Cuomo, un sogno da presidente di Ennio Caretto

Cuomo, un sogno da presidente Intervista con il governatore italo-americano dello Stato di New York Cuomo, un sogno da presidente Nel 1960 la consapevolezza culturale degli irlandesi portò alla Casa Bianca John Kennedy, in futuro potrebbe toccare a un italiano • Ma la rinuncia di Ted gli aprirà forse la strada alla vicepresidenza già nel 1984 - «Quando dissero a mia madre; si ricordi che il bidone della spazzatura in giardino va coperto» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Tra i leaders del partito democratico proiettati sulla scena nazionale dal ..no» di Kennedy alla candidatura ulla Casa Bianca, vi è il primo governatore italo-americano dello Stato di New York, Mario Cuomo. Dalla scorsa settimana, questo ex avvocato cinquanten•ne. nato in una retrobottega della metropoli da immigrati salernitani, e che sino a 8 anni non sapeva parlare bene l'inglese, figura nella rosa dei pretendenti alla vice presidenza nell'84. Walter Mondale, la «spalla» di Carter nello sfortunato quadriennio '76-'80, lo vorrebbe al proprio fianco contro Reagan e contro Bush. Quale trampolino di lancio verso la Casa Bianca, lo Stato di New York vanta precedenti illustri: tra tutti, quello del più grande dei suoi governatori, Franklyn Delano Roosevelt. Cosi provocato, tuttavia, Mario Cuomo ride: «Il paragone — dice — è per lo meno prematuro». Come lo fu d'altra parte nel marzo scorso la profezia della sua morte politica, quando il potente sindaco di New York, Ed Koch, ebreo, decise di contendergli il governatorato. Signor Cuomo, si considera tra i candidati alla vicepresidenza nell'84? Pensa che Reagan possa essere battuto? Sono stato appena eletto governatore: 11 minimo che devo fare è portare a termine il mio mandato di quattro an ni. Non credo che Reagan verrà sconfitto nell'84. Sa parlare alla gente, perderà solo se gli capiteranno terribi li sfortune, com'è successo a Carter. Sa, la politica americana va a cicli. Prima i conservatori, poi i democratici e viceversa, ed è logico, perché la nostra società, alimenta aspettative sempre crescenti, nessun partito riesce a soddisfarle tutte, e cosi si cambia. Il padre di Arthur Schlesinger, anch'egli storico, sosteneva che ciascuno di questi cicli dura 19-20 anni. Secondo ime quello conservatore finirà, abbastanza presto. Per YW, Reagan e i repubblicani — paff ! —scompariranno. Lei fa come Kennedy: nell'84 la Casa Bianca no, nell'88 forse, anzi certamente. Si ricorda di Papa Giovanni? Chi va piano va sano e va lontano diceva. (Scoppia in una risata). E' vero che mia madre ribatteva: «Chi i>a piano non arriva mai». Ma la politica moderna non perdona l'impreparazione. (Un'altra risata), Devo praticare gli insegnamenti della Chiesa: mi sembra che sia importante per me incominciare ad agire nel partito a livello nazionale. Appena Kennedy ha opposto il suo gran rifiuto, gli altri candidati alla vice presidenza mi hanno telefonato: li ho invitati tutti a una serie di dibattiti a New York per un confronto di idee. E' con le idee che si risponde alla reagunomics. Bisognerà anche che incominci a viaggiare all'estero. Conosco bene solo l'Italia, che è l'altra mia patria. Ci va spesso? Che opinione si è formato della politica e dei politici italiani? Vorrei andarci ogni sei mesi, ma non ci riesco mai. L'ultima volta ci sono stato nell'80 per il terremoto nel Meridione: ho fondato Yllalian Disaster Earthquake Assistance, o Idea, che è poi diventato l'organo ufficiale dell'assistenza Usa. diretto da un democratico, Paolucci, e da un repubblicano, l'ex ambasciatore Volpe. La politica italiana... è inutile cercare di capirla, con tutti i suoi mutamenti di governo, fatti però sempre con gli stessi uomini. Mi ricorda un po' il traffico automobilistico romano: è un caos, ma la gente sorride e se la cava bene. E' comunque una politica molto leale verso gli