Meno orario meno salario?

Meno orario meno salario? Meno orario meno salario? «Prima assemblea nazionale dei delegali e dei lavoratori in cassa integrazione». Questo il tema della riunione sindacale di Torino. Forse sarà opportuno ricordare anche la data «2 dicembre» perché non è escluso che segni una svolta nella politica rivendicativa. Due le cose principali che sono emerse. La prima, quasi ovvia, è che il sindacato mette sul tavolo del governo il problema dei cassintegrati che ha raggiunto dimensioni di enorme rilievo, pari a 600-700 mila persone. La seconda, quasi del tutto nuova, è che affiora la tendenza a rivedere le «piattaforme contrattuali» (che riguardano 10 milioni di lavoratori, comprese le maggiori categorie dell'industria, dai metalmeccanici ai chimici, dai tessili agli edili). Si sta valutando se è percorribile l'ipotesi di mettere in secondo piano le richieste di carati re economico per privilegiare le riduzioni di orario, al fine di creare occasioni di lavoro per cassintegrati e disoccupati. Anche se il collegamento tra riduzioni di orario e crescita dei posti di lavoro non è meccanico, ed è contestato dagli imprenditori, è pur vero che lo slogan «più salario, meno orario» è accantonato. I lavoratori americani che rinunciano a quote di salario per aiutare le aziende in difficoltà restano «còse dell'altro mondo». Però sarebbe sbagliato ignorare i segnali che stanno venendo dai chimici «meno orario con meno salario» e le riflessioni che sul tema si stanno facendo tra i metalmeccanici e le altre categorie. Se questa, dopo i riscontri delle prossime settimane, dovesse rivelarsi la «strada nuova», dovrebbe anche essere chiaro che il sindacato «non intendefare regali». Con la fine di dicembre scadono molti accordi di cassa integrazione aziendale in grandi aziende mentre la crisi perdura, per cui i rientri ipotizzati nel 1983 si allontanano. Dal 1° febbraio, a meno di un accordo sul costo del lavoro, non ci sarà più la «contingenza pesante». Le «piattaforme contrattuali» sono ferme da un anno. Finora il sindacato non è riuscito a creare un collegamento saldo tra lavoratori occupati, cassintegrati, disoccupati e giovani in cerca di occupazione. Anzi, i segni di divaricazione si moltiplicano. Nel timore che queste divisioni portino «alla sconfìtta di tutto il movimento sindacale su tutti ifronti», si ritenta una operazione di coagulo. Per fare che cosa? Per «sostener con la forza», come ha. detto Tremili, le rivendicazioni verso il governo e verso le aziende. No alla cassa integrazione a termine (dovrebbe cessare totalmente dopo 36 mesi). Riforma del mercato del lavoro. Norme efficaci per la mobilità esterna. «Sfondamento del muro» della cassa a zero ore; cioè qualche giorno in più al mese di Cassa per tutti invece di anni di integrazione soltanto per una parte dei lavoratori. Sergio Devecchi

Persone citate: Sergio Devecchi

Luoghi citati: Torino