: Italia, Roma