Riuniti a Ginevra 88 Paesi Parigi attacca Usa e Tokyo di Sandro Doglio

Riuniti a Ginevra 88 Paesi Parigi attacca Usa e Tokyo Ieri si è aperta la conferenza «Gatt» sui commerci mondiali Riuniti a Ginevra 88 Paesi Parigi attacca Usa e Tokyo L'obiettivo è quello di creare nuovi sbocchi di mercato e d'impedire il rinascere del protezionismo e dell'autarchia - Ma la prima giornata ha subito rivelato profondi contrasti - La polemica del ministro francese Jobert in parte condivisa dalla Cee DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE , GINEVRA — Ottantotto Paesi, 88 mlnlstrj con un seguito imponente di accompagnatori, assistenti e consiglieri, sono seduti da ieri mattina' a C ir.evra attorno a una ideali? 'avola rotonda per cercare di risolvere i problemi dramma ti;; del commercio nel mondo. Un affare da 2000 miliardi di dollari (nel 1981). montagne di eccedenti (soprattutto In agricoltura) e in ogni Paese aziende che non i '".e più come in passato, icupati in aumento, eco- jinie in dissesto, gravi in quietudini sulla tenuta dei cambi, addirittura preoccu pazioni di liquidità che colpi scono intere nazioni travolte da montagne di debiti., L'obiettivo è di cercare nuovi sbocchi al tempo stesso dì impedire il rinascere del protezionismo, dell'autarchia, ombra acuta che grava oggi su Ginevra. L'incontro è cominciato stamane sotto l'etichetta del Gatt (sigla inglese di un accordo sul commercio e le tariffe mondiali firmato negli Anni 60 e di anno in anno tenuto in piedi e rinfrescato non però senza difficolta), ma subito si è rivelato come si temeva un dialogo fra sordi. «Che cosa ci riuniamo a fare?» ha domandato senza péli sulla lingua il ministro francese' del Commercio con l'estero Micbel Jobert. Dopo aver fatto appena ier l'altro un grosso passo Indietro rispetto alle posizioni intransigenti che avevano assunto quando Reagan sbloccata la costruzione del gasdotto con la Russia aveva posto limiti più stretti alla politica di credito e di concessioni verso l'Urss, i francesi oggi a Ginevra hanno assunto il ruolo dei mattatori. «E'paradossale auspicare una apertura supplementare delle ' economie quando un gran numero di paesi non as¬ sumono neppure le loro responsabilità nel confronti del sistema commerciale multilaterale attuale» ha detto Jobert: nel mirino francese ci sono giapponesi, molti Paesi in via di sviluppo, ma soprattutto gli Stati Uniti «colpevoli» di voler allargare le maglie doganali degli altri Paesi per dar sfogo alla propria economia. Sulla posizione francese — con meno veemenza ma con identica fermezza —. sono schierati grosso modo tutti gli altri governi della Comunità europea. La disputa — che tale si va rivelando questo incontro de-' gli ottantotto, almeno a giudicare dai discorsi e dalle dichiarazioni della prima giornata —nasce in realtà da una situazione grave, comune a tutti i Paesi. Dopo anni di commercio intemazionale in continuo svi- leppo, nel 1981 si è registrata una battuta di arresto negli scambi. Le previsioni per l'anno che sta per chiudersi non sono rosee..Addirittura catastrofiche sono quelle per l'immediato avvenire. In realta quindi tutti cercano nuovi mercati per le proprie esportazioni, tentando al tempo stesso di contenere o addirittura di ridurre le importazioni: è un traguardo che sa di utopia, almeno finché non riprenderà a crescere la ricchezza, dunque il potere di acquisto della maggior parte del Paesi. Nell'attesa è logico che ognuno cerchi di risolvere i propri problemi in maniera autonoma, continuando però a sostenere che vuole rispet-' tare gli accordi presi e che non vuol ricorrere al protezionismo, anche se qualche ostacolo viene qua e là eretto. Il solo punto sul quale c'è unanimità è la preoccupazione di salvaguardare i principi del sistema generale di scambi e di tariffe attualmente in vigore: «Questo sistema al quale il mondo tanto deve per 11 proprio sviluppo economico da più di trent'anni» ha detto il ministro degli Esteri danese Ellermann-Jensen parlando a nome dei dieci Paesi della Cee, «non è in alcun modo minacciato di uno sfascio totale». E c'è da credergli, l'alternativa essendo il caos generale. Ma c'è meno da giurare sulla possibilità che si giunga al termine dei quattro giorni di riunione previsti a Ginevra con un qualche accordo. Addirittura c'è chi pensa che non sarà neppure possibile un compromesso. Da registrare oggi ancora il tono quasi patetico con cui la delegazione americana ha posto il problema di fondo: la tendenza autàrchica oggi negli Stati Uniti è fortissima, Reagan la combatte, aiutatelo a sconfiggere 11 protezionismo accettando più Irnporta- zioni. Gli europei hanno replicato che sono disposti ad accettare soluzioni solo se non mettono in discussione il mercato comune agricolo, 11 che equivale ad un secco «no» alle richieste di Washington. Il braccio di ferro continua. L'Italia è rappresentata a Ginevra dal ministro per 11 Commèrcio con l'Estero Nicola Capria. „ ■ „ Sandro Doglio

Persone citate: Gatt, Jensen, Nicola Capria, Reagan