Perché tarda la ricostruzione di Remo Lugli

Perché tarda la ricostruzione Viaggio nei paesi dell'Irpinia colpiti dal sismo due anni fa: che cosa si è fatto e che cosa resta da fare Perché tarda la ricostruzione Due esempi clamorosi: Lioni (il paese che ospita 0 villaggio «Specchio dei tempi») e Calabrltto • Solo una decina di comuni sui 123 colpiti hanno predisposto gli strumenti necessari per la concessione de! contributi - Nella maggioranza dei casi i piani non sono stati approntati per inefficienza delle amministrazioni comunali, ritardi del tecnici, scontri politici - Le iniziative di una organizzazione italo-canadese e di una italo-americana DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LJONI—La legge 219 per la ricostruzione nelle zone terremotate della Campania e .della Basilicata è del maggio '81. Ola quest'anno molto si sarebbe potuto ricostruire, oltre quello che veniva fatto direttamente attraverso la gestione del commissario straordinario Zamberlettl, ma gli interventi sono stati limitatissimi. Soltanto una decina di Comuni, dei 123 colpiti due anni fa dal sismo, hanno predisposto gli strumenti urbanistici attraverso i quali la legge 219 diventa operante con la concessione dei contributi (sono a disposizione 8 mila miliardi). Questi strumenti sono: i piani di recupero per gli edifici recuperabili, i plani di zona per 1 nuovi insediamenti, i Pep, piani per l'edilizia popolare, e i Plp, plani d'Insediamento produttivo. Perché queste documentazioni nella stragrande maggioranza del casi non sono state predisposte pur dopo' tanti mesi? Inefficienza delle amministrazioni comunali, liti politiche, inettitudine sono tra le cause più frequenti. Vediamo due esempi: Lloni e Calabrltto. Lioni, in provincia di Avellino, oggi 5960 abitanti, 242 morti, 4500 senzatetto. E' il paese che ospita il villaggio «Specchio dei tempi», 130 prefabbricati costruiti a tempo di record (fu 11 primo villaggio realizzato in tutta l'area terremotata, già nel Natale '80 erano pronte otto casette), con le offerte del lettori de «La Stampa». Per parlare del travaglio del plano di recupero e del plano di zona di Lionl, bisogna anche spiegare la particolare fisionomia politica dell'amministrazione comunale. Sino agli inizi dell-'80 la giunta èra psl e" pei, "con 11 terremoto vi entrarono anche il psdi e democrazia proletaria. Que- ■ .— ■ -» . | sta compagine diede avvio allo studio del plani urbanistici, affidando l'incarico a tre professori della facoltà di architettura di Napoli: Bisogni, Spirito e Ferrara. Nell'agosto '81 si crea una giunta di emergenza per sollecitare l'elaborazione dei piani: sono insieme de (7 consiglieri) e pei (4) — una unione per la quale la de chiede e ottiene 11 consenso della segreteria nazionale — con il psdi (2) e il psi (3). Ma la de sino a quel momento non ha mai conosciuto i progetti in via di redazione, se non per sommi capi; tuttavia nel settembre '81 11 approva riservandosi alcuni emendamenti. Nel. marzo '82 il comitato di controllo regionale sospende la delibera di approvazione dei progetti perché la documentazione è carente, mancano i plani finanziari e volumetrici, 1 dati catastali, eccètera. \ •E' a questo punto — dice la professoressa Licia Palmieri, consigliere de — che noi ci rendiamo conto della filosofia e dell'aspetto politico del piano. Si prevedevano abbattimenti- indiscriminati anche dove non c'erano stati crolli, e questo contro la J?j»?e. c ai trasferivano le abitazioni in altra sona. Sema alcun rispetto della proprietà privata, tutte le costruzioni diventavano pubbliche e venivano poi assegnate ai singoli con criteri assurdi: in un quartiere ci sarebbero state tutte le abitazióni da 45 metri quadri, in un altro tutte quelle da 70, altrove jjuelle da 110. Tutto sarebbe stato stravolto, la fisionomia del paese, gli usi, le abitu- ddcpzufomtelete irnu iwtfnMOV, i/n imi, »*. tw.n* | ve dirti. Una standardizzazione da far rabbrividire. Senza contare che il nucleo principale di queste nuove costruzioni avrebbe dovuto avere una configurazione tale da formare, visto dall'alto, limmagine della falce e martello.. Guerra aperta, dunque, tra le due fazioni, de