Tante lumache tristi e affannate nei gironi infernali del traffico

Tante lumache tristi e affannate nei gironi infernali del traffico Ghe resta, dopo le «rivoluzioni», della città più scorrevole d'Italia Tante lumache tristi e affannate nei gironi infernali del traffico Tre percorsi tipici tra fumi acri, strombettii di clacson e piccoli incidenti a catena - Più di mezz'ora fra largo Orbassano e, ponte Isabella, piazza Rivoli e ponte Umberto I, Porta Suga e piazza Castello Tema: circolare a Torino. Svolgimenti possibili: 1) Largo Orbassano-Ponte Isabella, 45 minuti, a cavallo delle 8J0 del mattino. 2) Piaeea Rivoli-Ponte Umberto I, 38 minuti, sempre alla stessa ora. 3) Porta Susa-Piazza Castello, senta violare le regole del traffico, 36 minuti, sabato pomeriggio. Tre svolgimenti, tre - tragedie*. Altre, ancora, se ne potrebbero enumerare. Basterebbe armarsi di pazienza e di cronometro, saltare in auto e avventurarsi nel cuore immobile della città, fra gas di scarico, strombettii di clacson, imprecazioni varie e rumore di lamiere -bocciate*, ogni giorno, nelle ore di punta e no. Largo Orbassano-Ponte Isabella. In teoria facilissimo, si prende corso Rosselli, oppure corso De Nicola. Poi si attraversa corso Unione Sovietica, si fa il sovrappasso della ferrovia, si scende per corso. Dante -et voilà*, ecco il Ponte Isabella. ■ E proviamo: da Largo Orbassano (provenlendo da corso Rosselli lato Materferro o da corso Mediterraneo) è praticamente impossibile imboccare la seconda metà del corso Rosselli medesimo: occorrerebbe girare attorno alla piazza. Quindi si finisce quasi fatalmente in corso De Nicola. Ma già sul Largo Orbassano, prima annotazione: se si arriva da corso Rosselli (lato Materferro) è impossibile prendere verde il semaforo che attraversa corso IV Novembre. Appena si volta l'angolo, infatti, quello diventa rosso. Quindi attesa: poi arriva il verde e da corso IV Novembre passano almeno ancora dieci fra au to e camion che devono svoltare. Giusto per arrivare in corso De Nicole angolo corso Pascoli: puntuale, scatta il rosso. Attesa. E intanto si vedonot laggiù, i semafori verdi di corso Galileo Ferraris e corso Re Umberto. Scatta il verde. Passano un po' di macchine che arrivano agli altri due semafori giw.to quando il primo viene rosso. Attesa. L'altro è sempre verde. Scatta il nostro, e "anche l'altro: sul rosso, naturalmente. Ci vogliono venti minuti, fra code, soste', singhiozzi, per superare il passaggio obbligato dei semafori di corso Unione Sovietica. Ed eccoci in coda per salire sul cavalcavia. Il quale, detto per inciso, ha una trentina d'an.ii, più o meno l'età media dei suoi -colleghi*, pochi, che sovrappassano la ferrovia. In tempi recenti non se n'è costruito neanche uno. Salita: frizione, prima, folle. Frizione, prima, folle. L'odore di amianto bruciato, quello dei diesel, quello della benzina bruciata male, attaccano alla gola. Otto minuti per salire, altri nove per scendere dall'altra parte. Siamo finalmente in prima fila per attraversare via Nizza. E fermarci subito: la scuola di corso Dante sta accogliendo i pargoli. I quali, per il sessanta per cento, arrivano in auto. Genitori che frenano, portiera che si apre, bacio, bimbo scende. Nonno vigile ti guarda truce. Devi aspettare. Passi via Madama Cristina, passi corso Massimo d'Azeglio e guai al malcapitato pedone che tenta di attraversare: prima, seconda, terza. Il motore ruggisce. Sul ponte Isabella arrivi in quarta: è la prima volta che la metti da 45 minuti esatti. Piazza