Per i nostri scrittori la montagna non è incantata di Primo Levi

Per i nostri scrittori la montagna non è incantata Letteratura e alpinismo: un amore difficile Per i nostri scrittori la montagna non è incantata Primo Levi: «In montagna ho imparato ostinazione e pazienza» - Soldati: «Bisogna sapersela meritare, esserle fedele: e io non lo sono stato» - Rigoni Stern: «E' il mio habitat, io scrivo da montanaro» - Un convegno a Torino: scrittori o alpinisti? Per Massimo Mila, i grandi alpinisti sono bravi scrittori - Alessandro Gogna: «Dobbiamo guardare alla montagna con gli occhi di Melville per la balena bianca» SU le dentate scintilIp.nli vette la poesia tuona con estrema parsimonia. Il romanzo italiano, che nasce tra due catene non interrotte di monti, preferisce seguire all'lnglù il corso delle valli, cerca il paesaggio urbano e il mare. La letteratura alpinistica riempie le biblioteche specializzate, e arriva raramente al pubblico. Mentre duecentomila alpinisti attaccano ogni anno erode e guglie, e due milioni di sciatori si mettono in fila agli skilift, la montagna rimane fuori dal circuito ufficiale della cultura. Ma è proprio cosi? La nostra letteratura, riconoscono gli esperti, scopre la montagna in ritardo, rispetto ai modelli del Settecènto inglese e del Romanticismo francese. Eppure vantava, alle origini, due precedenti illustri: la montagna dantesca, fantastica per la concezione, preqisa nei tratti: la scalala di Petrarca Al Monte Ventoso, primo esempio di ascensione disinteressata, senza scopi pratici; Lungo tutto l'Ottocento, osserva un letterato clic alla montagna si dedica attivamente, Rinaldo Rinaldi, dell'Università di Oroningen, «ci sono solo accenni alla montagna, in testi die non si possono definire di letteratura alpina». 1 più interessanti sono i poeti, da Carducci a Camerali a; nella narrativa non c'è uno scrittore con forte passione montanara. .■il caso limite è Giacosa: le sue Novelle valdostane sono ambientate in montagna, ma le storie sono, falsamente alpine. Melodrammi borghesi, potrebbero avere come sfondo la soctólàtìttadAntt-r ■■;.■<>: ■ V Oggi la letteratura di montagna offre esempi più sicuri, e lo scrittore «con forte passione montanara» è meglio identificabile; ma rimane sempre un solco fra la cultura della montagna e la pagina scritta; fra l'alpinista e il romanziere. Se la roccia ha frullalo qualche lesto letterario, lo sci è del tutto assente, non sollecita l'immaginazione. Per discutere questi temi sono riuniti al Museo della montagna a Torino letterati e alpinisti, alla ricerca di un difficile punto d'incontro, fra gli autori dell'Otto e soprattutto del Novecento. 1 nomi corrono, si inscguono: BUzzati, naturalmente, che pensa alle sue Dolomiti anche quando descrive l'uomo che scala la parete del grattacielo; Jahier, con i suoi alpini; Luk.su, sull'altipiano; ma anche Scoteilàro, con i suoi sassi di Lucania, anche Mario Pratesi, sull'Amiata; fino alla piccozza di Tliovez, al- Cervino di De Amicis, ài Carso di Sialaixir.' Quanto conta, per uno scrittore, la montagna? Per alcuni è alle origini della scrittura, per altri della formazione. Abbiamo rivolto la domanda a Primo Levi. Le sue pagine sulla montagna sono poche, ma il racconto della sua ascensione allò «Sbarlla», nel 'Sistema periodico-, è appeso lassù, nel rifugio ai piedi di quel prisma di granito, che ...spaura» 11 rocciatore. 'Per me gli anni della montagna hanno coinciso con" gli anni della gioìAnezza^e quindi del pericolo e della sofferenza. Quella: esperienza mi è stata preziosa, petclié proprio in montagna to ho imparato alcune l'irtù fondamentali, la pazienza, l'ostinazione, la sopportazione; e altre cose die virtù non sono, ma ugualmente provvidenziali: l'allenamento alla fatica, alla fame, alla sete c al disagio. E infine: quando si è in cordata si contrae un vincolo permanente, die dura tutta la vita.. Mario "Soldati alla montagna ha dedicalo molte pagine, c confessa, con tristezza, di non poterci salire plU. g Quando vivevo a Ro- ■ dicevo andrò andrò andrò. Rimandavo di anno in anno, e quando ho avuto un po' di pace, non ne avevo più la forza-. Eppure anche il suo ultimo romanzo, «L'incendio», è ambientato fra i monti, a Bardonecchia. «Lo montagna è presente nel libro, con strazio. Quando ero giovane, arrivavo fino ai quattromila metri. Oggi.mi fa male perfino l'altitudine. La'montagna bisogna sapersela meritare, esserle