Dopo la strigliata del nuovo leader le dure cifre dell'economia russa di Fabio Galvano

 Dopo la strigliata del nuovo leader le dure cifre dell'economia russa Dopo la strigliata del nuovo leader le dure cifre dell'economia russa Al Soviet Supremo il rapporto del presidente del Gosplan ■ L'aumento della produzione industriale è il più basso dalla guerra - Nessun accenno però ai disastrosi raccòlti - Il capo del Cremlino ha proposto «esperimenti»: allusione all'Ungheria? Attorjio a quésto dato, sottolineato ieri al Soviet Supremo dal presidente del- Gosplan (l'ente statale di pianificazióne) Nikolaj Baibakov, ruota tutta la valutazione che in questa sede — ma anche nel duro e pungente discorso pronunciato lunedi da Andropov al Plenum del Comitato Centrale — si fa di un'economia sovietica renitente al decollo. Il discorso di Bajbakov, proiettato sul bilancio preventivo dell'83, è facilmente riassumibile. Il piano si basa ancora su chimere come l'aumento della produttività, che è stato quest'anno del 2 antticlié del 42 per cento e che dovrebbe essere l'anno pròssimo del 3 per cento, rappresentando il 90 per cento della crescita industriale programmata (e il 100 per cento di quella in campo agricolo). Per l'agricoltura, grande malata. dell'Urss, si parla, fra V81 e V82, di una crescita del 32 per cento, con la rosea prospettiva (mai finora confermata dai fatti) di un ulteriore incremento del 10,7 per cento l'anno prossimo; ma non si parla del raccolti cerealicoli. Unica nota interessante il riferimento alle spese militari. Come è ormai tradizione in questo Paese, le cifre indicano che non vi sarà alcun aumento: 17,05 miliardi di rubli (34 mila miliardi di lire), cioè il 4,8 per cento dell'intero budget. Come sempre, però, è più quanto non si dice che quanto si dice: le spese più sostanziose sono mascherate sotto altre voci, e le stime che si fanno in Occidente parlano del 13-14 per cento del bilancio, cioè oltre 46 miliardi di rubli (91 mila miliardi di lire, circa 337 mila lire per abitante). Di tutto questo, in chiave meno tecnica ma sicuramente più critica (salvo l'aspetto militare), aveva parlato lunedi Andropov al Plenum. Maggiore benessere-impulso alla produzióne di' beni di consumo, nuopUnvestimenìi perii complesso agro-alimentare, aumento del salari, aveva promesso. Poi la doccia fredda: «Molto abbiamo fatto, ma davanti a noi resta un lavoro difficile e faticoso». Tanto per cominciare, «gli obiettivi dei primi due anni del plano quinquennale non sono stati raggiunti»; e mai Breznev, si fa notare, aveva così esplicitamente ammesso tale débàcle, limitando analoghe osservazioni a singoli settori. Si è lamentato per II deludente aumento della produttività, ricordando che numerosi dirigenti industriali «citano le parole famose di Leonid Ilich secondo cui l'economia dev'essere economica, ma in pratica fanno poco a quel fine». Ha denunciato «la forza d'inerzia e l'aderenza ai vecchi metodi», osservando che «forse taluni semplicemente non sanno come fare il proprio lavoro». Andropov, in un discorso più articolato e pungente di quelli del suo predecessore, ha anche toccato un vecchio tabù sovietico. Auspicando premi per chi lavora molto e bene, ma riduzioni di stipendio e di prestigio di fronte a «lavoro scadente, inattività e irresponsabilità». Ha ribadito la necessità di una maggiore indipendenza delle imprese industriali e agricole dalla pia- DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — La produzione industriale sovietica aumenterà quest'anno del 2,8 per cento anziché delj,7 previsto dal piano quinquennale: è il livello più basso dàlia seconda guerra mondiale, e riflette una crisi economica forse non grave come in alcuni Paesi ^dell'Occidente, ma sicuramente più preoccupante per la mancami di spinte dinamiche tali da giustificare le prospettive di una pronta ripresa (è difatti, nel piano per l'83, l'incremento produttivo è sfato ritoccato e ridotto al 32). niflcazlone centrale, e non è ùftidea nuova. Ma, ha aggiunto, «è venuto 11 momento di affrontare in pratica il prò-' blema». E' necessario, ha precisato, «agire con cautela, svolgere esperimenti se necessario, valutare e considerare l'esperienza dei Paesi fratelli». Un'osservazione, quest'ultima, che riporta direttamente all'esperimento ungherese. Andropov, a quanto si è sempre affermato, è stato un fautore dell'esperimento di Budapest, al quale avrebbe dato il suo avallo: ritiene che l'Urss sia pronta, anzi destinata, a seguire quel modello? Ha auspicato piani di produzione «più realistici», e ha candidamente affermato di non avere «ricette già pronte» per la cura del mali economici: «Comunque — ha detto — non si possono smuovere le cose soltanto con gli slogan». L'agricoltura va 7negllo, ma non basta: «Le interruzioni nel-rifornimento di certi generi alimentari non sono state eliminate». £ poi le due più. drammatiche denunce, alle ferrovie e all'Industria siderurgica. «Le prestazioni delle ferrovie — ha detto — peggiorano di anno in anno (...). Si dovranno trarre gravi conclusioni dalle critiche qui espresse». Critiche che riguardano l'incapacità di assorbire il traffico delle materie prime, l'organizzazione stessa del traffico, le condizioni del materiale rotabile. Per quanto riguarda la siderurgia, «ogni responsabilità dev'essere attribuita al relativo ministero». Una testa che salterà. Fabio Galvano

Persone citate: Andropov, Breznev, Nikolaj Baibakov

Luoghi citati: Budapest, Mosca, Ungheria, Urss