Nella contesa tra il prete e il cavaliere chi ci rimette è la donna

Nella contesa tra il prete e il cavaliere chi ci rimette è la donna Matrimonio e società nel Medioevo visti da Duby Nella contesa tra il prete e il cavaliere chi ci rimette è la donna NEL 1095 papa Urbano II è in Alvernia. Ex priore di Cluny, si trova in una terra che conosce bene. Convoca qui i vescovi francesi e scomunica Filippo I, re di Francia. Le accuse sono: adulterio, bigamia,, incesto. A ventanni il re aveva sposato Berta d'Olanda che dopo nove terribili anni gli aveva dato un erede maschio, il futuro Luigi VI. Ma nel 1092, dopo 20 anni di matrimonio, Filippo .aveva ripudiato Berta e si era unito a Bertrada di Montfort, quantunque fosse sposata ancora con il conte d'Anglò. Di qui l'attacco violento di Ivo, vescovo di Chartres, al re e una clamorosa campagna di accuse conclusa dalla scomunica del pontefice. E' l'avvio di una storia complessa e affascinante che Georges Duby, uno degli storici più noti ed esperti della recente storiografia francese, pone al centro del suo ultimo lavoro. Ma ai protagonisti del titolo — La donna, il cavaliere, il prete — che Duby ha dato al suo libro, occorre aggiungerne un altro: lo storico di oggi che con una serie di ipotesi e deduzioni -raffinate e qualche volta spericolate (nel senso migliore del termine, si badi) ritrae, o meglio ricrea al nostri occhi, non solo i riti ma 1 sentimenti di uomini e donne dei quali le cronache ci tramandano, a prima vista, assai poco. Del quarto protagonista, tuttavia, è presto per parlare. In principio, Duby presenta il prete e 11 cavaliere. Tra i più importanti personaggi del clero di cui parla l'autore c'è Burcardo vescovo di Worms che nei primi anni dell'Xl secolo scrive un Decretum à\ regole cristiane che ha subito gran diffusione e viene seguito dal preti per decidere 1 casi controversi che si presentavano ogni giorno in molti campi, tra cui quello delicato del matri¬ monio. A questo istituto Burcardo dedica ventitré domande—più di un quarto del totale — che riguardano casi differenti di. colpevolezza del fedele, in ordine decrescente. «17 maggior colpevole — dice Duby riferendo le norme di Burcardo —è l'uomo sposato che ruba la moglie a un altro, mentre lo è di meno chi mantiene in casa sua una concubina; vengono poi quelli che si risposano dopo aver ripudiato la moglie e quindi coloro che si limitano a ripudiarla. Segue la semplice fornicazione, assai meno importante... Venialissimo, infine, perché molto frequente nelle case piene di cameriere, i giochi cui indulgono insieme adolescenti e zitelle.. Partendo da questi e da altri documenti, riconducibili a preti di diverso grado e posizione, l'autore è in grado di cogliere con precisione un fatto importante: la presenza sempre maggiore della Chiesa nella vita privata dei laici, a cominciare dai re e in generale dal cavalieri (il secondo personaggio, appunto, della stori*), a mano a mano che. cresceva il potere temporale della Cattedra di Pietro e la sua influenza, ài fine vittoriosa, per costringere i re e i signori feudali ad accettare una' morale matrimoniale assai più rigorosa. • Non più ratti per conquistare la.sposa né divorzi troppo facili né ripudi! soltanto per capriccio. Le cronache medioevali ci mostrano che il processo di adattamento alla nuova morale matrimoniale da parte del cavalieri fu lungo . e pieno di contraddizioni. E anche 1 nobili, e soprattutto i principi e i re, trovarono il modo per molto tempo ancora di eludere le '. regole e di continuare a far quello che volevano o quasi. E la donna? In questo duro confronto tra il potere laico e quello ecclesiastico, che conduce a una vittoria di misura della Chiesa costretta peraltro ad alcune concessioni agli Interessi dell'aristocrazia al potere, la donna non può che essere sconfitta. E' vero, infatti, che ratto e ripudio nel kin e XIV secolo non si usano più, ma la saI cralizzazlonedel matrimonio imposta dal clero consolida quel ruolo della donna come oggetto di scambio e di contrattazione tra famiglie e dinastie che si protrarrà per molti secoli a venire. Le fonti usate da Duby rivelano, attraverso l'accennò a casi più o meno clamorosi di quei secoli, come ad esemplo l'esigenza dei principi e del feudatari di avere un erede maschio legittimo spingesse molti di loro a sposare parenti più o meno lontane in maniera da poter facilmente divorziare, con la scusa dell'incesto, se queste non gli avessero datò figli maschi. E si potrebbero citare molti altri esempi di una strategia matrimoniale da parte dei nobili che utilizza la nuova morale proprio per meglio salvaguardare gli interessi della casata. La creatività dello storico, di fronte a documenti che alla prima lettura possono apparire a volte aridi o molto sospetti (sia perché sono ufficiali sia perché sono scritti In gran parte dal clero o da servitori del principe), sta nella capacità di unire e concatenare una serie di Indizi di differente valore e con essi ricostruire non solo 1 comportamenti ma la mentalità e 1 sentimenti del protagonisti della vita sociale. L'operazione è condotta da Duby con raffinata intelligenza ed è esposta in uno stile che ha poco o nulla dell'accademico e molto del narratore-saggista. Ma più di un lettore, a cominciare da chi scrive, è colto chiudendo il libro da una perplessità: quello che ci dicono cronache e decreti reali o ecclesiastici fino a che punto è chiaro e generalizzabile come appare dal racconto di Duby? In casi come questi, lo storico osserva o addirittura immagina Il passato? Nicola Tranfaglia Georges Duby: «Il cavaliere, la donna, ti prete», Laterza, 266 pagine, 20.000 lire.

Luoghi citati: Francia, Olanda