Dall'isola di Mahler sale il canto della sirena Minton
Dall'isola di Mahler sale il canto della sirena Minton Classica Dall'isola di Mahler sale il canto della sirena Minton GHI ha avuto la fortuna, in questi ultimi anni, di sentire e vedere Yvonne Minton quale Octavian nel Cavaliere della rosa, o Mar fa in Kovanclna, Branganla in Tristano, Waltraude nel Crepuscolo, Sesto nella Clemenza di Tito, Contessa Geschwitz in Lulu, e, per caso, avesse voluto riferire con parole sull'immenso fascino esercitato da quella dea, si sarebbe trovato presto a corto di aggettivi e di perifrasi utili allo scopo; meglio sarebbe stato passare decisamente all'azione, stendere mantelli ai suoi piedi, staccare t cavalli della carrozza (o sbullonare la Jaguar), e scortarla in trionfo alla sUa abitazione secondò il costume dei tempi passati. Una festa più modesta, ma non meno devota, merita questo disco che testimonia l'arte della cantante con una evidenza rara nella lingua sempre un po'artefatta del microsolco. Merito anche di Pierre Boulez: la sua nota propensione alla radiografia sonora, alla graduazione millimetrata dei coloriti consente alia cantante australiana (ma la culla della sua carriera è stato il Covent Garden di Londra) l'espansione, totale delle sue possibilità di timbro e fraseggio, dalla nota tesa, solare, ella velatura del portamento appena accennato. Si senta sùbito il primo del cinque Lieder di Mahler, Lie'ost du um SchOnheit: su quest'ultima paro- la ('Bellezza-) la voce della Minton si spiana in un tiepido abbraccio: è la voce della sirena Undine che dal gorgo ti chiama giù, verso una patria ideale, improbabile quanto conturbante. Segue, contrariamente al programma con testo poetico allegato, «A mezzanotte»; non una volta il rintocco di quelle quattro sillabe f«Vm Mltternacht») ritorna uguale, ma sempre in una sfera immobile, di fatale atonia, da cui prende rilievo il commovente eroismo dell'episodio finale. Chiude la serie l'intima elegia di «Mi sono perduto agli occhi del mondo-, pendant vocale al celeberrimo Adagetto . della Quinta Sinfonia divulgato da Vi¬ sconti in Morte a Venezia. Dei Wesendonk Lieder (propriamente: .'- Cinque canti su poesie di-Mathi.de WesendonTO è probabile die il 1983, centenario della morte di Wagner, porterà parecchie esecuzioni e incisioni: questa della Minton e Boulee si pone fra i modelli difficilmente ignorabili. Sul tappeto è di nuovo la versatilità della cantante: il chiarore preraffaellita del primo brano (Ver Engel) la spinge sui registri acuti senza il minimo senso di sforzo (la Minton ha amministrato il suo patrimonio vocale con saggezza: non ha mai avuto fretta, a Bayreuth è arrivata a 36 anni); c'è poi il tono drammatico e concitato del se- . )j&>condo e quarto. brano; e quindi i due «studi» per il Tristano, Ini Trelbhaus (die diverrà il preludio dell'atto terzo) e T^ttume (seme per il duetto del secondo atto): la Minton se ne impregna con una.congenialità straordinaria, donando una voce d'angelo (nunzio di morie) a una musica che si'-consegna anima e corpo alla Bellezza pur sotto lincoìriherè della distruzione. Giorgio Pestelli Mahler, «Rtickert Lieder»; Wagner,-.«Wesendonk Lieder».. Mezzo soprano Yvonne . Minton, London Symphony Orchestra diretta da Pierre Boulez. CBS Master Works 71092-CB321. Sibu 1979) Yvonne Minton (a destra) con Gundula Janov.it* nel «Cavalière della rosa» (Salisburgo 1979) - ' )'j&>"
Luoghi citati: Londra, Salisburgo, Sesto, Venezia
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