Traditore al servizio di S.M.

Traditore al servizio di S.M.Periodo nero per i leggendari servizi segreti inglesi, dovunque si smascherano agenti del nemico Traditore al servizio di S.M. Un mese fa processato un traduttore in cifra, spia russa da 14 anni (scoperto dalla moglie) - La scorsa settimana, un docente universitario esperto Nato, reclutato a suo tempo da Andropov - Poi una segretaria d'ambasciata in Israele che passò informazioni all'amico egiziano - E un soldato modello che stava con l'Argentina in guerra - La Gran Bretagna inquieta si domanda: perché? Il più famoso dei tre era lo III più famoso dei tre era lo stimato docente di economia adorato da colleghi e studenti, vezzeggiato dall'establishment, tutto un coro di elogi; nelle università facevano a gara per avere il piacere e l'onore di una sua conferenza. • Uno dei migliori: dicevano di lui con convinta ammirazione. Poi, la giovane e graziosa funzionarla del Foreign Office Inviata d'improvviso all'estero con il compito di svolgere una delicata missione diplomatica «perché era una delle poche persone al di sopra di ogni sospetto». Infine il soldato-modello, nessun richiamo disciplinare, stato di servizio da far schiattare d'invidia l'intero reggimento e sempre pronto a scattare sull'attenti; nella sua cartella personale gli ufficiali superiori avevano scritto soddisfatti: •Ottimo esempio da additare ai commilitoni». Nemmeno si conoscevano, forse non si sarebbero mal incontrati, le classi sociali in cui vivevano viaggiavano su orbite parallele, pochi o nessuno i possibili punti di contatto. Ma in comune avevano la passione segreta, inconfessabile, divorante dello spionaggio. Sembravano tre personaggi di John Le Carré, tre ombre evanescenti di un thriller destinate ad agitarsi nel limbo dell'irrealtà. Sono finiti invece sul banco degli imputati dei tribunali di Sua Maestà britannica, mentre l'Inghilterra, ora che 11 ha visti in carne ed ossa, si interroga sgomenta sui motivi di questa fioritura di traditori tanto abili da essere riusciti a passare inosservati per anni. Possibile, si domandano adesso fra le righe 1 principali quotidiani della capitale, che l'Intelligence Service, cosi perfetto, «Mister M», cosi abile nelle fantasiose pagine di Ian Fleming, siano stati beffati per l'ennesima volta? Non sarebbero insomma serviti a nulla 1 clamorosi errori del passato quando «le serpi allevate in seno — scrive il Times — vennero scoperte quasi per caso?». E si chidee in tono al tarmato il settimanale The Economist: «Che cosa rende oggi la Gran Bretagna tanto matura per le spie?». Ed ancora, da Oltreatlantico, a rincarare la dose, giunge la sarcastica vignetta pubblicata dal Chicago Tribune: due agenti segreti, bombetta in testa, vedono passare un signore còni la stella rossa sul bavero delrimpermeabilé ed esclamano1 contenti: «Meno male, porta} la decoratone del Premio Lenin, certamente sarà uno dei nostri». Tre anni fa scoppiò la rivelazione-bomba, e parve che il fondo fosse stato raggiunto. Sir Anthony Blunt, Tlte Keeper of the Queens's Pictures, il curatore artistico di Buckin-' gham Palace, bene addentro l'entourage della regina Elisabetta, era un informatore dei sovietici ai quali, si seppe più tardi, non spiattellò soltanto quali fossero 1 sistemi d'allarme impiantati a Palazzo Reale per difendere i tesori della Corona. Comunque, pareva 11 classico caso isolato; i giornali ricamarono sull'immagine dell'uomo colto, raffinato, abbastanza snob ma anche cinico, al punto di ammettere la delusione verso il riflusso conservatore («La borghesia puzea già di morte», dirà nel corso dell'interrogatorio) ed abbracciare al suo posto l'ideologia comunista sotto la spinta inconscia, e neppure tanto, della vendetta di casta. Sempre allora venne proclamato con solenne impegno dai re¬ sponsabili, al ministero degli Esteri, alla Difesa, al prestigioso Home Office, che «l'allarme era suonato al momento opportuno», d'ora in poi l'MI-6 e l'MI-5 avrebbero effettuato