Operazione «chiavi in mano» di Furio Colombo

Operazione «chiavi in mano» CHI HA DIRITTO DI GESTIRE IL CUORE DI PLASTICA? Operazione «chiavi in mano» E' una grande promessa per la scienza il trapianto del cuore di plastica. Ma non si poteva evitare il cupo risvolto pirandelliano dell'uomo cui vengono date, insieme, la vita e la chiave della sua morte? Non si poteva perché questa macchina prodigiosa (come ogni invenzione, ormai, persino le armi) ha un padre generoso, la scienza, e una madre fanatica, le comunicazioni di massa. ! Questo non cambia le intenzioni, la volontà o l'impegno dei medici. Cambia però la soglia di tolleranza, di giudizio critico. Porche chi trasmette una notizia vuole a tutti i costi «sintonizzarsi», come dicono i presentatori e i disc-jockey. I medici dovrebbero sapere. M.a di fronte alle telecamere fingono che l'agonia sia un «beau geste». A un certo punto dopo avere detto una frase bella e completa, con il suo significato e i suoi verbi a posto, se non ti senti bene, giri la chiave e muori al modo sereno e composto di Gary Cooper. E' bastata la cronaca di un giorno «cattivo» per far sapere al pubblico i modi rapaci e bizzarri còri cui si può affacciare una crisi. Lo avete letto, le convulsioni. Allora perché i medici hanno voluto questa triste messa in scena dell'operazione «chiavi in mano»? Un malato, salvo casi rari (forse solo teorici), tipicamente è nella condizione terribile di «perdere il controllo». Qualcuno è responsabile per lui per quel tanto di amore che ancora gli è dato di consumare insieme all'ultimo ossigeno. E qualcuno lo è tecnicamente. II medico, in coscienza, la. sua chiave non la può dare a nessuno. Del suo peso professionale, della sua responsabilità morale, del rischio scientifico che si assume non può liberarsi. Ma qui colpisce, insidioso, il suggerimento che giunge appunto dalle comunienzioni di massa. I «media», il cui talentò consiste nel coltivare il consenso, si alleano alla potente cultura dell'egoismo. Dedichi arno un paio di telefilm ai ciechi e agli handicappati e poi diciamo che se la devono cavare da soli, per il bene della loro integrità personale. Raccontiamo — al cinema e in televisione — storie di bambini che sopportano tutto, dal divorzio a catena all'abituale abbandono, e poi dichiariamo che in fondo i bambini hanno una loro personalità, ed è meglio lasciare che si abituino presto «a funzionare come piccoli adulti». Spingiamo i vecchi alla solitudine dichiarando che «vecchio è bello» e ci risparmiamo di doverci fzr carico della loro vecchiaia. Nel caso di Barney Clark ci fa comodo il bel gesto alla frontiera della scienza. Rende tutto cosi pulito, cosi filmabile. Colpa dei «media» abbiamo detto? Eh no. I «media» non sono che il consigliere sciocco, preoccupato solo di fabbricare comportamenti «idonei». «Idoneo» qui vuol dire finto e irreale, due cose che nella cultura dell'egoismo funzionano bone perché liberano dal peso della responsabilità. Il medico di Clark non vuol tenere le chiavi del cuore di plastica. Coloro che'hanno preteso la pena di morte, l'altro giorno, per Charlie Brooks, un negro del Texas, hanno «sperimenta-, to» l'esecuzione col pentotal, la «morte nel sonno», conie per liberarsi dal peso della loro decisione. Persino il boia sembra non avere il coraggio de) suo gesto in questa cultura del «self» che risponde solo alle regole cinematografiche del montaggio. Inconsciamente infatti sia il medicò benevolo dello Utah che l'esecutore ài morte del Texas vogliono fare come i registi, «tagliare» le scene spiacevoli e montare gli eventi in sequenze accettabili. Hanno torto, è impossibile,. Sono colpevoli di confusione fra realtà e finzione. Colpevoli del rifiuto di responsabilità. Colpevoli di un astensionismo che forse hanno imparato dal comportamento politico. Ma questo astensionismo moralmente e vietato. Furio Colombo

Persone citate: Barney Clark, Charlie Brooks, Gary Cooper

Luoghi citati: Texas, Utah