L'ormone che regola il battito del cuore di Ezio Giacobini

L'ormone che regola il battito del cuore L'ormone che regola il battito del cuore QUANDO von Euler e Goldblatt nel 1933 isolarono dal liquido seminale umano e dalle ghiandole seminali della pecora un principio attivo, non immaginavano certamente di scoprire una sostanza implicata nel fun-. zionamento del sistema nervoso. L'effetto constatato dai due ricercatori era quello di stimolare la contrazione dell'intestino e della muscolatura uterina, ed infine di abbassare la pressione arteriosa. Si dimostrò in seguito che questo effetto era dovuto ad un gruppo di sostanze di natura lipidica a cui von Euler diede il nome di «prostaglandine». Infatti egli credeva allora che derivassero esclusivamente dalla ghiandola prostatica. Il lavoro che portò all'identificazione chimica ed alla purificazione delle prostaglandine fu guidato da Sune Bergstrom, un biochimico dell'Istituto Karolinska di Stoccolma nel periodo 1956-1963. Fu ancora un collaboratore di Bergtrom, Bengt Samuelsson, a continuare il suo lavoro negli Anni Settanta ed a scoprire come le prostaglandine vengano formate nell'organismo. Oltre alle prime due classi di prostaglandine, quelle chiamate PGE e quelle dette PGF, si scoprirono in seguito sostanze a loro correlate quali 1 tromboxani e più recentemente la prostaciclina. Le scoperte legate alle prostaglandine sono state premiate col Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia di quest'anno che viene appunto diviso tra Bergstrom, Samuelsson e l'inglese Vane. La capacità di produrre prostaglandine è ampiamente diffusa nel regno animale. La sostanza che le precorre è l'acido arachidonico che si trova in molti organi, cervello compreso. E' caratteristico delle prostaglandine il venir prodotte dall'acido arachidonico in seguito agli stimoli più svariati, da quelli ormonali a quelli nervosi. La produzione si scatena rapidamente nel caso di traumi alle strutture cellulari come in seguito ad ustioni, ferite, febbre, freddo, infiammazioni e sotto l'azione di veleni o tossine. Persino nel caso di uno shock da stress nervoso si può constatare una scarica di prostaglandine. In generale si può dire che ogni volta che venga provocato un danno cellulare, specialmente alla membrana, in qualsiasi tessuto, la risposta è sempre un'aumentata produzione di prostaglandine. E' interessante 1 osservare che la produzione, e quindi la secrezione delle prostaglandine, viene efficacemente inibita dall'acido acetilsalicilico, la comune aspirina. Questo effetto potrebbe spiegare la sua azione antinfiammatoria e antipiretica del medesimo. La produzione di prostaglandine di tipo PGE e PGF è stata chiaramente dimostrata in diverse zone del sistema nervoso centrale, quali la corteccia cerebrale, il cervelletto ed il midollo spinale. La loro sintesi dai lipidi che formano le membrane cellulari nervose in Italia è stata dettagliatamente studiata da Giuseppe Porcellati. Anche se ci troviamo di fronte a concentrazioni minime di prostaglandine, cioè qualche nanogrammo (IO"9 g) ogni grammo di tessuto nervoso, esse esercitano effetti molto distinti. Le prostaglandine e i trombo- xani che si formano continuamente durante la normale attività cerebrale o bruscamente in risposta a determinati stimoli si diffondono nel liquido cerebrospinale, dove possono essere misurate. Iniettate nel cervello In animali, le prostaglandine; provocano un marcato effetto sedativo che può portare fino allo stato stuporoso ed alla catatonia. E' stato dimostrato dal farmacologo italiano Rodolfo Paoletti e dal suoi collaboratori che le prostaglandine non solo esercitano una selettiva azione sedativa ma sono pure efficaci come antiepilettici e contro il tremore provocato da determinate sostanze. Possono dunque proteggere il cervello dall'azione delle scariche epilet ti-, che e dall'elettrochoc. Sul midollo spinale le prostaglandine svolgono un'azione complessa, sia sul centri che regolano 11 battito cardiaco sia su quelli che controllano l'attività respiratoria. La temperatura corporea viene regolata da centri localizzati nel cervello (ipotalamo) sotto l'in¬ fluenza di tre mediatori chimici cerebrali, la serotonina, la noradrenalina e l'acetUcollna. La produzione di prostaglandine nei centri ipotalami! cerebrali viene fortemente stimolata da sostanze plrogene di origine batterica e da endotosslne. Cosi si spiega l'azione antifebbrile esercitata da sostanze come l'indometazina e l'aspirina, che inibiscono1 enzimi collegati alla produzione delle prostaglandine. Un altro settore che viene coinvolto dall'azione delle prostaglandine è la regola-' zlone della sintesi e della secrezione di ormoni del lobo anteriore dell'Ipofisi. L'effetto più importante dal punto di vista clinico è però l'azione che le prostaglandine e 1 tromboxani esercitano sui vasi cerebrali agendo quali potenti costrittori. E' pensabile che 11 tromboxano A2, il più potente vasocostrittore cerebrale conosciuto attualmente, sia anche implicato nella produzione di quelle contrazioni vasall (vasospasmi) che fanno seguito a certe emorragie cerebrali. Una prolungata secrezione di prostaglandine e di tromboxano A2 nel caso di trombosi o emboli delle arterie cerebrali potrebbe cosi ulteriormente aggravare il danno provocato dalla già diminuita irrorazione sanguigna della sostanza cerebrale. Nel caso di attacchi ischemie! transitori cerebrali (1 cosiddetti TIA) già si fa uso in cllnica di aspirina. La parete Interna dei vasi cerebrali produce principalmente prostaciclina, identificata ora quale potente sostanza dllatatrlce, ed inibente dell'aggregazione delle piastrine. E' chiaro quindi come la formazione di questa prostaglandlna sia probabilmente importante allo scopo di mantenere un normale flusso di sangue nei piccoli vasi cerebrali. Ezio Giacobini 'Ptoitanolc Acid' MOT H Tw' POI, Formule di struttura dì prostaglandine

Persone citate: Bengt Samuelsson, Giuseppe Porcellati, Rodolfo Paoletti, Samuelsson

Luoghi citati: Italia, Stoccolma