Duri attacchi alla censura

Duri attacchi alla censura Da cultura e produzione Duri attacchi alla censura Un istituito iliibertario e anche inutile II convegno nazionale dei Cinema d'essai aveva recente' mente chiesto nella nozione conclusiva l'abolizione della censura sui film. Poteva sembrare un atteggiamento «con-; tato (Haparte di un'associazione ' culturale nei ■ confronti d'un pwccanismo in ogni modo repressivo. Ma' ancora, al Festtvaldi Salerno e sul quindicinale Cinema d'oggi anche i giornalisti cinematografici e l'unione, produttori hanno detto chiaro e netto che. si tratta dì unistituzionègiuridicamente controversa, la quale si rivela per di,più Mi bertàfia einutile. Perché la censura in sé è] controversa? Essa in Italia ha origini lontane, conobbe rigide direttive nel '14 e nel "27, fu sempre un'emanazione del por tere. Ciò vale in fondo per ogni Paese e si pensi alla patria delle libertà, l'America, dove Chariot. soldato viene censurato perché il protagonista.decora se stesso con un bottone strappato alla divisa del Kaiser (il gesto..avrebbe potuto causare attriti con la Germania e l'Austria, vjnte e convinte di pacifismo). St pensi all'Unione Soviètica di oggi che non consente alla simpatica edenotine tabaccaia di Amarcord d'esercitare la sua gbtàsensiialltàVitèfcónfronti del clìéifteih*<aaT6tìnÌalla zuava. olVaX-trwo r> Tuttavia quando'^con 4lnrt« torno alla normalità demoni cratica, la Costituente-neH'4^! si soffermò sulla libertà d'opt* nione, mise- in primo piano l'art. 21 della Costituzione^ «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Sembrava un «no» irrevocabile invece nelle affermazioni successive si legge ancora che la stampa non è sottoposta a censura- vera e propria mentre per pubblicazioni a.stampa, spettacoli e manifestazioni la legge può in ogni-modo stabilire provvediinenti atti a prevenire e reprimere le violazioni al buoit'costume. . >' '.La Costituzione cioè non efige. censure^ Jaseia libertà sulle /orme di prevenzione del reato — basterebbe il sequestro del primo spettàcoto.pùbblico — e le limita alle offese al buon costume. Perciò la censura non è un obbligo come si sostenne da molti negli Anni Cinquanta e non si estende a ideologie, religioni, morali. Al contrario la legge n. 379 del '47 riproduceva essenzialmente i dettati fascisti eliminandone soltanto gli aspetti più buffi: prima nelle commissioni dette di revisione comparivano anche le madri di famiglia, quasi che un fatto fisiologico concedesse alle signore una particolare m«tyn-;| tà e sensibilità in fatto dì' spettacolo.. Però la censura, del '47 bocciava ehi attentasse al buon costume come purea}, decoro nazionale, al prestigio] dèlie istituzioni, ai buoni rapporti internazionali. Sulla base di queste .direttive due fondamentàll.opere pa: ci/iste — All'Ovest niente:*}! nuovo di Milestone, fin dai tempi delle camicie nere, e Non uccidere di Autttni-Larà per quanto presentato alla Mostra di Ven.ezia da Domeni¬ co Meccoli — tardarono a trovare un'uscita. Chissà, forse si pensava che offendessero i governi che.tra l'altro dichiarano le guerre o si volevano evitare grane (ma con eW» con la Germania di Hitler non meno che con la Germania di Adenauer?). Rimanendo sèmpre in un ambito strettameTite legislativo, sarda sua volta discutibile la legge n. 161 del 1962 che abolisce la censura teatrale e mantiene la censura cinematografica, finalmente limitata ai casi di offesa al buon costume. Si lascia cioè capire che a teatro, non nonno in molti mentre il cinema, allora nel pieno fulgore con 700-800 milioni di spettatori l'anno, interessa Ut maggior parte degli italiani. Giuridicamente l'argomento è insignificante perché, come disse il sen. Giuseppe Branca al Convegno di Ferrara dell'80 su «Strategia e pratiche della censura», se essa «fosse necessaria per la salute morale del popolo, dovrebbe esserci per tutti, compresi "i pochi" che frequentano 11 teatro». La censura é dunque un istituto che dal punto di vista del dirittonon si giustifica appieno, per di più. si rivela soprattutto illibertaria e inutile. E; illibertaria percìié una commissione amministrativa risentirà sempre dell'indirizzo di governo e in ogni modo preàederà'l'intervento di chi solo deve fare l'accertamento penale, il giudice ordinario. Di conseguenza* produrrà un altro fastidioso fenomeno, l'autocensura, che parte da considerazioni prudenti e affonda in esiti ridicoli. La controversa famiglia di Rocco e i suoi fratelli era stata chiamata da Luchino Visconti con un cognome di tipo meridionale che ne indicasse l'origine? purtroppo era quello il nome di- un magistrato, pronto a trovare nel particolare un'insinuazione oltraggiosa per la sua onorabilità: allora la produzione cancellò amano su ogni copiati cognome di Rocco dalla targhetta dt. cosa sua per cui chi veniva a trovare Alain Delon o Renato Salvatóri suonava a un indirizzo illeggibile. E' anche inutile la censura, La proliferazione dei locali a luce rossa non è stata certo fermata dalla legge n. 161. Le proiezioni scandalose nelle tv private non si sono del resto attenuate per l'intervento dei revisori di Stato. La stessa magistratura ordinaria, travolta dall'evoluzione del concetto di buon costume, ha condannato Ultimo tango a Parigi di Bertolucci senza prendere misure contro L'af.fare s'ingrossa o Lussuria viziosa. . Uiijnèzzo per combattere l yuUctipi di censura in ogni epoca e in ogni regime è il rlvorsoal motto di spirito. Federico Fellini affida l'ottusa pedanteria del magistrato anti.r sesso alla maschera indi ■penticabile di Peppino De Filippo che ne Le tentazioni del dottor Antonio impazzisce sotto l'ossessione dell'opulenta Anita Ekberg che fa la reclame al latte. Piero Perona

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