L'ondata rosa domina Parigi di Bernardo Valli

L'ondata rosa domina Parigi MITTERRAND E LA REPUBBLICA DEI TECNOCRATI IMPEGNATI L'ondata rosa domina Parigi La svolta a sinistra ha sconvolto l'effimero Gotha dell'aristocrazia democratica • Ma è difficile accorgersi del cambiamento - Ai tempi di De Gaulle, Pompidou, Giscard. i socialisti criticavano l'Ena e altre fabbriche di «mandarini borghesi» - Oggi sono loro a scegliere la classe dirigente tra gli allievi delle scuole privilegiate - E la loro riforma, auspicata dal presidente, cambierà poco DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — La recente,, nuova- edizione del Who's who In France, in carta da messale, pesa un po' più di quella precedente. Benché a ogni nome venga dedicato all'inctrea un decimo di grammo, l'arrivo al potere dei socialisti ha richiesto qualche pagina supplementare. I decessi, i pensionamenti, i declini politici e finaneiari, insomma le «partenze» da quel dizionario biografico della gente che conta, per quanto frequenti in tempi di crisi, sono siate meno numerose degli «arrivi». Questi ultimi sono stati massicci. La svolta a sinistra ha sconvolto quell'effimero Gotha dell'aristocrazia democratica. Il cambio della guardia politico è avvenuto dopo quasi un quarto di secolo di dominio ininterrotto della destra. Ed è stato il piti ampio dalia fine della seconda guerra mondiale. E' stata un'ondata: l'ondata rosa. Forse perché il rosa è una. mezza Unta, è difficile accorgersi del cambiamento scorrendo i dati biografici del nuovi arrivati nel Who's who. / titoli accademici, le lauree sono le stesse: quelle delle «grandi scuole», fabbri¬ che tradizionali della nobiltà politica e amministrativa, prevalgono come ai tempi di De Gaulle, di Pompidou e di Giscard. Si era parlato di un ritorno alla «Repubblica dei professori», alla Francia degli insegnanti, quella dei governi di sinistra nella Terza Repubblica: Anni Venti e Trenta, quando ministri e capi gabinetto erano spesso «borsisti», gente che aveva compiuto gli studi soprattutto all'Ecole Normale Supérieure, fornace di umanisti, esperii nelle idee ma non nelle cifre, vincendo appunto borse di studio. Personaggi dt estrazione piccolo borghese o addiritturapopolare. E è vero che tra i parlamentari socialisti, i quali costituiscono la' maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale, i professori e i maestri adesso non mancano. ■ Ma nelle stanze del potere, quelle vere, dove si decide sul serio, sopravvive la «Repubblica del tecnocrati». Tecnocrati figli di tecnocrati, grands commls figli di grandscommls; come se le cariche nella prestigiosa amministrazione statale fossero ereditarie. Non si può dunque parlare di una calata dei bar¬ bari nelle pagine del Who's who. Uno studio sociologico sul nuovo potere socialista (li'éllte rose, Edltlons Ramsap) informa che esso è dominato da persone di orìgine^ medio e alto borghese (figli di' alti funzionari o alti ufficiali dell'esercito, di industriali, diliberi professionisti, di grossi commercianti). Questo vale per il cinquanta per cento della nuova classe dirigente negli uffici ministeriali. La maggioranza proviene dall'Ecole Libre de Sciences Polltiques, quasi un terzo dall'Ecole Nationale d'Administration. Due grandi scuole create per preparare devoti ed-esperti servitori dello Stato. «Sctences-po» è nata dalia disfatta del 1871 e l'Ena da quella del 1940, quando la borghesia in entrambi i casi, sia pur con stili e in condizioni diverse, dopo un esame di coscienza per stabilire le proprie responsabilità nelle recenti sconfitte, ha deciso di rinvigorire la pubblica amministrazione offrendo i suoi «figli migliori». I diplomati dell'Enei, gli t enarchi, spesso hanno frequentato prima «Sciences-po» o il politecnico: e i* primi della promozione finiscono nei «grandi corpi» dello Stato: al Consiglio di Stato, alla Corte dei Conti, all'ispezione delle Finanze, al ministero degli Esteri. I migliori entrano nel giro, all'ombra dei potenti, nelle amministrazioni ài controllo, liberi dall'obbligo di affrontare la realtà se non sul plano delle grandi astrazioni e del grandi disegni. Alcuni, non pochi, alimentano la classe politica. Il gollismo, senza un partito strutturato alle spalle, ha scelto i suoi quadri in quel vivaio di primi della classe. Nell'Ancien Regime, nei ranghi di tutti i partiti moderati, facevano spicco gli enarchi: \Giscard, Chirac, Poniatowskl erano i piti noti. Ma il' nuovo regime ne può esibire altrettanti. Se il Capo dello Stato, Mitterrand, e il suo primo ministro, Mauroy, hanno seguito altri itinerari, il primo è avvocato e il secondo professore negli istituti tecnico-professionali, il regime è popolato di enarchi: Claude Cheysson, il ministro degli Esteri, Michel Jobert, il ministro del Commercio estero, Michel ■Rocard, il ministro del Piano, ' Jean-Pierre Chevenement, il ministro dell'Industria e della Ricerca. L'elite tradizionale della Quinta Repubblica, un'elite tecnocratico-borghese, è ben presente nel regime socialista. Mitterrand si è