Il censimento del terrore di Arrigo Levi

Il censimento del terrore SI CONCLUDE L'INCHIESTA SU GUERRA E PACE NEGLI ANNI 80 Il censimento del terrore L'equilibrio nucleare rischia di essere distrutto - Armi di inaudita precisione e potenza potranno far crescere la tentazione di sferrare il primo colpo decisivo - E', per Kissinger, «il nuovo problema dominante» - La crescente pressione dell'opinione pubblica spinge i governi democratici sulla via del disarmo - Ma chi convincerà i capi sovietici? - La proposta Reagan Se si guarda alla storia delle armi nucleari dopo Hiroshima si potrebbe concludere che siamo ora giunti a un bivio decisivo. A seconda delle scelte che faranno nel prossimo futuro le superpotenze potremmo avviarci verso un graduale smantellamento della «macchina per la fine del mondo- cìie è stata costruita negli ultimi quattro decenni; ovvero potremmo imboccare la strada di una nuova corsa accelerata al riarmo nucleare con armi cosi nuove e sofisticate da di-' struggere anche quell'«equllibriodel terrore-, basato sulla reciproca vulnerabilità e reciproca deterrenza, che, bene o male, ci ha dato quattro decenni di pace. Possiamo cioè andare verso una diminuzione, ovvero verso un drammatico aumento del pericolo di una conflagrazione nucleare. Perché l'equilibrio rischia d'essere distrutto? Fondamentalmente, per un solo svi-, luppo tecnico, che è la «mlrvizzazlone-, cioè la capacità di collocare su un solo missile un numero elevato (fino a 10, per gli 8S-18 sovietici e per i futuri MX americani) di «Multiple Independent Reentry Vehicles», ossia di testate nucleari indipendenti in grado di colpire bersagli diversi con estrema precisione: tanto da poter centrare perfino un missile avversario nella sua rampa di lancio. Contro queste testate multiple superpreclse non serve più nemmeno «corazzare» le rampe. Questo è «il nuovo problema dominante», come l'ha chiamato Henry Kissinger, nel campo della strategia; ed è il fattore che da solo sta dìstruggendo l'equilibrio del terrore fondato sull'impossibilità di ciascuna delle due parti di distruggere con un primo colpo a sorpresa (un •colpo folgorante e tempestivo», come diceva già il maresciallo Malinovski al XXII Congrego del pcus nel 1961), i missili avversari. Finché c'era una sola testata nucleare per missile bastava, per assicurare un equilibrio stabile, che le due parti si accordassero per avere un numero eguale di missili. Nessuno avrebbe avuto interesse a sacrificare i propri missili per distruggere quelli avversari, tanto piii che ci sarebbe stato un certo numero di bersagli mancati. Un «primo colpo folgorante- avrebbe perciò significato solo la distruzione di tutti i propri missili, men-, tre l'avversario ne avrebbe conservato alcuni. Questa situazione è drasticamente cambiata in seguito alla mirvlzzazlone. I sovietici sono stati i primi ad acquistare una teorica capacità di primo colpo grazie ai loro missili 88-19 (6 testate) e 88-18 (10 testate); contro le tre testate del missile americano più moderno, il Minuteman III. Ma anche gli americani finirebbero per acquistare questa capacità di primo colpo grafie alla somma dei nuovi missili MX (mille testate per 100 missili), e del nuovi missili sottomarini Trldent anch'essi estremamente precisi. Ma il giorno (e non è un giorno molto lontano), in cui sia i russi che gli americani avranno una capacità di primo colpo, sia pure teorica, l'equilibrio del terrò-' re diverrà estremamente instabile, perché ciascuna delle due superpotenze (e cito ancora Kissinger) sarà esposta alla «costante tentazione di colpire per prima» in caso di crisi. In una nuova crisi di Cuba l'equilibrio del terrore probabilmente non funzionerebbe più; e sarebbe la guerra. Come uscire da questa drammatica