Germania, le paure del futuro di Mario Ciriello

Germania, le paure del futuro Come in altre stagioni del passato le ansie politiche turbano gli spiriti della nazione Germania, le paure del futuro Ogni sua vicenda si trasforma in un fatto internazionale: le previste elezioni di marzo e .'«opzione Kohl» spingono su un binario morto i negoziati di Ginevra sui missili a media gittata • Il pessimismo incupisce e esaspera le lòtte di partito ma non cede allo «scetticismo all'italiana» - L'87 per cento dei tedeschi «non sarebbe felice senza la democrazia» - Le sere dell'«01ocausto» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Economia e geografia lamio della Germania quel.'che'è:' una colonna dell'Occidente e un ponte tra Est ed Ovest. Inevitabilmente, queste premesse trasformano ogni sua vicenda politica in un fatto internazionale,, una realta non sempre apprezzata al, di.là di queste frontiere, dove destano maggior interesse Francia e Inghilterra, protagoniste certo più vivaci e seducenti ma di minor peso. Un esempio? Le previste elezioni generali tedesche del 6 marzo. L'approssimarsi di questa votazióne sta spingendo verso un binario morto il negoziato, russo-americano a Ginevra sui missili a gittata intermedia: e, di conseguenza, acuisce l'incertezza, a Mosca collie a Washington, sui rappòrti post-Breznev tra le superpotenze." I fatti sono fin troppo semplici. A Ginevra, i russi non hanno ancora fatto alcuna vera concessione, né la faranno nei prossimi' tre-quattro mesi, perché dalla competizione .politica in Germania potrebbe emergere Un governo non disposto ad accogliere gli euromissili sul suolo nazionale. E' una possibilità piuttosto remota, tuttavia esiste:, T83 potrebbe offrire il potere a un partito soclaldemocrati' co più radicale che, pur di avere la maggioranza necessaria, accetterebbe un'intesa anti-missili con il movimento del «verdi». In altre parole, 11 Cremlino non avrebbe'bisogno di ammorbidire la sua posizione a Ginevra, in quanto il nuovo governo tedesco gii eviterebbe nuove e complesse scelte strategiche. Una vittoria del democristiano Helmut Kohl costringerebbe invece Mosca a negoziare con maggior impegno. Come Mitterrand e Margaret Thatcher, il. Bundeskanzler Kohl crede nell'amara necessita di stabilire un più convincente equilibrio militare in Europa, sembra pronto ad affrontare, senza cedere, e le pressioni di Mosca (Gromyko sarà a Bonn, a meta gennaio)! e le pressioni, furibonde, disperate, di tutti coloro che gridano «basta armi», soprattutto in Germania, dóve già, esistono, per chilometro quadrato, più testate nucleari che in ogni altra regione del globo, ali euromissili dovrebbero giungere alla fine dell'83: ecco perché Kohl vuole quella votazione in marzo. Non soltanto per profittare delle debolezze socialiste, ma per conquistare la fiducia dell'elettorato prima delle battaglie in Parlamento e, forse, nelle piazze. Povero elettorato! L'82 lo ha depresso e angosciato come non accadeva dai gelidi tempi della «Germania anno zero». Tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, svanirono le illusioni imperlali britanniche; negli Anni Settanta, cominciarono a sgretolarsi le illusio¬ ni americane della felicita garantita, del progresso illimitato. Con una differenza: che tanto gli inglesi quanto gli americani, e come essi i francesi, hanno una grande e robusta ancora psicologica, la loro storia, la lunga storia di uno Statò e di una nazione. Il passato tedesco è invece una saga di disastri: ombre cupe e avvilenti oscurano quasi tutte le stagioni, anche quelle che hanno visto l'ascesa di spiriti eccelsi, anche quella che in soli cento anni, tra 11 diciassettesimo e il diciottesimo secolo, produsse geni come Ba¬ ch, Haendel, Gluck, Beethoven, Goethe, Kant, Hegel. Lo storico americano David Conradt ricorda: «La Germania è un laboratorio senza pari per lo studiò delle trasformazioni politiche. Nell'ultimo secolo ha avuto due Repubbliche, un impero, una dittatura fascista, una dittatura comunista e un'occupazione militare straniere'. La famosa apprensiva tedesca ha dunque radici naturali e comprensìbili: e poiché 1 figli di questa società tendono a prèndere tutto sul serio, compresa la politica, non possono cercare ri¬ fugio e oblio nel pericoloso oppio dello scetticismo all'italiana. Le paure accese dal'brusco alt nella trentennale avanzata dell'economia cominciano ad attenuarsi: la gente è pronta ad accettare un periodo di austerità ed è ancora disposta a lavorare e a sacrificarsi più che negli al Paesi occidentali. Sono, le ansie politiche a turbare adesso gli spiriti. L'economia, dopotutto, è qualcosa di concreto, di tangibile; la politica, invece, è un mulinello di interessi e di aspirazioni, di nobili pensieri e di meschine faziosità. Le lotte che si combattono ora In Germania non sono certo più drammatiche di quelle che, di tanto in tanto, agitano ogni democrazia: ma il pessimismo tedesco le incupisce, le esaspera. Certo, la, controversa caduta di Schmidt ha fatto della socialdemocrazia un vascello senza una chiara meta; certo, 11 partito liberale, diviso e sfiduciato, rischia di non raccogliere 11 5 per cento del voti necessario per accedere al Bundestag; certo, 1 «verdi», in marcia dietro i vessilli della lotta all'atomo, sia esso militare o energetico, potrebbero impedire l'avvento al potere di una netta maggioranza. Tuttavia, l'angst sembra eccessiva. Si dipingono «scenari» da brivido, si arriva a parlare di una Germania ingovernabile. Rudolf Augstein, proprietario e direttore di Der Spiegel. intitola 11 suo ultimo editoriale:, Wie man einen Staat Kaputtmacht*, come rompere, rovinare uno Stato. Quell'ipocondria nazionale che finanzia una magnifica farmacia ad ogni angolo, che incoraggia i medici a presentarsi con Vistose placche metalliche alla porta, che affolla le pagine con gli annunci di Istituti (moderne Sanatorien unt Kurkliniken) ,per la cura di quasi ogni afflizione, tale ipocondria lambisce, talvolta investe, la politica. Annunci che sottolineano sempre le «malattie dei manager s», Managerkrankheiten, che sono o Nerven o Erschopfungzustande, ovvero esaurimento. Dietro questo nervosismo («ma cosa hanno i nostri connaelonalida lagnarsi tanto?*, si legge nelle lettere, sui giornali, degli emigrati tedeschi all'estero) si scoprono però convinzioni sane e confortati' ti. «Potrebbe essere /elice Senna la democrazia?», domanda un autorevole sondaggio ese- gultpdatAnCT^ sociali per la Welt am Sonntag. ben l'87 per cento degli intervistati ha risposto «no», un numero altissimo in qualsiasi Paese. Un 87 per cento che trova-accomunati ricchi e non ricchi, giovani e anziani, professionisti e operai. A soli 37 anni dalla morte di Hitler, le radici della democrazia proliferano rigogliose in un humus istituzionale e spirituale. Non è nostalgia quella che sprona i tedeschi a scrutare sempre più nel loro passato, prossimo e remoto: è desiderio, culturale e morale, di al zare tutti quel veli che fino a non molti anni fa si preferiva non disturbare. Il nuovo tede sco si sente democratico e, come tale, vuole la liberta di conoscere e di capire. Si sono avuti libri ed esposizioni sulla Prussia, sul fallimento delle rivoluzioni costituzionali del 1848. L'anno prossimo, una mostra eccezionale, a Berlino, rammenterà che sono passati cinquantanni dalla conquista nazista del potere e spiegherà come e perché Hitler si impadronì della Germania. Nelle ultime settimane, la tv ha trasmesso per la seconda volta Olocausto». Oltre dieci milioni di tedeschi, e sono 57, hanno pensato e sofferto per quattro sere di seguito dinanzi agli schermi. Mario Ciriello