del controlli accuratissimi, oltre 70 mila «servitori dello Stato» passati impietosamente al setaccio, con licenziamento In tronco per chi non fosse risultato «pulito» al cento percento. Da alcuni giorni, contro ogni aspettativa, la conferma: i servizi segreti di Londra sono un colabrodo. La scorsa settimana si è iniziato il processo contro il professor Hugh Hambleton, esperto della Nato. Alle accuse Iniziali, di aver cioè passato documenti riservati dell'Alleanza Atlantica all'Urss, aveva sostenuto la tesi del doppio gioco a favore del Canada e della Francia; quindi è crollato dinanzi alla mole delle contestazioni prodotte dagli inquirenti. Fra l'altro, sarebbe stato appurato che a reclutarlo nelle file del Kgb fu un personaggio a quel tempi molto più oscuro di oggi, Jurlj Andropov, il successore di Breznev alla guida del Cremlino e allora capo del Kgb. Contemporaneamente, in un'altra aula della Criminal Court londinese, Rhona Jane Ritchie, prima segretaria all'ambasciata inglese a Tel Aviv, ha ammesso (fra le lacrime) di aver consegnato (fra un abbraccio e l'altro) impor¬ tanti dossiers segreti al suo amante, un diplomatico egiziano. E per l'ultimo 11 militare (non se ne conosce il nome) che sembra essere l'anello terminale di una consistente catena di spie che, secondo il Daily Telegraph, operava durante 11 conflitto delle Falkland fornendo preziose informazioni a Buenos Aires tramite i canali compiacenti di Mosca. Per non parlare del proces- so, svoltosi un mese fa, e che già allora aveva suscitato notevole scalpore, contro Geoffrey Prime, traduttore al quartier generale di Cheltenham, sede dei collegamenti in cifra con gli Stati Uniti, spia russa da oltre 14 anni e scoperto soltanto perché la moglie si era insospettita per le troppe scappatelle. •Almeno a Geoffrey piacevano le donne», ha commentato X'Economist in un ovvio riferimento ai legami omosessuali delle due superspie degli Anni Cinquanta, Donald MacLean e Guy Burgess. Era l'epoca della guerra fredda, VU-2 di Gary Powers esisteva soltanto nella mente di qualche disegnatore avveniristico. MacLean faceva parte dell'élite uscita a pieni voti da Cambridge, pareva non dovessero esservi ostacoli ad una carriera folgorante: prima capo del desk americano al Foreign Office, poi, durante la guerra, addetto all'ambasciata britannica a Washington. Fuggi in Russia nel lontano 1951 assieme al suo «amichetto» Guy Burgess, pure ex diplomatico, morto nel 1963. Vive oltre cortina da 31 anni, domenica dall'Urss è rimbalzata la notizia che sarebbe ridotto ormai in fin di vita da un cancro (ma fonti della famiglia hanno smentito). A spingerlo sulla via della defezione sarebbe stato il terzo lato del triangolo, Kim Philby, giornalista dell'Observer in Medio Oriente, copertura che gli consenti di «osservare» appunto a nome dei servizi segreti sovietici i quali, una volta accoltolo nell'esilio dorato di Mosca, lo hanno premiato con il grado di generale del Kgb. Storie del passato, si diceva; ma si scopre che Londra, più di Vienna o di Ginevra, resta un covo di spie ben annidate nell'esecutivo. 'Una cosa è certa — ammette l'£conomist —, i nostri servisi segreti ci vengono invidiati ail'estero, sanno fare il loro dovere, saranno bravissimi a guardare in casa altrui; però continuano ad ignorare quan¬ to si nasconde dietro le porte dei loro uffici». Perciò carenze, lassismi ed incurie da cancellare subito «per non precipitare ulteriormente nel ridicolo». Rimane inevasa la doman- Rimane Inevasa la doman da di fondo: perché questo proliferare di spie •made in England»? Che l'Inghilterra, casa di vetro ed assieme simbolo della privacy, permissiva e allo stesso tempo vittoriana, sia diventata il terreno ideale di crescita per gli scontenti del sistema? « Un brutto guaio — ha titolato il Guardian — E' in gioco la nostra libertà, ma a essere repressivi corriamo il rischio di diventare uno Stato di poliziotti nel quale ognuno potrebbe spiare il suo prossimo». Piero de Garzarolli