situazione? La risposta che il movimento poclfista e antinucleare dà a questo quesito è relativamente semplice: attuare anzitutto un «congelamento nucleare- ai livelli attuali; e poi iniziare misure di disarmo unilaterale, sperando che l'avversarlo, spinto da una universale rivolta delle masse, faccia altrettanto. In realtà il nuclear freeze è già una misura di disarmo unilaterale per la parte che si trova in svantaggio; ed è purtroppo oggi il caso dell'Occidente. Non installare i Pershlng-2 in Germania e i Crulse a Comtso significa cioè fare già un gesto di disarmo unilaterale, congelando la superiorità acquisita dall'Unione Sovietica con la costruzione degli SS-20 mentre l'Occidente indugiava. Non stupisce quindi che le proposte di congelamento occidentali suscitino tanti entusiasmi a Mosca. Ma queste proposte non potranno mai essere accolte da governi responsabili; sono soltanto atti di provocazione politica, come tali forse utili, forse anche molto pericolosi. I governi occidentali si trovano infatti tra l'incudine del pacifismo istintivo (altamente lodevole) delle masse in democrazia, e il martello del riarmo sovietico. I governi si trovano anche presi tra i due corni di un altro dilemma. Per conservare il consenso delle masse, indispensabile se si vogliono realizzare quei programmi militari die sono destinati a mantenere un equilibrio sempre in evoluzione, essi si rendono conto che debbono proporre piani di disarmo; questo lo ha capito anche Reagan che, non a caso, ha trasformato i «Saltin «Start- e proposto l'«opzlone zero- per gli euromissili. Ma come negoziare progetti dt disarmo, credibilmente, da una posizione d'inferiorità attuale o emergente? E come portare avanti. Insieme, piani di riarmo e negoziati di disarmo? Queste difficoltà politiche st aggiùngono a quelle tecniche, o meglio al problema tecnico fondamentale, che è questo: come eliminare la minaccia all'equilibrio nucleare rappresentata dalla mitizzazione del grandi missili intercontinentali, mantenendo l'invulnerabilità dei propri missili? In sostanza, le proposte elaborate da Reagan nel suo primo blennio hanno rappresentato un tentativo di rispondere insieme a tutte queste esigenze. L'«opzione zero- per gli euromissili e II piano di diminuzione del numero dei missili strategici Intercontinentali sono stati una risposta alla domanda popolare di disarmo. Con questa risposto Reagan voleva anche assicurarsi il consenso politico necessario per varare, contemporaneamente, quelle misure di riarmo e '■ di riequilibrio che gli apparivano indispensabili (l'aumento generale della spesa militare, la costruzione degli euromissili e degli MX). Questa piattaforma complessa ha avuto successi parziali; ha rallentato l'ascesa del movimento anttmtsslllsttco in Europa, ha favorito l'Intesa tra l'Europa e gli Stati Uniti e ha facilitato II si del Congresso americano al plani di riarmo. Col passare del tempo, però, le resistenze e le critiche all'Insieme del plani negoziali e di riarmo dell'am- mlnistrazione Reagan sono andate aumentando. Vi sono state crescenti proteste di massa e un irrigidimento dell'opposizione democratica. Vi sono state anche critiche tecniche importanti, anche se meno note, che riguardano soprattutto la proposta con la quale l'America st è presentata al grande negoziato strategico di Ginevra. Essa prevede la distruzione di circa un terzo delle oltre settemila testate atomiche «strategiche- per parte oggi esistenti; queste verrebbero portate a circa 5000 per parte, delle quali non più della metà (2500) installate su missili balistici intercontinentali; mentre il numero di questi' missili sarebbe a sua volta ridotto a 850 per parte. Oggi gli americani hanno 1052 di questi missili con un totale di 2152 testate; i