Stati Uniti alla prova sulla bufera monetaria di Mario Ciriello
Stati Uniti alla prova sulla bufera monetaria A Francoforte vertice dei «cinque grandi» Stati Uniti alla prova sulla bufera monetaria L'America pensa a una super Conferenza per riformare i mercati dei cambi - Verso un aumento delle quote del Fondo Monetario OAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — La suspense, perché tale è, creata dal «Convegno monetarlo* di Francoforte sta per finire. Un comunicato e una conferenza stampa dovrebbero rispondere questa mattina se non a tutte ad alcune almeno delle molte domande accumulatesi negli ultimi cinque glornL dopo l'inatteso, sorprendente, preannuncio di un progetto americano per una vasta riforma del sistema monetario internazionale. I mercati attendono nervosamente, In una vigilia piti ricca di ipotesi che di informazioni. Un fatto solo sembra certo: l'America ha cambiato politica. Sotto le minacciose pressioni del crescente indebitamento del Terzo Mondo dinanzi a una disoccupazione ormai epidemica, il governo Reagan ha abbandonato la sua riluttanza a vedere e ad affrontare su scala mondiale le bufere economico-monetarie. E' finita l'epoca del benign neglect, per usare un termine di moda sotto la presidenza Nixon: ne inizierebbe una che vedrebbe Washington più solerte e più attiva su ampio fronte, otmar Emminger, l'ex governatore della Banca Centrale tedesca, ha descritto l'evoluzione con queste parole: «Gli americani hanno cambiato atteggiamento, perché sono con l'acqua alla gola. Le crisi nell'America Latina hanno rivelato alle loro banche e aziende la gravità della situazione'. E còsi da ieri ministri delle Finanze e governatori delle banche centrali degli Stati Uniti, della Germania, del Giappone, della Francia, dell'Inghilterra, dei «cinque grandi» del mondo industriale, sono nel castello di Kronberg, vicino a Francoforte, per esaminare e valutare le nuove idee americane, per aggiungervi le proprie e per avviare un dibattito di cui già si intravedono le prossime tappe. Dopo un'altra riunione in dicembre dei cinque ministri delle Finanze ed una, forse a Parigi, dei vicéminlstri delle Finanze del «gruppo dei dieci», si terrà in gennaio o al più tardi in febbraio, cioè con tre mesi di anticipo, un convegno dell'Interim Còmmittee del Fmi, l'organo che ne foggia la strategia a lungo termine. Con la primavera, tutto questo sforzo collettivo potrebbe sfociare in un'ambiziosa conferenza. Ma qui si entra nell'incertezza, in quanto può anche darsi che la «riforma» statunitense si riveli meno imponente del pensato: e che si limiti ad un aumento di liquidità del Fondo Monetario Internazionale, ovvero a un ampliamento delle sue quote. Sarebbe già un passo importante ed è quanto sarà probabilmente annunciato oggi: tuttavia non basterebbe a fugare le bufere che affliggono il nostro pianeta. Gli ottimisti sostengono che Washington si impegnerà a intervenire maggiormente sul mercato dei cambi e proporrà nuovi strumenti di collaborazione finanziaria e monetaria tra gli occidentali, l'Imf e la Banca di Basilea. Le consultazioni, cominciate ieri pomeriggio, sono continuate sin quasi alle dieci di sera. Gli Stati Uniti erano rappresentati da Donald Regan, l'Inghilterra da sir Geoffrey Howe, la Francia da Jacques Delors, la Germania da Gerhard Stoltenberg: soltanto il ministro giapponese delle Finanze era assente, lo sostituiva il suo vice, il sottosegretario Watanabe. Le soluzioni su cui potrebbe sollevarsi oggi il sipario saranno tecniche, astruse, non colpiranno l'immaginazione dell'uomo della strada. Ma è con simili mattoni che s'innalzano dighe contro le maree economiche, che si costruisce per il futuro: non .con la retorica di quei vertici che promettono panacee impossibili. Mario Ciriello
Persone citate: Donald Regan, Geoffrey Howe, Gerhard Stoltenberg, Jacques Delors, Kronberg, Nixon, Watanabe
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