Con i suoi poveri pagliacci Bernhard spiega che la nostra «civiltà» non ha più speranza

Con i suoi poveri pagliacci Bernhard spiega che la nostra «civiltà» non ha più speranza A Milano «La forza dell'abitudine» dello scrittore austriaco col Gruppo della Rocca Con i suoi poveri pagliacci Bernhard spiega che la nostra «civiltà» non ha più speranza DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ' MILANO — mSe per una volta soltanto, per un'unica volta soltanto riuscissi a portare a termine il quintetto della trota, un'unica volta, una musica perfetta...». Chi parla, anzi chi cosi implora o impreca è Caribaldi, direttore di un, circo di terz'ordlne, che da ventidue anni, sera dopo sera, a spettacolo concluso, prova1 inutilmente, senza mai riuscire a concluderlo, con quattro; suol -scritturati» (il giocoliere, la funambola, il domatore,' il pagliaccio), lo schubertiano1 Quintetto della trota in tal maggiore op. 144. Usciti appena appena dalla' prigione della vita, in cui danno ben magra prova di sé' (quél circo da pezzènti, In cui le belve artigliano puntualmente il domatore, e gli artisti si aggrediscono o tentano di sopraffarsi l'un l'altro), i nostri cinque simili tentano di dare un senso alla loro schernevole esistenza attraverso l'ascesi della perfezione, attraverso 11 sublime dell'arte. Ma la poesia, l'arte non esistono, sono vuote parvenze, conducono a riti atroci e dementi: come quello che conclude ogni prova del cinque: un'esplosione d'odio, un delirio da fine del mondo e una roca radio portatile che man- da in onda, alla perfezione ma altrove, le prime battute dell'Inafferrabile quintetto. Vi ho sommariamente descritto, nella sua ruvida scorza. La forza dell'abitudine, commedla-in-tragedla del cinquantaduenne scrittore austriaco Thomas. Bernhard, proposta in prima nazionale al Salone Pier Lombardo dal Gruppo della Rocca, regia di Dino Desiata. Poeta, prosatore, dramma-] turgo, Bernhard (un autodidatta dalla esistenza sconvolgente, a un passo, più volte, dalla follia e dalla morte) é, a giudizio unanime, il più severo, radicale interprete del disagio della nostra cosiddetta «civiltà». In questi tre atti ha rappresentato l'Impossibilità di un qualunque riscatto In sequenze granitiche, tagliate con mano ferma, impietosa, e tradotte in una scrittura ellittica, tra l'Iterazione e 11 chiasmo, che non concede spazio se non a fulminee accensioni di un comico schizoide, al confine dell'allucinazione. L'effetto (e già lo avevamo provato, alla lettura della commedia, pubblicata, insieme a due altre dell'austriaco, dalla Ubu Libri) è di un terrore cupo, ancestrale, quasi un'angoscia da costrizione: e se non t'alzi dalla poltrona, nel buio della sala, è perché avverti che questo è un grandissimo scrittore, ed è lui a tenerti inchiodato, col martellato apocalittico di quelle sue scabre, definitive sentenze. L'altra sera dalla platea affollatissima non si è mosso nessuno perché c'era da assistere, sino allo spasimo degli ultimi, liberatori minuti, cin- ;que eccellenti attori, impegnati nella loro estenuante lotta contro l'angelo sterminatore del nulla. Li aveva guidati, attore in mezzo a loro nei panni del giocoliere, il regista bino Destata a un'interpretazione, se possibile, ancor più severa e radicale del testo. Minimi i tagli alla partitura, nel rispetto che si deve al classici «precoci»; non una eco dal di fuori, da quel circo che, sbrindellato fin che si vuole, è pur l'antro dei suoni e colori del nostro malcapitato esistere: chiusi tutti e cinque in quel carrozzone di biacca, sotto un cielo trapunto di stelle altamente improbabili, che lo scenografo Ezio Toffoluttl (un gradito ritorno) ha ideato, con mano leggera Oli attori hanno retto esemplarmente all'assunto quasi luterano del compagnoregista, ne hanno tratto, anzi, un'interpretazione di splendida concentrazione, di geometrica esattezza di contorni, di rattenuto controllo degli effetti: Bob Marchese in testa, che è il direttore, un carnefice-vittima dall'umanissima dolorosa spietatezza (grande prova la sua, un vero traguardo), e con lui l'allucinato Desiata, 11 primordiale Petruzzi. il malinconico Boni, la sgomenta Serrao. Guido Da vico Bonino ' 1HP i Una scena della commedia-tragedia di Bernhard al Pieriombardo con il Gruppo della Rocca

Persone citate: Bob Marchese, Bonino, Desiata, Dino Desiata, Ezio Toffoluttl, Petruzzi, Pier Lombardo, Serrao

Luoghi citati: Milano