Stati Uniti: l'Italia è uno dei perni della Nato e della Cee. Quanto ai politici... un po' ermetici, ma tutti in gamba, Fanfanl, Spadolini, Forlani. E' una cosa diversa che da noi. A me piace Colombo, è un meridionale' come me. Quando torna "a fare il presidente del Consiglio?, gli ho chiesto l'ultima volta. Come mai nella politica Usa — e nei posti di potere in genere — gli italo-americani sono cosi rari? Mi consenta una correzione: sono stati cosi rari. Si è trattato di un momento storico. Le cose adesso stanno cambiando. In una nazione giovane come gli Stati Uniti era inevitabile: chi tardi arriva male alloggia. La nostra emigrazione era una delle ultime, persino gli irlandesi, i Kennedy, sono arrivati un paio di generazioni prima di noi. Le strade che si sono aperte a me e ai miei fratelli, che da piccoli non avevamo nemmeno la casa, erano chiuse a mio padre e a mia madre: loro non hanno mai fatto l'Università, e hanno conosciuto l'agiatezza solo molto tardi. La base per ìa scalata alla politica, all'industria e alla finanza, noi italo-americani ce la stiamo creando adesso, e ne godranno i nostri figli. Quan do i miei genitori riuscirono finalmente a comprarsi una villetta, tre vicine andarono da mia madre: lei è italiana le dissero, si ricordi che qui il bidone delle spazzature in giardino va coperto. Lo dissero a mia madre che era una regina di ordine e di pulizia! Per lei fu una ferita mai rimarginala. (Ride ancora). Tanto sono morte, commenta mia madre quando ne parla. La sua elezione a governatore e dovuta a questo recupero dell'italianità negli Slati Uniti? Vi ha contribuito l'Italia? Sarebbe molto romantico se fosse dovuta solo ad essa. In realtà è dovuta soprattutto al sindaco Koch. E' stata la mia battaglia con lui a darmi popolarità, finanziamenti, e a consentirmi di sconfiggere più tardi il reganauta Lehrnian che — si badi bene — ha speso nella campagna elettorale 15 milioni di dollari, 21 miliardi di lire. Gli italo-americani non sono stati determinanti: ormai appartengono alla classe media, sono un po' conservatori. Per le altre etnie inoltre noi rappresentiamo ancora un'incognita: la nostra immagine — falsa — è a volte quella del mafioso, di Fonzie alla televisione, o nel caso migliore di guappo. Purtroppo qui l'Italia non aiuta molto, gli italiani paiono risentirsi dell'immagine di cafoni propagata da certi immigrali. Io vorrei creare una comunanza culturale: ho lo slogan pronto: .Due terre, una famiglia». Che cosa si aspetta da questa comunanza? Con essa, gli Stali Uniti forse eleggerebbero presidente un italo-americano come nel 60 ne elessero uno irlandese, Kennedy. (E' ironico). Qua! è il suo programma politico? Risente della sua esperienza di figlio di immigrati? La riflette sì: si riassume in due parole, lavoro e giustizia. Il perché è evidente: in una società come questa, che talora discute e discrimina gli ultimi arrivati, ma che poi ne premia 1 ineriti, l'impiego e l'ordine pubblico sono i problemi di fondo. Io condanno I Reagan per il modo con cui si è proposto di risolverli. Il Presidente pensa che gli americani dorrebbero spostarsi nella cosiddetta cintura del Sole, dal Texas all'Arizona, abbandonando le metropoli del Nord, e sospetto che non gli spiacerebbe un ritorno generalizzato alla pena capitale nella lotta contro la delinquenza. Io credo esattamente nel contrario: le infrastrutture urbane e industriali vanno rivitalizzate, e il sistema giudiziario riformato. E' inutile mostrare al giovani il cadavere dell'attore Belushi perché non si droghino come lui, o minacciare un criminale di morte, se poi il sistema non è in grado di coglierli in fallo. Ennio Caretto New York. Mario Cuomo con la moglie Matilda nel giorno dell'elezione a primo governatore italo-americano dello Stalo di New York. Mondale lo vorrebbe ni suo fiauco come candidalo democratico alla vicepresidenza contro Reagan e Bush