Novembre '42, la guerra cambia rotta

Novembre '42, la guerra cambia rotta El Alamein, Stalingrado, sbarco in Nord Africa: le forze dell'Asse sconfitte su tre fronti Novembre '42, la guerra cambia rotta Appena Hitler e Mussolini abbandonano l'idea di conquistare Malta, Montgomery scatena l'offensiva contro le armate italo-tedesche di Rommel - Ma è Alanbrooke il genio della campagna contro l'Afrika Korps: il capo di stato maggiore imperiale convinse Eisemhower a rinunciare all'attacco a Cherbourg - Il 7 Stalin annuncia: «Ci sarà festa sulla nostra strada».» -1300 mila di von Paulus nella sacca «Prima di El Alamein non avevamo mai conosciuto una ■vittoria; dopo El Alamein non conoscemmo più la sconfitta: Così Churchill commenta, nelle «Memorie», quella battaglia combattuta quarant'anni fa in Africa Settentrionale che sanzionò il radicale mutamento delle sorti del conflitto. La «débàcle» di Rommel sotto i reiterati attacchi dell'8" Armata di Montgomery coincise infatti con altre due svolte della guerra!" lo sbarco anglo-americano in Algeria e Marocco (8 novembre) che strinse fra due fuochi le forze italo-tedesche, e la controffensiva su Stalingrado (19 novembre) che trasformò di colpo i 300.000 uomini di von Paulus da assediatiti in assediati. Ma se è vero che da quel novembre — come scrisse in seguito lo .storico Shirer — «la corrente cambiò direzione», è altrettanto vero che né Roosevelt, né Stalin, né Churchill supponevano una simile congiuntura e oggi parecchi documenti usciti dagli archivi o comparsi nei libri dei maggiori protagonisti dell'epoca suggeriscono, con più di qualche fondamento, interpretazioni diverse di questa triplice mossa del campo alleato. If nocciolo della guerra in Africa Settentrionale, nel '42, non è fra la sabbia della Marniarica ma in mezzo al mare. Si chiama Malta. Finché gli inglesi resistono in quest'isola, tutto, per Rommel, sarà difficile (e infatti la caduta a giugno di Tobruk nelle mani dell'Afrika Korps è la conseguenza dell'affondamento, al largo della Sardegna, di un convoglio britannico diretto a Malta). Lo provano i «Diari dell'Oberkommando der Wehrmacht» (Heidelberg, 1982): sotto la data del 20 luglio '42 annotano che il capo di stato maggiore italiano, maresciallo Cavaliere, ha definito problema di vita o di morte la «neutralizzazione di Malta». Quest'opinione — si sa — è condivisa da Kesselring ma non da Rommel e, quindi, neppure da Hitler. Il Puehrer — pur avendo concordato a primavera, con Mussolini, che Malta verrà occupata con quattro divisioni aviotrasportate e lino sbarco dal mare — non si preoccupa a fondo dell'isola; ritiene che soltanto Greta abbia «un dominante significato per il Mediterraneo orientale e per la guerra in Egitto» («Puehrer Confercnces on Naval Affaire», British Admiralty, Londra) e all'inizio di luglio dispone perché l'invasione dell'isola sia rinviata a settembre, sulla base della considerazione che l'operazione comporterà perdite minori qualora Rommel riuscisse nel frattempo a prendere l'Egitto e il Canale di Suez (e qui, se stiamo ai «The Rommel Papera», verrà confortato anche dall'opinione di uno stretto collaboratore di Rommel, von Stumme, il quale, in un rapporto all'OKW dei primi dell'ottobre, intravede la possibilità di passare, in caso di attacco inglese ad El Alamein, dallo svantaggio iniziale alla controffensiva con ^l'annientamento dell'8'Armata britannica e la marcia su Alessandria*). »Come quelle di quasi tutti i' tedeschi, le sue concezioni strategiche erano continentali — osserverà l'ammiraglio Raeder in "Mein Leben", Tu-' binga, 1956 — sicché, nonostante le sollecitazioni dei suoi ammiragli, Hitler non riuscì a cogliere lo stretto rapporto che esìsteva