Rivoli-Ponte Umberto I: Praticamente tutto corso Vittorio. E' il festival del semaforo sballato. C'era una volta l'onda verde. Adesso se becchi due-verdi* di fila esulti come Novellino quando fa un gol atla Juve. Davanti alle Nuove, o meglio all'incrocio di corso Inghilterra, è roba da rodeo. E mai die ci sia un -civich* che uno. Troppo impegnati conte multe per divieto di sosta, rende di più e stanca di meno. La mischia, mentre è in corso la gara per arrivare in ufficio, è feroce. Quelli che arrivano da corso Inghilterra, esasperati da attese lunghissime, si lanciano sull'incrocio come arieti. Non c'è rosso che tenga. Li ferma solo il tram, dall'altra parte. Il centro strada è costellato di vetri di fari, fanalini, stop e -frecce». C'è anche qualche modanatura laterale.'Cimeli. Passati da lì si arriva abbastanza facilmente al monumento. Altro rodeo, con quelli die devono entrare nel controlliate che bloccano mezza piazza. Superato questo -nodo* si punta su Porta Nuova. Le strisce gialle, penultima trovata del ben noto as-"isore Rolando (l'ultima è il . leto di sosta per gli impiegati), riducono il corso Vittorio, una volta rapido e scorrevole, ad un infame budello dove gli automobilisti stanno in doppia fila a prezzo di strisciate sulle fiancate e di incubi ogni volta die la macchina intera trema, scossa dallo spostamento d'aria degli autobus Porta Nuova è l'inferno fatto traffico. Lo è scendendo iterso il Po, ma ancor più tornando indietro, a qualsiasi ora. La mattina, poi, non «ci si sta., proprio, è una questione fisica, legata all'incomprimibilità dei corpi. Bene o male (e soprattutto senza fegato in pezzi, visto che a noi, per stare in coda, il giornale ci paga pure) arriviamo al traguardo: il Ponte Re Umberto I, al di là del quale vediamo corso Moncalierl ridotto un fiume di macchine. Tempo trascorso, da piazza Rivoli, 38 minuti. Porta Susa-Piazza Castello. E' il capolavoro di Rolando, il fiore all'occhiello dell'assessore. Prima si andava dritti, via Cernala, via Pietro «teca. Oggi si va dritti lo stesso, tanto i vigili non ci sono e quei pochi stanno multando le soltte auto ferme. Ma noi.siamo • ligi", percorriamo la distanza rispettando rigorosamente- i cartelli. E quindi ci troviamo a svoltare in corso Vinzaplio, a reimmettercl in via Cernala, a svoltare in via Avogadro, attraversare corso Galileo Ferraris, riprendere via Cernala, svoltare in piazza Solferino, girare in via Santa Teresa, arrivare fino in piaeea San Carlo, svoltare in via Roma e, bava alla bocca, arrivare in piazza Castello. Ci impieghiamo 36 minuti. I tre svolgimenti sono finiti. Ognuno può trarne le conclusioni che crede. Ognuno, può, se vuole, proporne altri. La civica amministrazione è riuscita in un'impresa che-pareva Impossibile: Ita fatto della città più scorrevole d'Italia la più astrusa e difficile da -circolare». Da anni Rolando è bersaglio di anatemi roventi. E' sempre al suo posto. Evidentemente •■vuoisi cosi colà dove si puote» ed al torinese al volante (peraltro egli medesimo non 'scevro da colpe, dovrebbe farsi un esame di coscienza) non resta che posare il capo sul volante e piangere. Ne Ita tutto il tempo, mentre è tncoda. i Mauro Benedetti ni AVVJI CAM #*ABI A Ane IA. traffico convulso, reso ancor più difficolriMAAM 9JUV VAKLUjr VICE .Ti toso dalla pioggia. E a Torino affrontare in auto la città diventa sempre più un'impresa difficile e aleatoria. Il calvario, intanto, continua

Persone citate: Mauro Benedetti, Novellino, Suga, Umberto I

Luoghi citati: Italia, Torino