I flirt armati di Gerusalemme di Giorgio Romano
I flirt armati di Gerusalemme OSSERVATORIO I flirt armati di Gerusalemme La politica estera di Israele è diventata un rompicapo anche per i politologi, spiazzati dalle sue apparenti contraddizioni, dai bruschi passaggi dalle minacce alle dichiarazioni di ossequio (specialmente nei confronti degli Usa), e dal fatto che ormai non è soltanto il ministro degli Esteri a indirizzarla sotto la supervisione di Begin, ma è diventata un «condominio con il ministro della Difesa. Ed è naturale che ogni tanto qualcosa scricchioli. Tra gli aitimi avvenimenti, il viaggio in Costa Rica fatto in ottobre dal ministro degli Esteri Shamir (il Costa Rica è l'unico Paese che ha l'ambasciata a Gerusalemme), la concessione di un prestilo e di facilitazioni economiche a questo Stato, e una promessa di cooperazione economica e militare a senso unico, con forniture d'armi e di esperti a San José, il cui regime non è precisamente democratico. Il secondo caso è quello dello Zaire, che ha stabilito sei mesi fa relazioni diplomatiche con Gerusalemme e dove la settimana scorsa Shamir ha fatto un viaggio fin troppo reclamizzato, con 84 persone al seguito, dopo che un anno fa Sharon vi aveva fatto una visita semisegreta, impegnandosi a cedere armi e addestrare la guardia presidenziale. All'annuncio di un secondo viaggio di Sharon e della cessione delle armi prese in Libano è seguita la doccia fredda del presidente Mobutu, il quale ha assunto un atteggiamento altezzoso: dopo aver detto «no» alla richiesta di stabilire la sua ambasciata a Gerusalemme, Mobutu si è mostrato scontento per l'inadeguato aiuto proposto da Israele; ha rifiutato sdegnoso le armi catturate in Libano «non volendo costruire il mio esercito sulle sventure dell'Olp che riconosco e appoggio», e ha rifiutato la visita. L'ultimo caso è il viaggio di Sharon nell'Honduras, che non ha nemmeno una rappresentanza diplomatica in Israele. E' sintomatico il fatto che il ministro sia accompagnato dal capo di Stato Maggiore dell'Aviazione e da numerosi ufficiali, e si ricorda che Israele ha venduto all'Honduras tre aerei di trasporlo Arava, una squadriglia di reattori Super Mystère di fabbricazione francese e fucili mitragliatori israeliani Vii. Sebbene un portavoce del governo honduregno non abbia accennato a un possibile accordo di cooperazione militare, la visita di Sharon suscita preoccupazione nel vicino Nicaragua, e si prevede un aumento degli incidenti di frontiera tra i due Paesi. Denominatori comuni di questi Stati è avere regimi autoritari di destra, versare in difficili condizioni finanziarie e aver bisogno di aiuti che altri Slati sono diffidenti a dare e che difficilmente Israele può elargire in forma economica; semmai trovano concrete manifestazioni nel campo della cooperazione agricola e dell'addestramento dell'esercito e in quello delle forniture d'armi, che con buon cinismo Gerusalemme ha dato anche all'Argentina, al Cile e persino all'Iran. C'è qualche cosa di più? Hanno fondamento le voci di un'intesa con gli Usa nel campo dei servizi di informazione, intesa che il viaggio di Reagan è parso confermare? Più probabilmente, si tratta della ricerca di amici per aprire una breccia nel muro dell'ostilità che esiste nell'Africa Nera come nell'America Latina, in quelle «repubbliche delle banane» che Begin ha tanto calunniato. Ma si può dubitare che le vie seguite e le persone inviate siano le più idonee. Giorgio Romano
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