fra Malta e la battaglia che Rommel stava preparando per conquistare il delta del Nilo.. Sta di fatto che, mentre notevoli forze tedesche vengono trasferite a Creta per disposizione di Hitler («Diari di guerra dell'Oberkommando der Wehrmacht», 8 settembre e 9 ottobre '42), Mussolini e il Puehrer, sia pure senza preventiva intesa, abbandonano i loro propositi e affermano l'impossibilità di conquistare Malta. Via libera, dunque, ai convogli inglesi nel Mediterraneo mentre in Africa Montgomery, dopo aver resistito due mesi alle pressioni di Churchill, desideroso d'una vittoria clamorosa per non essere rovesciato dall'opposizione, scaglia l'attacco a El Alamein. Al di là del risultati della battaglia durata dal 23 ottobre al 9 novembre — in cui giocano soprattutto 11 peso' delle forze corazzate e dell'artiglieria inglesi e l'eccessiva lunghezza e fragilità delle linee di comunicazione italotedesche — la sconfitta tattica di Rommel, che si allarga fino a diventare strategica con la perdita dell'Africa Set¬ tentrionale, è probabilmente dovuta al caso perché—come si rileva dal diario di Alanbrooke, capo di stato maggiore imperiale — lo sbarco alleato dell'8 novembre in Nord Africa, è, tutto sommato, «uno splendido ripiego». Alanbrooke, al pari dei grandi generali inglesi, da Marlborough a Wellington, fonda la propria strategia sulla guerra navale. Secondo i suoi concetti — che pur tra mille ostacoli e amarezze finiranno per affermarsi — bisogna costringere il nemico, mi-' nacciandolo dal mare, a presidiare centinaia di miglia di coste e attaccarlo nelle sue linee difensive continentali dove i collegamenti sono più difficili. In questo modo gli Alleati raggiungeranno lo scopo di obbligare la Germania a impegnare le sue riserve in zone da cui, data la conformità montuosa del terreno (Grecia e Italia) é la scarsezza di grandi vie di comunicazione (Jugoslàvia), le potrebbe ritirare solo con grande difficoltà: soltanto quando le forze dell'Asse saranno disperse sui più lontani teatri di guerra gli. Alleati attaccheranno in Normandia senza correre 11 rischio di una controffensiva troppo energica. Considerate infatti le forze dell'Asse nel '42 il margine fra il successo e il fallimento — per Alanbrooke — è strettissimo e perciò nessuna risorsa può essere sprecata nel luogo e nel momento sbagliati: «... altrimenti — scriveva nel diario — quando la buona occasione fosse venuta non ci sarebbero stati abbastanza uomini, aerei, cannoni, carri armati, navi e riforniménti per poterla afferrare: L'intenzione americana, nel '42, è invece quella di compiere uno sbarco in Norman dia («Personalmente — dirà Eisenhower in "Crusade in Europe" —' ero favorevole a costituire una piccola testa di ponte sulla costa nord-occidentale della Francia») con lo scopo di obbligare la Wehrmacht a togliere tante forze dal Sud Europa che l'attacco di Montgomery in Africa non rischi di essere vanificato da una massiccia controffensiva tedesca. Ma Alanbrooke nel suo diario inedito («Notes on My Life») dice che si oppose strenuamente a questa operazione: «Alla riunione del i Gabinetto di Guerra (...) mi sono scagliato contro l'attac\'co a Cherbourg nel '42. Non ho avuto difficoltà a convincere il Gabinetto; all'unanimità si( è dichiarato contro questo attacco». La nota di Alanbrooke è del 22 luglio ma già l'indomani può annotare che Roosevelt accetta che «il fronte occidentale, nel '42, sia abbandonato (...). E'favorevole a un attacco nel Nord Africa e sta cercando di convincere i suoi capi di stato maggiore in questo senso». Fra tutti 1 grandi «leadera» alleati è però Stalin il primo a rendersi conto della reale Importanza strategica di questo •splendido ripiego». L'Urss è in