«Come vivevamo al Circolo polare sotto il terrore di Stalin»

«Come vivevamo al Circolo polare sotto il terrore di Stalin» Parla la compagna di Emilio Guarnaschelli «Come vivevamo al Circolo polare sotto il terrore di Stalin» PARIOI —, Nella Masutti. la compagna di Emilio Guarnaschelli, ci parla della sua vicenda con l'operaio comunista torinese, vittima del terrore staliniano negli Anni Trenta. Lui è morto da quarant'anni, in prigionia, lei vive ritirata a Tilly, un villaggio dell'Ile de France, a 60 chilometri da Parigi. La loro storia è la versione moderna e proletaria del tragico idillio dì Giulietta e Romeo, incarnata negli Anni Trenta: un gioitane ' .operaio italiano idealista, emigrato •a"M6wa~^X$ti' dannato per' iroizkysmò, un'adolescente figlia di ■ operai che lo seguiva in Siberia per amore. Dopo aver Condiviso con lui un anno di stenti, lei è sopravvissuta, ma non ha.mai dimenticato, né mai rinunciato a battersi per riabilitare la memoria dell'uomo amato e condannato ingiustamèn te. Con quasi messo secolo di rilardo è finalmente riuscita a far pubblicare — primo in Francia da Maspero, ora in Italia da Garzanti — il carteggio di Guarnaschelli, che ristabilisce la verità. La protagonista femminile di questa straordinaria vicenda — che è ormai un'anziana signora, sposata con tre figli — ci racconta: «Ho visto per la prima volta Emilio a Mosca nel 1934, il giorno in'cui compivo 1 quindici anni; lui ne aveva 23. Fu in occasione di uno spettacolo teatrale che egli aveva montato per il Club degli emigrati politici. Mio padre èra un'operaio comunista emigrato in Urss e lo appartenevo al movimento del "giovani pionieri". Emilio Invece era un "comunista di cuore", ma non fu mal Iscritto al pel. Lo avevano espulso dall'Italia per antifascismo, poi dal Belgio perché non aveva il permesso di soggiorno e era arrivato a Mosca un anno prima, pieno di entusiasmo: ma quando ci incontrammo era già in crisi, cominciava a perdere le sue illusioni». All'epoca del suo incontro con Nella però lo offen- devano soprattutto «'«opportunismo» e la « mas caizon aggine» dei dirigenti del pei rifugiati a Mosca. Òggi Nella Masutti mette in causa tre persone: Palmiro Togliatti, detto Ercole Ercoli dal suo nome di battaglia, suo cognato Paolo Robolti, «il robot staliniano», e Giovanni Germanetto, capo della sezione italiana del Mopr a Mosca. Secondo lei, sarebbero stati loro i veri responsabili dell'arresto, della deportazione e indirettamente della morte del suo compagno, accusatoa tortodi trotzkysmo, oltre che di «propaganda fascista», per il semplice fatto di aver ricevuto dall'Italia un pacco di Gazzetta del Popolo. Prima del suo arresto, avvenuto il primo gennaio 1935, Germanetto per il pei aveva rifiutato dì riconoscerne la qualifica di immigrato politico, mettendolo così nell'impossibilità di ottenere dalle autorità sovietiche l'attribuzione di un permesso di lavoro e di un alloggio. ■Il nostro amore è cominciato in strada — ricorda ' Nella —, impossibile ayere una stanza, un po' di intimità. Pur amandoci come pazzi, questo ci rendeva infelici». Perciò, quando Emilio viene condannato a tre anni di confino in Sibe¬ o , o i o i i i e i o a ¬ ria, Nella, senza la minima esitazione, decide di seguirlo a costo di rompere col proprio padre. «Finalmente potremo vivere insieme ! », è il grido del cuore di questa Giulietta. «O sopravviveremo o moriremo insieme! », le fa eco Romeo. Lui la precede, a Pinega, un villaggio di duemila anime dove d'inverno la temperatura scende a 50 sotto zero. Lei deve attendere il disgelo per prendere il battello. Frattanto vende le proprie cose die possiede per comprarsi il biglietto: «All'ultimo momento mi son venduta anche la giacca del tailleur». Arrft>erd dopo sette giorni di viaggio con un solo rublo in tasca. Lui non può neppure offrirle un piatto di minestra: per vivere, la Ghepeu gli passa cinque rubli al mese, l'equivalente di tre chili di pane nero. Hanno però una stanzetta, anche se infestata di cimici e di pulci. Decidono di sposarsi subito. E comincia la fame. «Qualche volta riuscivamo ad avere un piatto di miglio o d'avena bollita. Qualche volta, in cambio di un lavoretto di cucito, mi davano un uovo o un po' di latte». Per Natale Emilio le fa un meraviglioso regalo: ZOO grammi di pane bianco, e poi arriva- dall'ambasciata d'Italia un pacco con due scatole di formaggio Galbani. Ma certi giorni manca perfino il pane nero. Allora bevono acqua calda, stanno a letto per risparmiare le forze e sognano di un piatto di spaghetti allapommarola. •Come ha fatto a resistere?», chiediamo a Nella Masutti. «Con l'incoscienza di una ragazza innamorata», risponde. «Angelo e tigre, tale è la mia Nella, povera e infelice: nei suo! ■16 anni trovategTola è una 'ragione 'di' vivere,''prodigando i suol doni, senzàrf* flettere, senza un rimpianto, col sorriso sulle labbra», scrive Emilio alla famiglia. Ma un giorno la Ghepeu torna ad arrestarlo. Loro erano convinti che ti avrebbero espulsi entrambi dall'Urss, invece furono brutalmente separati. Lui venne inviato nel campo di Miakit-Uat. Tornata in Occidente, Nella doveva apprendere nell'estate 1942 da una laconica comunicazione ufficiale che Emilio Guarnaschelli era morto tre anni prima all'ospedale di Kazan. «Non volevo crederci, tanto che ho atteso ancora due anni a risposarmi», dice la vedova. Ha sofferto anche pei- l'incomprensione politica della famiglia Guarnaschelli, di cui aveva' sofferto tanto Emilio. I suoi lo avevano sempre considerato come un deviazionista che non voleva •sottomettersi» al partito. Sono trascorsi piti di 40 anni e si è dovuto attendere la •svolta» liberale del pei prima che Mario Guarnaschelli autorizzasse Nella a pubblicare le lettere del fratello, questo operaio autodidatta, morto per aver rivendicato troppo presto l'esigenza. di un «socialismo dal volto umano». «Posseggo altre lettere che Emilio mi ha scritto, molto belle, in cui esprime la sua concezione moderna della donna. Sono lettere intime, ma forse un giorno mi deciderò a pubblicarle», conclùde la sua compagna. Elena Guicciardi Nella Masutti e Emilio Guarnaschelli a Mosca nel '34,