Dimenticare le cartoline
Dimenticare le cartoline Dimenticare le cartoline (Segue da pagina I) delle Tole, ci si può infilare nella Corte Muazzo, dove le case si arrampicano verso 11 cielo con una prepotenza senz'altro inusitata per Venezia, Non per nulla avevamo avvertito all'inizio che questo deve essere in prevalenza un camminare con gli occhi alti. Si scopriranno dappertutto fregi e decorazioni, isj»»^*wtó(yvis8Ute a^re* tmmn.Ti«Fptf avventurosi, Incastonati-nelle facciate dèlie case: Di molti si sanno storia e motivazioni. Ai piedi del Ponte de l'Anzolo, attiguo a San Marco e al Patriarcato (diamo pure una dispensa- particolare, in questo caso, a chi si avvicinerà sventatamente alla troppo turistica piazza), sollevare gli occhi a un bassorilievo del Trecento, inscritto nel muro di Palazzo Soranzo. Raffigura un angelo, da cui prende appunto nome il ponte. La leggenda vuole che vi abitasse un avvocato alquanto ladro, che aveva uno scimmiotto come servitore. Jn realtà quel corpo di bestia ospitava il diavolo, pronto ad acciuffare, al momento buono, l'anima dannata dell'avvocato. Quest'ultimo però una volta ricevette a cena un generale dei cappuccini, che si accorse del nemico. Un segno di croce, e il diavolo scimmiesco schizzò via, addirittura forando la parete. L'avvocato, divenuto pio, a ricordo dello scampato pericolo, f e. ce tappare il muro con l'angelica figura visibile ancor oggi. In tema di archeologia religiosa, altri quattro o cinque passi, e dietro San Lorenzo, dove ci sono gli uffici della Questura, chiedete di Calle Zorzl. Nel sottoportico che immette in Corte Nova vi imbatterete in un vero e proprio gigantesco ex voto, praticamente ignorato da' tutti, e al quale si accede attraverso siparietti di legno intagliato che ricordano il carosello televisivo, con scritte mariane di¬ pinte in oro. Davanti a quattro quadri di devozione, anneriti dal fumo del lumini e sistemati a due a due sulle opposte pareti del sottoportico, vedrete passare qualche anziano che si segna devotamente. E' in sostanza, una piccola chiesa all'aperto. Sul pavimento spicca una pietra rossa, che la gente del luogo evita di calpestare. Porta iella, si dice. Questo ex-voto, concitarmi, co¬ lonne a tortigl «»rr?dK,»ublhniiè' atroci,"'Jè crésciuto nel tèmpo, cori devoti ricordi che vanno dalla peste cinquecentesca al bombardamenti aerei austriaci nel corso della grande guerra. Per il mangiare e il bere, bisogna infine affidarsi alle osterie. Ne restano di abbastanza genuine, nella zona del mercato del pesce a Rialto, mangiare e bere in piedi, al banco, ai «cichetu», bocconcini di pesce o magari di polenta con le aringhe. Sopra, bere un'ombra di vino «buona», aggettivo generoso, tuttavia quasi sempre ben compreso dall'oste. Si uccide la fame e si spende poco. E c'è ancora la possibilità di evitare digestioni troppo laboriose e ricominciare il viaggio. Ma forse nella premura di presentare una Venezia alla rovescia, abbiamo trascurato il pur legittimo desiderio di far qualche spesa. Due minuti di vaporetto dalle Zattere, e ci si ritrovai nell'isola della Giudeccà. Dietro la chiesa del Redentore c'è un rigattiere d'eccezione, con sale e saloni pieni di mobilio e arredo tra Otto e Novecento recuperati soprattutto da navi in disarmo, spesso di salgariana memoria. La scrivania di un capitano, un oblò, un'ancora? La Venezia marinara, in gran parte anch'essa inghiottita dal nostro secolo esoso, riappare qui, sbocconcellata, misteriosa ma ancora vera per chi vuole credervi, sia pure per il rapido tempo di una passeggiata. Carlo Della Corte
Persone citate: Carlo Della Corte, Corte Nova
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