affiancato di enarchi, non ancora quarantenni: Jacques Attali, il suo consigliere speciale, e Jean-Louis Bianco, segretario generale alla presidenza, il quale non è però di estrazione borghese, ma figlio di un emigrato italiano. E si trovano altri enarchi in tutti gli angoli del ministeri, o alla testa delle grandi industrie nasionallszate. La presenza neZi'establishment mitterrandlano di autodidatti o di semplici diplomati, di un cerio numero di insegnanti (10 per cento) e Ai liberi profesidonisti (nello stato maggióre dell'Eliseo c'è un dentista'incaricato degli affari africàni), e ovviamente ài uomini del partito (Il per cento), non è tale da turbare la continuità del potere dei .tecnocrati nella Quinta Repubblica. Il tecnocrate della svolta a sinistra si distingue tuttavia dai predecessori, gollisti e giscardiani, i quali si pretendevano «neutrali». Un'asetticità formale, ben in-' teso, poiché il potere è sempre politico, chiunque lo eserciti, e il funzionario è sempre espressione di una volontà che lo condiziona e lo trascende. Con lo pseudonimo Jacques Mandrin, l'attuale ministro dell'Industria e della Ricerca, Jean-Pierre Chevenement, lui scritto in gioventù, un saggio sugli enarchi, definendoli «eunuchi» o «mezzani» del potere. I tecnocrati socialisti si presentano invece a viso scoperto, non nascondono la loro «virilità-, le loro scelte ideologiche, non mimetizzano il loro impegno politico. Anzi, lo esibiscono. Sono dei tecnocrati militanti. Questa è la differenza e non è insignificante. Il conformismo man è scomparso con l'avvento della sinistra, ma si nota una spregiudicatezza insolita. Si accendono spesso dibattiti, un tempo inammissìbili. Sul come gestire le industrie nazionalizzate si è aperta una polemica, ad esempio, che mette a confronto i responsabili di alcune aziende di Stato e lo stesso ministro. Alain Mine, un enarca, coautore con Simon Nora di un celebre libro sull'informatica, oggi direttore finanziario della Saint-Gobain (da poco nazionalizzata), sostiene che il «capitalismo spontaneo» italiano potrebbe rivelarsi più resistente e promettente di quello tedesco, perché con l'agilità di una zattera naviga sul mare in tempesta della crisi. E definisce un grande errore la tesi di Jacques Attali, secondo la quale la società deve sfuggire le leggi del mercato e del denaro «che sporca, uccide, umilia». Ài grandi tecnocrati è permessa una libertà di linguaggio non consentita ai comuni mortali. E essi esprimono talvolta le varie correnti che percorrono il socialismo francese. Di recente, durante il settimanale Consiglio dei ministri, che si riunisce ogni mercoledì sotto la presidenza del Capo dello Stato, si è discusso per cinque minuti dell'inflazione e un'ora e mezzo dèlia riforma delle «grandi scuole», iti particolare ueu'Ena.Il dibattito è stato vivace. Per anni socialisti e comunisti hanno criticato quella' fabbrica di «mandarini borghesi» destinati a controllare lo Stato. E ora la sinistra li usa, quei mandarini, come i regimi precedenti, accettando un principio a lungo contrastante Un principio secondo cui la classe dirigente viene scelta sui banchi di quelle scuole privilegiate, o anche prima, senza consentire che la vita selezioni più tardi i migliori. In sostanza la sinistra accusava la destra di privare la società del contributo delle intelligenze senza titoli accademici» e di riservare il potere ai figli della borghesia. L'ottanta per cento degli allievi dell'Enaprovengono dai. ceti medio-alti e soltanto il 4 per cento dalla classe operaia. Una riforma, auspicata r. ■ n da Mitterrand, ci sarà, ma verrà attuata senza intralciare troppo quella «splendida macchina» che garantisce il ricambio della classe dirigente, sia a destra sia a sinistra. Persino il pcf, che forma i suoi quadri all'interno del partito, esibisce un suo enarca: il giovane Philip Herzog, incaricato dell'economia. Figlio della «Repubblica dei professori», Mitterrand ha capito l'importanza della «Repubblica del tecnocrati». Ma non ne abusa come è accaduto a Giscard. Non più «eunuchi» neutrali, ma impegnati, gli ex allievi delle grandi scuole sono strumenti preziosi per il funzionamento delle istituzioni gaulliane, che lasciano scarso spazio ai. partiti politici. Il trionfo dei socialisti, a* lungo cittadini insofferenti se non proprio ribelli della Quinta Repubblica, non ha mortificato ma esaltato quelle istituzioni, soprattutto i meccanismi costituzionali che fanno del sistema francese il più presidenziale dell'Occidente democratico. E subito, con una rapidità sorprendente, il nuovo, regime è diventato sempre più mitterrandlano e sempre meno socialista. A chi, nel giardino dell'Eliseo, alcuni mesi or sono, gli chiedeva se quel termine—«mitterrandismo» —gli suonasse sgradito, il rifondatore del partito socialista francese avrebbe risposto con un sorriso non imbarazzato ma compiaciuto. I tecnocrati sono indispensabili al mitterrandismo di sinistra, come lo erano al gollismo di destra. Bernardo Valli

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