difficoltà militari e la gravità della sua crisi appare da un appunto di Roosevelt ritrovato nel «The Whlte Hon se Papera» di Hopkins, con la data del 20 giugno '42 e diretto al generale Marshall e all'am- n miraglio King: «Nell'ipotesi ,| che l'Armata Rossa si ritiri in luglio, che le forze tedesche minaccino in modo pericoloso Leningrado e Mosca e abbiano praticato un serio sfondamento sul fronte meridionale minacciando il Caucaso, nell'ipotesi suddetta, in quale punto o in quali punti è possibile: a) die le forze di terra americane, prima del 15 settembre '42, progettino ed eseguano un attacco alle forze tedesche o in zone controllate dai tedeschi, che possa costringere al ritiro di forze germaniche dal fronte russo (...)». Tuttavia, quando Churchill vola a Mosca in agosto e spiega perché non sarà aperto il secondo fronte In Europa entro l'anno, illustrando Invece l'«Operazione Torch», cioè lo sbarco in Nord Africa Stalin — dopo aver singolarmente esclamato: «Dio benedica questa impresa!» — nota con estrema acutezza che essa comporta quattro vantaggi strategici: 1) prende alle spalle Rommel; 2) fa paura alla pcKo a Spagna; 3) può provocare in Francia conflitti fra tedeschi e francesi; 4) espone l'Italia all'urto della guerra. i Poi, parlando sulla situazione militare dell'Urss, Stalin dice che con 25 divisioni russe a difesa del Caucaso i tede-: seni non potranno superare' la catena montuosa, non raggiungeranno né Baku né Batum e di 11 a un palo di mesi la neve renderà impossibile qualsiasi attacco sui monti. Il dittatore sovietico aggiunge di aver altri motivi di fiducia, •compresa una offensiva su vasta scala» (e lo dirà anche pubblicamente, con una frase enigmatica, nel discorso del 7 novembre, anniversario della Rivoluzione d'Ottobre: «Ci sarà festa sulla nostra strada, pure») ma l'accenno è talmente sfumato e superficiale che Churchill non lo nota. Anzi: di 11 a due giorni, appena informato, Roosevelt, in una nota riservata all'ammiraglio King (nota ch'è ancora compresa nei «The White House Papere») scriverà che il Premier inglese ritiene, «perso-' nalmente», che vi siano 50 probabilità su 100 che i russi possano resistere e il capo dj stato maggiore imperiale non arrivaperò a tanto». In realtà il segreto più ermetico circonda l'offensiva che la Stavka sta preparando dall'estate nel settore di Stalingrado. Benché il maresciallo Eremenko narri nelle memorie («Stallngrad», Voenizdat, Mosca, 1961) che già nel settembre 1942 si parlava di questa controffensiva («... venne accennato durante una conversazione alla Stavka e da ciò compresi che in questa sede si pensava a un piano di contrattacco. Della cosa parlai poi con Niklta Krusciov con il quale ci scambiavamo apertamente idee e opinioni»), ancora l'8 novembre Stalin telegrafa a Roosevelt di nutrire «un grande interesse» per l'offerta di venti squadriglie aeree anglo-americane destinate a proteggere 11 Caucaso. Di 11 a soli undici giorni, il 19 novembre, scatta la controffensiva su Stalingrado e da questo momento l'Armata Rossa non farà che collezionare vittorie. Forse ha ragione il feldmaresciallo tedesco Mansteln In «Verlorene Slege» («Vittorie perdute») a dire che il regista di quella svolta decisiva e irreversibile del novembre '42 «/u il fato, o il caso, ch'è poi la stessa cosa». Giuseppe May da Novembre '42: soldati dell'Armata Rossa balzano fuori da una trincea fra le macerie degli uffici governativi di Stalingrado, a sinistra, e fanti inglesi vanno all'assalto delle truppe italiane e tedesche nell'Africa settentrionale: è cominciata la controffensiva degli alleati; in pochi mesi cambieranno le sorti della guerra, che fino ad allora avevano arriso alle forze dell'Asse'