fedele: e io non le sono stato fedele. E' un impegno morale-. Chi la montagna ha saputo meritarsela sempre è Mario Rigoni Stern; lui si, è rimasto fedele: - E' il mio habitat, non potrei lasciar¬ lo. C'è tanta gente che scrive di montagna, anche meglio di me: Ma io scrivo da montanaro, che non ha abbandonato il suo mondo-. Curiosamente, il suo primo libro era ambientato nella più grande pianura, la steppa russa. «La montagna era nel cuore, nell'immaginazione. Lei ricorda la frase di Giuanin: "Glie rivarem a baila?" Era, nel ricordo l'immagine del paese, con i boschi, il canto degli urogalli-: C'è un linguaggio, che la montagna detta? Da Ramuz a Buzzati e a Rigoni, lo scrittore di montagna asciuga la propria pagina, in una prosa fatta di movimenti essenziali, senza aggettivi, quasi per; pudore. E' il tema, che lo chiede? -E'la montagna, che mi dà l'es]}ressione. Se io dovessi solvere di fabbriche, di dtià, non sarei capace, mi mancherebbero le parole. Mentre se io racconto dei miei feccni, dei miei boschi, parlo delle cose che so. Bisogna capire l'anima di chi sulla montagna vive ed è sempre vissuto-. Ma non c'è solo la letteratura sulla montagna, ammonisce Massimo Mila che, da critico, non dimentica la sua esperienza di alpinista. C'è, non meno importante e, secondo lui, non letterariamente trascurabile, la letteratura della montagna, che ha dato buoni esempi, anche da noi. -/ grandi alpinisti sono dei bravi scrittori. Messner è anche un ottimo poeta, in lingua tedesca. Eccellente scrittore è Bonatli. E vi sono giovani come Gogna, come Motta, in cui penetra la cultura moderna-. Che cosa ne pensa Alessandro Gogna?* Da vent'anni fra 1 più famosi scalatori del mondo, oggi si può considerare scrittore in senso autonomo: che divide il suo tempo fra le pareli (sempre meno) e la scrivania (sempre più). E ha scoperto che fra le due attività c'è uno stacco per lui imprevisto. -Fino a pochi anni fa credevo che scrivere fosse registrare sulla carta le mie esperienze. Ma non è vero. Uno vive le esperienze in montagna. e.quando torna giù è tutto diivrso: la grande avventura passa attraverso un filtro. E questo filtro io adesso sto studiando-. Gogna è contrario alla letteratura di alpinismo sunèrtecnica, rivolta agli specialisti. «La montagna non è solo scalala. E l'importante non è l'impresa, mail modo in cui si riesce a trlmiieilerld-. Lui, da qualche anno «trasmette», i suoi libri hanno un buon pubblicò. Eppure soffre ancora lo stato di separazióne," che;, colpisce questo tipo di scrittore. «La nostra letteratura è confinala nei ghettt.nelle collane specializzate, che tengono lontani i lettori. Perché? Se un libro è bello dorrebbe essere aperto a tutti. L'avventura ha un suo spessore; e ci sono tante motivazioni che spingono uomini e donne all'avventura-. ? . AI di là dell'avventura, c'è'qualcuno che attribuisce alla montagna un valore altro:-di simbolo, metafora della vita. Riccardo Scrivano, dell'Università di Roma, legge a confronto la Divina Commedia e la Montagna incantala di Thomas Mann. Dietro il dilettoso monte c'è un sistema di segni che rimanda alla Bibbia (I) monte di Sion, il Golgotha): dietro il sanatorio di Davos c'è un mondò lutto letterario, falso. . dove la montagna è scelta come luogo alternativo. Singolarmente, a questi estremi, il letterato puro e l'alpinista si incontrano. Anche Gogna parla di rhitol chiede che la montagna sia finalmente vista «con gli occhi di Conrad per Usuo tifone, di Melville per-hi-sua balena bianca. Ffnó'a quando anche in JjflHttraon crffaranno" Thomas ftfWTrfe JiiWa montagna incdirtatà. ìalètleratura alpinistica e montana non sarà un 'arte-. Qualcuno non sarà d'accordo. C'è il mistero, che dalla montagna sprigiona, ma c'è la realtà, che alla montagna costringe. Anche le fantasie dolomitiche di Buzzati erano calate in un paesaggio rigoroso, a lui familiare. Per scrivere di montagna, avverte Rigoni Stern, bisogna esserle vicini. Lui rimane là, ad Asiago, nella casa affacciata verso il suo mondo: scrive con la finestra aperta, anche d'inverna «TVon mi interessa se il termometro scende sotto zero. Quando ini intirizzisco, i>ado a scaldarmi le mani al fuoco. Ma " devo vedere la neve, i boschifilcie'.o-. Giorgio Calcagno - . n o , o . a o ' Dino Buzzati, scrittore e alpinista vistò da Bevilacqua le esperienze in montagna. 4 _JBl

Luoghi citati: Asiago, Bardonecchia, Carso, Lucania, Sialaixir, Torino