I sontuosi fiori sbocciati dal pennello

I sontuosi fiori sbocciati dal pennello DA BERGAMO A MILANO UNA GRANDE MOSTRA TEMATICA D'ANTIQUARIATO I sontuosi fiori sbocciati dal pennello BERGAMO — In una lettera del principio del '600 è ricordata un'affermazione di Michelangelo da Caravaggio, essere di altrettanto difficile 'manifattura* fare «un quadro buono di fiori come di figure*. Oli studiosi del Caravaggio hanno più volte, e giustamente, citato questa frase come un geniale e sintetico «manifesto di poetica» del naturalismo europeo che nel Caravaggio affonda le sue radici, e che dal Caravaggio trae la sua indifferenza nei confronti di una gerarchia fra la «grande» pittura di storie e la «minore» pittura dei generi. L'ormai annuale appuntamento, fra settembre e ottobre, delia Galleria Lorenzelli di Bergamo con la natura morta europea, accompagna' to nelle ultime due edizioni, dedicate al *trompe-l'oeil* e al simbolismo della Vanito», da ricchi e approfonditi saggi introduttivi di Alberto Veca, è appunto imperniato quest'anno sulla «Composizione di fiori». Come nei due casi precedenti, anche quésta volta l'introduzione in catalogo del Veca, accompagnata da ben 300 illustrazioni, è un poderoso contributo specifico, spazian- te nei luoghi e nei tempi, addirittura dai fiori dipinti sui vasi cretesi, e dai prati «paradisiaci» dei mosaici paleocristiani alle tarsie e alle «grottesche» rinascimentali, fino ai centri nazionali della natura morta seicentesca; e spaziente dal simbolo e dall'emblema, neiVhortus conclusus gotico e nei vasi fioriti delle Annunciazioni e delle Madonne, fino al trionfo naturalistico e decorativo barocco, dall'Olanda a Roma e Napoli. Nella sua parte più valida e innovativa, il grosso saggio è in un certo senso un autonomo preludio alla mostra vera e propria. Nel suo Insieme di sontuosa rassegna-spettacolo seicentesca, dal nitido rigore della fase «arcaica» (fra cui eccelle un'Alzata di pere e ramo fiorito della milanese Fede Galizia) ai fasti e alle lussurie del Barocco internazionale, essa rientra per sua logica natura nei principi! e nelle leggi dell'alto e più raffinato antiquariato, ivi compresa una certa qual longanimità nell'indizione attributiva di opere comunque interessanti e formalmente qualificate: mi riferisco per esempio alle proposte per Vincenzo Campi. Jacopo LI gozzi, Giovanna Garzoni. Jan Brueghel il Vecchio. E' comunque doveroso sottolineare che, come nel caso della Tavola con frutta evaso di fiori attribuita al Caravaggio e pendant di altra già esposta nella stessa Galleria un decennio fa, le schede avanzano le Ipotesi in manie¬ ra prudente e aperta al dibattito. In questo ambito, è ancora più doveroso lodare e sottoscrìvere due esemplari «proposte di raggruppamento* (esemplari anche nel numero e nella qualità, delle tele esposte) che reagiscono alla facile tentazione del «nome a tutti i costi». Si tratta, da un lato, delle quattro tele «arcaiche» con bouquet di grandi fiorì — ritmicamente composti fino a sfiorare l'astrazione' emblematica — in sontuosi vasi decorati secondo il più scatenato manierismo cinquecentesco, di un .Maestro del vaso a grottesche* forse napoletano, per analogia con opere del primo grande fiorante partenopeo, Giacomo Recco, capostipite di una gloriosa famiglia di specialisti della natura morta. E' poi eccezionale, nella sua, altissima «naturalezza», l'altro gruppo di tre opere riferito a un •Maestro della fiasca fiorita* (dal tema di.un quadro del Museo di Forlì attribuito a Guido Cagnacci) che esemplifica al meglio gli immediati esiti del tipo rivoluzionario di natura morta denso di evidenza luministica e di realtà senza simboli e mediazioni, inaugurato a Roma dal Cestino di frutta di Caravaggio. La scheda, ubicando il maestro in Italia centrale, sembra mantenere 11 gruppo nell'ambito romano (un'altra Fiasco con fiori del Museo di Boston è stata recentemente attribuita al caravaggesco «Pensionante del Saraceni»), mi sembra tuttavia che anch'esso rientri in un fondamentale nodo, discusso negli ultimi anni dagli studiosi italiani di natura morta: quello del-rapporti fra gli specialisti romani caravaggeschi, operanti nell'ambito dell'«Accademla di Casa Crescenzi», e la stupenda nascita della stessa specialità a Napoli, ,con Giacomo Recco, Luca Forte e subito dopo Paolo Porpora. E in effetti, avanzando nel tempo dalla meta alla fine del '800, fra le più splendenti, roride «presenze» emergenti dalla calda oscurità del fondi, contano nella mostra i grandi napoletani, 1 Fiori nel vaso di vetro di Paolo Porpora, i cinque pezzi di Giuseppe Recco, i Fiori di Andrea Belvedere, espansi da un singolarissimo vaso a incavi di ceramica arancione e già preludenti alle vaporose grazie settecentesche. Marco Rosei ArdmboMi - La Primavera'