Ora lo sappiamo: con noi tutti si battono alla morte di Giampaolo Ormezzano

Ora lo sappiamo: con noi tutti si battono alla morte Il successo spagnolo è uri péso che si fa sentire Ora lo sappiamo: con noi tutti si battono alla morte 3m. nostro inviato speciale FIRENZE — Alla fine di Italia-Romania zero a zero, molto zero a sero. è venuta fuori, alla «re nudo-, una verità importante che dovrèbbe servire per un bel po' a capire, giudicare e a scusare, si a scusare, la nazionale italiana di calcio campione del mondo. La verità è questa, facile — pensiamo, speriamo—adesso da leggere, da condividere, e infatti a. Firenze la gente, intelligente o comunque pensante per ragioni anche storiche, mica ha fischiato: contro di noi ogni squadra, gioca la partita del suo blasone, della sua-vita, e la gioca, specialmente fuori casa, quando può atrocemente difendersi molto senza woognarsi troppo, arosso modo, è il gioco die noi italiani i>olevamo fare, o eravamo invitati,a fare, quando eravamo pov>eri: ma il nazionalmascchismo aiwa allora travestito questo gioco da opportunismo, da arlecchijiismo, e di esso ci vergognavamo un po', ed era anche giusto, o almeno comprensibile, cosi. Ma i romeni, calcisticamente molto più poveri, a priori, degli italiani, non debbono vergognarsi pròprio di nulla. Accade alla nostra nazionale tanto, troppo «mundial» quello che accade alla Juventus, tanto troppo «inlernational»: però contro la Juventus le squadre giocano il match della vita in casa loro, contro l'Italia lo giocano (Svizzera, Cecoslovacchia, ieri Romania) in Italia, perché il cosiddetto orgoglio nazionale le spingerà in casa ad attaccare (e di ciò dovremo approfittare). E comunque fuori casa hanno la testiinonianza eccitante e gratificante della televisione. E' una lezione chiara, elementare. Non C'è altro da fare che accettarla, meditarla. I rimedi sono automàtici: «Sono convinto che a Praga, a Bucarest potremo vincere ih contropiede, perché loro attaccheranno, non saranno obbligati a pareggiare». Così ci ha detto ieri Marini, ed è secondo noi la verità. Ha capito questa verità anche il pubblico fiorentino, rattenuto nei fischi, nelle disapprovazioni. Questa nazionale azzurra è pericolosa da attaccare, poi magari si rivolta e, dopo un po'di partite pessime, ti vince l'Europeo come ti vinse il Mundial. Anche la stampa ha fatto questo ragionamento, e.Bearzot mica è stato sbranato nel posimatch. Sembrava di essere a Vigo, però già sapendo di Barcellona e Madrid. L'hanno capito un po' tutti, alla fine. L'inizio del match era stato sul gaglioffo e sul quasi blasfemo, con quel «vaffan» alla Juventus coralizzato dal pubblico durante il minuto di silenzio per Giovanni Ferrari, con l'arbitro francese Konrath che esibiva i cartellini gialli come carte dello scopone, il segno di croce troppo vistoso sciorinato da alcuni, a scomodare Dio per una partita di calcio, con tutte le cose che Dio ha da fare. Poi la partita si è inessa didatticamente sul chiaro, sull'esplicito. Una squadra, la Romania, che giocava alla morte per fare risultato contro la grand'Italia mundial. Semplicissimo. Nellintervallo qualcuno aveva giù capilo tutto, infatti nel bar sotto la tribuna d'onore Andreotti, uomo politico italiano, diceva, dribblando: «Non sono un tecnico, amo la Roma, mi piace Conti, mi aspettavo di più dalla nazionale, però bene tutti,.. E Nasiase, tennista romeno: «Beh, si gioca come si può, Gentile fa falli come i miei romeni, comunque l'arbitro è 11 apposta». Alla fine, tutti dicevano tutto. Rivera: «Cosa si può rimproverare agli azzurri, il rigore non avuto?». Valcareggi, ex citi: «Sono partite cosi, contro di noi ognuno ormai dà tutto, forse era bene • aggredire subito, ma forse non c'era proprio niente da fare. Per carità, che non si Imbastisca una critica. SI, magari faceva comodo un Bettega, magari ha giocato gente non perfettamente a posto, ma sono dettagli». Anche Franchi, presidente Uefa, cosi: «Ai romeni ho detto che il risultato è giusto, ed è vero, nel senso che contro di noi ormai si gioca cosi». Bisogna che ci abituiamo, sarà più facile vincere a Bucarest e a Praga e a Stoccolma, magari — sempre nel girone europeo — pareggeremo a Cipro, e sarà una finezza. Bearzot si è arrabbiato come una bestia per una domanda su Tardelli, sembrava che Bearzot non avesse mai fatto il citi, tanto era naif nell'ira. E tutto questo dopo una partita talora comica, con i romeni Iorgulescu e Camataru più ridicoli di Marty Feldman ormai buonanima, e con l'arbitro teso ad aiutarci però fuori dall'area, rigore niente, e i suoi segnalinee impegnati soprattutto nel controllare i tacchetti. Giampaolo Ormezzano