Irlanda, primato di urne e povertà

Irlanda, primato di urne e povertà OSSERVATORIO Irlanda, primato di urne e povertà Tre elezioni in poco meno di 18 mesi. E' un record di cui la Repubblica irlandese farebbe volentieri a meno, assieme all'altro primato che detiene ormai da decenni, quello di essere il partner più povero della Cee. Se però il divario fra l'Eire ed il resto dei soci europei appare destinato a prolungarsi, ben diverso diventa il discorso sulla necessità di ripristinare a Dublino un minimo di stabilità politica. Qui si impongono tempi di soluzione assai ravvicinati, e questo spiega il voto di oggi: tentare per la terza volta, pur in scadenze cosi incalzanti, di scegliere un governo che non sia condizionato, come era accaduto nelle ultime legislature, da maggioranze sul filo del rasoio, il tutto per poter affrontare di petto la sfida.del risanamento economico quale priorità indilazionabile e poi procedere, chissà, anche sulla strada minata dell'unificazione con l'Ulster, l'Irlanda del Nord insanguinata dalla lunga lotta armata contro l'Inghilterra. In lizza per il controllo dei 166 seggi del Dati, il Parlamento tuttora chiamato con il suo antico nome gaelico, vi sono il Fìanha Fail (vuol dire soldati del destino) del premier uscente Charles Haughey, repubblicano fino al midollo, al punto da avere sempre rifiutato di inchinarsi dinanzi la regina Elisabetta, ed il partito di centro-destra Fine Gael dell'ex primo ministro Garret FitzGerald, un liberale pronto a migliorare sia i rapporti con Londra, dunque pragmatico, sia a «sognare» —, e qui sta il suo idealismo riformatore —, la formazione di un'Irlanda federale capace-di far convivere cattolici e protestanti, i due nemici storici di Belfast. . L'ennesima crisi era precipitata il 4 novembre, quando il governo fu battu¬ to per soli due voti in un dibattito sulla fiducia in seguito alla defezione del piccolo Woeker's Party, il partito dei lavoratori schierato sull'estrema sinistra e fino allora alleato di comodo del Fianna Fail. Tuttavia, da alcuni mesi la leadership di Haughey vacillava sotto i colpi della contestazione interna (22 degli 82 deputati si erano già ribellati, rompendo in svariate occasioni la disciplina di partito) e del malumore popolare, alimentato di giorno in giorno dalla brutalità della recessione (circa 12 per cento di disoccupati, 15 per cento di inflazione, voragine del debito pubblico). Per contro il Fine Gael aveva saputo riguadagnare, cosi almeno sostengono i sondaggi, buona parte dei favori perduti nelle elezioni di febbraio indicando al Paese che l'unica via d'uscita dal tunnel doveva basarsi sull'austerità, cioè meno soldi per servizi sociali, drastica riduzione delle spese statali, maggiori prelievi fiscali, con l'obiettivo appunto di creare nuovi pósti di lavoro e stimolare contemporaneamente la ripresa produttiva. Ora molto dipenderà dal comportamento della terza forza politica irlandese, i laboristi di Dick Springs, che potrebbero diventare l'ago della bilancia decidendo di schierarsi a favore di FitzGerald nonostante i dissapori del passato, oppure astenersi per favorire piuttosto i nazionalisti nel caso che nessuno dèi .due partiti maggiori ottenesse un mandato consistente. In sostanza, come ha scritto V Economist, gli irlandesi debbono decidere se appoggiare il governo in carica, «astuto ma di scarsa credibilità», o saltare il fosso e gettarsi fra le braccia di un'opposizione «inetta, ma di cui sembra ci si possa fidare». Piero de Gareai-olii

Persone citate: Charles Haughey, Dick Springs, Elisabetta, Garret Fitzgerald, Haughey

Luoghi citati: Belfast, Dublino, Eire, Inghilterra, Irlanda, Irlanda Del Nord, Londra, Ulster