Dimenticare le cartoline

Dimenticare le cartoline Dimenticare le cartoline MANDATE tutto al diavolo, fate finta di non sapere che cosa sono le gondole, di non avere mai visto cartoline di Venezia. Oppure, al contrario,' di saper già tutto su queste meravigliose ovvietà. Chi arriva a Venezia con la voglia di godersela privatamente, evitando di frantumarla come una pagnotta secca, una briciola a testa con altri squadroni di turisti, approfitti di qualche opportunità. Schivati, anche per i prezzi esosi, gli alberghi rinomatissimi, cerchi un rifugio tra le Zattere e la Salute, in pensioni come la «Calcina» (fu frequentata anche da Ruskin, che di Venezia se ne intendeva) o da «deci», tanto per far due nomi: Comunque. l'Idea di affidarsi ad altri percorsi potrebbe cominciare impostando la propria marcia su un criterio base. Cammina-re, sempre badando a non finire in un canale, con gli occhi al cielo, E questo non tanto per apprezzare i campanili, una miriade, che pure hanno tutti una loro storia e quasi tutti una loro nobiltà, quanto piuttosto i camini: esempi di un'edilizia minore che con le loro caratteristiche «sagome a dado, axampana, ^forchetta, a tridente formano una specie di curioso linguaggio aereo, che sfugge a tanti visitatori, Come può essere divertente anche andare a caccia di pozzi, nei campi, e in questo caso lo sguardo va tenuto a circa un metro da terra. I pozzi fanno parte di un arredo urbano, dopo avere avuto una loro funzione pratica fin verso il morire dell'Ottocento, che presenta spesso attrattive prelibate, per la foggia e la simbologia che caratterizza le' «vere». Purtroppo anche quello del pozzi è un patrimonio degradato. Soprattutto negli anni a cavallo del secolo, con 1 primi vagiti del cosiddetto antiquariato di massa, si verificarono furti, spesso su committenza. Segati e smontati da qualche diabolico Arsenio Lupin locale, trasportati via nave, si ritrovarono spesso nei giardini all'Inglese di qualche rispettabile lord. Ma quel che resta merita ancora di essere ammirato, con le vaschette scavate negli zoccoli, che gentljmente accoglievano l'acqua a cui si abbeveravano i protagonisti della fauna locale: gatti e piccioni. Naturalmente a tempi alterni. Altro sport piacevole per i solitari scopritori di una Venezia più vera, per 1 Livingstone della Laguna, potrebbe essere la ricerca del¬ le callette (qui dette «calesale») più strangolanti, dove se hai l'ombrello aperto lo devi spegnere, altrimenti non passi. Una di queste strettole incredibili è certamente la Casela dell'Occhio Grosso, dal soprannome, pare, di un rispettabile signore che vi ebbe qualche proprietà nel Seicento. SI trova a San Martino, a pochi passi dall'Arsenale, di cui l'avveduto viaggiatore, sboccato perlgliosamente dal budello, farà bene a seguire, per ammirarle, le mura rossicce e cieche, riflesse nell'acqua verdastra dei canali, come i vecchi castelli medievali nei fossati che li circondano. E i ponti? Abbiamo promesso di dimenticare i più divinizzati,, da quello di Rialto, ai Sospiri, al ponte dell'Accademia, Meritano altrettanta attenzione, storicamente, quelli sui quali si svolgevano i giocosi (ma talvolta diventavano feroci) combattimenti tra gente di sestieri diversi, i famosi Castellani e 1 non meno celebri Nicolotti. Ce ne sono un paio dove sono ancóra visibili, sulla sommità, in forma di piede, le «orme»: un innesto di pietra chiara sulla quale il coinbattente^come jjèU'angolo dei ring, si sistemava ail'inizio del combattimento con bastoni e canne che diventavano vere e proprie lance. I due ponti sui quali si possono rinvenire le tracce di quest'attività sportiva e manesca sono quello di San Barnaba, che non per niente si chiama Ponte del Pugni, e quello che, nel sestiere di Cannaregio, non lontano quindi dalla Strada Nova, congiunge Santa Fosca con San Marziale. Sempre nel nome della Venezia un po' più segreta, ci sarebbero i «grattacieli», naturalmente su scala proporzionata alle dimensioni degli altri edifici: abbastanza noti, ma non assaliti dalle masse turistiche, quelli del Ghetto, a cinque minuti' dalla stazione ferroviaria. Gli ebrei, durante il dominio della Serenissima, furono costretti ad abitare in un quartiere da cui non potevano debordare. E cosi, non potendo crescere orizzontalmente, le loro abitazioni si svilupparono verticalmente. Ma gli edifici più alti (otto piani, uno in più riSpetto a quelli descritti da Dino Buzzati in un suo minaccioso racconto) sono vicino al famoso Campo dei Santi Giovanni e Paolo, dominato dalla statua equestre del Colleoni. Qui, chiedendo prima della Barbarla Carlo Della Corte , Continua a pagina II in seconda colonna

Persone citate: Arsenio Lupin, Carlo Della Corte, Colleoni, Dino Buzzati, Livingstone, Meritano, Nicolotti, Ruskin, San Marziale

Luoghi citati: Ponte Del Pugni, Rialto, Venezia