sovietici ne hanno 1398, per circa 5800 testate. Questo piano, però, non soltanto chiede riduzioni diseguali. In quanto i sovietici dovrebbero smantellare buona parte del loro missiH terrestri, mentre gli americani smantellerebbero soprattutto t loro missili sottomarini. Esso non eliminerebbe (ed è la critica di molti esperti americani) la tentazione del primo colpo e la capacità di primo colpo di ciascuna delle due parti. Alla fine, Infatti, l'Unione Sovietica si troverebbe con circa 2500 testate «terrestri- accurate, puntate contro 400-600 missili terrestri americani; mentre gli Stati Uniti rimarrebbero con oltre 4000 testate accurate (2500 terrestri e circa 1700 testate del nuovi missili sottomarini Trldent), contro circa 500 missili terrestri sovietici. Insomma, Reagan va si nella giusta direzione, verso la riduzione e contro la mirvlzzazlone, ma non va abbastanza avanti. CI sono altre soluzioni? Il congelamento proposto dal democratici servirebbe a poco. Sono,_stqte avanzate proposte più audaci. Una, molto attraente (dell'esperto americano Jan M. Lodai), è che si lavori subito per un accordo di parità strategica fondato sull'uguaglianza nel numero delle testate, con un meccanismo di conto molto slmile alla seconda fase del plano Reagan. Tante testate all'Urss, tante agli Usa. L'effetto automatico sarebbe di obbligare le due parti a rinunciare alla mirvlzzazione, costruendo invece tanti missili quante sarebbero le testate consentite, in modo da riacquistare l'invulnerabilità. Sono realistiche le speranze che si arrivi ad accordi che consolidino gli equilibri strategici e preparino insieme il disarmo? Ovviamente, dipenderà dalle superpotenze; e a noi sembra che l'America stia per lo meno andando nella giusta direzione, con una consapevolezza crescente dell'obiettivo che si deve raggiungere. Che cosa dobbiamo aspettarci da parte sovietica? Finora, le proposte negoziali di Mosca non farebbero altro che sancire e «congelare- la superiorità attuale sovietica. Questo non significa però che non vi siano valide ragioni che potrebbero indurre Andropov ad essere disponibile ad accordi dt rìequtltbrio e di autentico disarmo. I sovietici sanno bene che anche ti più stabile «equilibrio del terrore-, o l margini dt superiorità acquistati dagli uni o dagli altri, possono essere di- \ strutti nel giro di pochi anni da nuovi progressi tecnologici. Infine, Il costo di unw nuova corsa al riarmo puòapparire loro economicamen-, te Intollerabile. I capi sovietici non sono però sottoposti, come t leaders delle democrazie, alla martellante pressione di un'opinione pubblica che, magari sbagliando (come quando propone misure dt dtsar.-iic unilaterale), continua però a spingere cuù f?*za crescente per il disarmo. Il consenso di queste masse sponta-, neamente pacifiste è indispensabile al governi democratici, e per conservarlo essi debbono impegnarsi a fondo in una nuova strategia del disarmo, come elemento necessario di una politica della sicurezza. Finora poteva sembrare sufficiente difendere equilibri militari stabili, anche se questo voleva dire riarmare, riarmare, riarmare. Oggi è chiaro che, anche per dlfen,dere gli equilibri e la sicurezza, bisogna lavorare per il disarmo; lavorare cioè perché la pace del terrore sia gradualmente sostituita da una pace del disarmo. Raggiungere questo obiettivo sarà molto difficile, ed anche rischioso, perché potranno emergere fasi di squilibrio. Ma non battersi a fondo per raggiungere questo obiettivo vorrebbe dire rassegnarsi alla prospettiva disperata della fine del mondo. Arrigo Levi : Kissinger visto da Levine (Copyright N.Y. Revlew of Bookii. Opera Mundi e per l'Italia «La 8tampa*)

Persone citate: Andropov, Henry Kissinger, Kissinger, Levine, Reagan, Start