Palermo, arrestato per truffa il presidente della Provincia di Guido Rampoldi
Palermo, arrestato per truffa il presidente della Provincia Il giudice lo accusa con altre quattro persone di aver truccato un'asta Palermo, arrestato per truffa il presidente della Provincia É* il de Ernesto Di Fresco, sospeso subito dal partito - L'episodio risale a tremano! fa DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PALERMO — Dopo 10 scandalo alla. Regione, uno scandalo anche alla Provincia. Ernesto Di Fresco, esponente democristiano in ascesa e presidente della Provincia, è stato arrestato ieri insieme ad altre quattro persone, per interesse privato in atti d'ufficio e truffa. Secondo l'ufficio istruzione, tre anni fa, quand'era assessore all'Agricoltura, avrebbe pilotato un'asta indetta dall'amministrazione provinciale per l'acquisto di una partita di anticrittogamici. La gara venne vinta con un'offerta di 90 milioni da una ditta di cui, si scopri in seguito, era titolare la moglie di Un impiegato della Provincia. ' La vicenda al centro dell'inchiesta ha dimensioni minori rispetto alla statura del suo protagonista. Cinquantatré anni, leader dinamico, Di Fresco è l'amministratore locale di livello più elevato mai finito in galera in Sicilia. Cronache recenti lo ricordano dieci giorni fa, al convegno della de sulla mafia, dove pronunciò un discorso per condannare il fenomeno criminale e sollecitare 11 partito alla riscossa. Sabato scorso era in abito scuro con le autorità che accolsero il Papa, sul palco co¬ struito in piazza Politeama. Con lui, sono finiti in carcere Giuseppa Maria Lo Pinto, 30 anni, l'Intestataria della ditta cui fu assegnato l'appalto; il marito Salvatore Bisulca, di 39; Francesco Ingrassia, di 51; Domenico Viola, di 58: tutti e quattro sono impiegati della Provincia. Una «pastetta» progettata e conclusa negli uffici amministrativi, sostiene la magistratura. I metodi furono artigianali. Sei mesi prima che fosse indetta l'asta, Giuseppa Maria Lo Pinto costituì' una società, con sede presso la propria abitazione. Al resto avrebbero pensato Di Fresco e gli altri quattro burocrati: per dare una parvenza di credibilità all'assegnazione dell'appalto, vi concorse anche uno dei quattro, Francesco Ingrassia, attraverso tre società che aveva fondato per l'occasione («De Rat», «Pain», «Miocil»), Dalle Indagini è emerso che Ingrassia lavora In un campo strettamente legato all'utilizzazione degli anticrittogami ci, la derattizzazione. Ma non tutto sarebbe filato liscio, perché un anonimo scopri 11 trucco — se è esatta l'ipotesi della magistratura — e avverti la procura di Palermo con una lettera anonima. Il pubblico ministero Ceraci fece compiere accertamenti patrimoniali e trovò le conferme di quanto sosteneva la missiva. Emise allora una comunicazione giudiziaria contro Di Fresco e cominciò ad interrogare alcuni impiegati della Provincia. Tre di loro, che erano apparsi reticenti, vennero arrestati ed incriminati per falsa testimonianza. Il magistrato poco più tardi ne ordinò la scarcerazione, forse perché 11 loro atteggiamento era mutato. Si è arrivati cosi ai mandati di cattura emessi ieri dal giudice istruttore Barrile, cui nel frattempo era passata l'Inchiesta. Di Fresco può avere un motivo in più per rimpiangere quel seggio alla Camera dei deputati che per soli tre Guido Rampoldi (Continua a pagina 2 In quarta colonna) f ABBIAMO ^GlA* DATO
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