da una parte, pei e psi dall'altra. La crisi ve, JAil C |»l UtUI aititi, Ui sscttdDnemfs si protrae sino ai primi di questo mese, quando sindaco socialista e giunta sono costretti a dare le dimissioni di fronte a una votazione sul piano di recupero di 10 contro 10. Dal 15 novembre le redini sono alla de, coadiuvata da psdi e psi, con un sindaco socialdemocratico, Nino lodano, che fu per ventisei anni democristiano, fino al '78, e che si è prtacoDavmechSpnomesach ,qpreso l'incarico di far approntare un piano che metta d'accordo tutti. Dice lodano: 'Dobbiamo avere una ricostruzione a dimensione della nostra società, che è soprattutto contadina. Spero che i nuovi piani possano essere pronti tra due-tre mesi e che in primavera si possa iniziare a costruire. Certo è che l'amarezza è grande per quello che non si è fatto sinora e che invece poteva già essere ^realizzato*. Calabrltto, pure1 in provincia di Avellino, 3 mila abitanti, 98 morti, paese arroccato sul monte Cervialto, nell'Alta Valle del Se le, 95 per cento delle case distrutte. Fino al ' luglio scorso la giunta era formata da 16 consiglieri de e 4 psi; poi le elezioni hanno ribaltato la situazione: 16 psi, 4 de. Un segno, questo, della insoddisfazione della popolazióne. «La gente avrebbe voluto conoscere che cosa si stava preparando e invece nessuno sapeva niente, non si facevano assemblee popolari; dice Gerardo Di Popolo, nuovo assessore ai Lavori Pubblici, socialista. Però ammette che anche per gli amministratori precedenti non poteva essere facile dare notizie in quanto essi stessi ne avevano poche. Lo studio dei piani era stato affidato all'architetto Loris Rossi, dell'Università di Napoli, «il quale—dice Di Popolo — pare che abbia accettato l'incarico di redigere 28 piani urbanistici. Si dice che aveva sguinzagliato per l'Irpinia 400 studenti universitari per raccogliere informazioni e dati tecnici necessari: Attualmente il piano di recupero deve essere approvato solo dal consiglio comunale, mentre quello per la zona di espansione deve essere approvato dalla Regione; era stato presentato nel dicembre '81, ma incompleto, senza gli esecutivi. Mancano ancora i piani Pep e Pip (edilizia popolare e insediamenti produtti¬ vi). Per l'edilizia economica l'Istituto autonomo per le case popolari avrebbe già assegnato a Calabrltto 3,9 miliardi, ma in mancanza del piano il denaro rimarrà in attesa e intanto si svaluterà; c'è appena una vaga idea sull'ubicazione dell'area. Prospettive di ricostruzione piuttosto avvilenti, come si vede. Tuttavia a Calabrltto sta andando in porto un'iniziativa che, guarda caso, viene dal di fuori. Una organizzazione italo-canadese ha già appaltato a una ditta di Napoli la costruzione, attraverso uno stralcio del piano di zona, di 24 alloggi che donerà al paese. I lavori dovrebbero iniziare a giorni. Un altro intervento esterno: l'Aid, una associazione italo-americana, realizzerà come donazione, a partire dal marzo prossimo (11 progetto è stato redatto da uno studio di Firenze) un complesso scolastico su un'area di 25 mila metri quadrati, con aule, campo da tennis, piscina, palestra, eccetera. . A Calabrltto non solo l'edilizia pubblica è ancora di là da venire, ma esiste anche il grosso problema delle demolizioni. Lo Stato, subito dopo il terremoto, aveva fatto una prima assegnazione di 500 milioni. Dice l'assessore Di Popolò: 'Se si fosse affrontata l'opera con immediatezza, sarebbero subito seguiti altri finanziamenti e l'operazione sarebbe stata presto conclusa. Invece l'amministrazione spese 200 milioni, poi si fermò. Il ministro Zamberletti, recentemente, attraversò la gestione stralcio, ci ha fatto avere un miliardo che però, pur aggiunto ai 300 milioni residui, non consente di completare l'opera: il costo attuale è sta'to valutato in due miliardi. Intanto abbiamo appaltato lavori per un miliardo». Remo Lugli Napoli. A due anni dal terremoto, nella città partenopea ancora oltre ventimila persone vivono in alloggi di fortuna: nella foto, terremotati che abitano in containers, nel quartiere di Piscinola

Persone citate: Di Popolo, Ferrara, Gerardo Di Popolo, Licia Palmieri, Loris Rossi, Sema, Zamberletti