Il Cairo accusa Tel Aviv «I falchi rovinano tutto» di Giorgio Romano

Il Cairo accusa Tel Aviv «I falchi rovinano tutto» Cinque anni fa la visita di Sadat a Gerusalemme Il Cairo accusa Tel Aviv «I falchi rovinano tutto» NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVTV — Il quinto anniversario della storica visita di Sadat a Gerusalemme, che cadeva ieri, ha offerto l'occasione per un riesame della situazione nel Medio Oriente e dei rapporti egizio-lsraellani alla luce dell'esperienza degli ultimi cinque anni e soprattutto dei recenti avvenimenti nella regione. Il quotidiano Davar gli dedica un editoriale in cui esamina alti e bassi prima e dopo la morte del presidente egiziano: il Jerusalem Post il suo supplemento settimanale. Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha rilasciato una lunga dichiarazione al New Yorx Times, il ministro di Stato per gli Affari Esteri. Butros Ohali, ha concesso interviste alla stampa israeliana e il primo ministro di allora, Mustafà Khalil, che è rimasto un consigliere ascoltato del successore e suo vice nel partito democratico nazionale, ha parlato alla radio di Gerusalemme. C'è un elemento comune in tutte queste dichiarazioni: la pace di Camp David non sarà rimessa in dubbio, ma ia politica israeliana (dagli insediamenti nei territori occupati all'invasione del Libano) ha fatto arrestare il processo di normalizzazione e non sarà possibile riattivarlo né riprendere i colloqui per l'autonomia palestinese, fermi da due anni, se i «radicali» non abbandoneranno il campo. Tra questi ultimi c'è 11 partito «Tehjià», della coalizione governativa, che nel suo primo congresso concluso ieri ha affermato tra l'altro: »Il governo deve riconoscere il proprio errore per aver firmato gli accordi di Camp David e deve dichiarare di non sentirsi più. vincolato dai propri impegni». Se le relazioni bilaterali hanno conosciuto diverse fasi, il momento attuale ne segna una molto bassa. Il richiamo dell'ambasciatore Mortada al Cairo lo Ìndica chiaramente, mentre le manovre militari tenute nel Sinai «per respingere il nemico dell'Est» lo confermano. E il presidente Mubarak ha dichiarato al New York Times che 'il richiamo dell'ambasciatore è stato il minimo che potevamo, fare e gli israeliani lo sanno perfettamente. Quanto alla normalizzazione dei rapporti tra l due Paesi nelle circostanze attuali è impossibile riattivarla... Tuttavia dobbiamo rilanciare i negoziati per una pace globale nel Medio Oriente e farvi partecipare la Giordania e i palestinesi», A questo proposito l'ex pri¬ mo ministro Mustafà Khalil ha detto a Radio Gerusalemme: 'Il nostro obiettivo, firmando gli accordi di Camp David, non era quello di arrivare a una pace separata ma di avviare un'intesa tra tutti i Paesi della regione». E ha concluso: 'Approvando il piano Reagan l'Egitto non ha mutato posizionenei confronti di Camp David, perché ritiene che il piano costituisca una sua interpretazione americana. Oggi è necessario dare nuovo impulso ai piani di pace per consentire ai giordani e ai palestinesi di parteciparvi». Quanto a Butros Ghali, in un'intervista pubblicata sul Jerusalem Post di ieri, ha precisato: 'Continuiamo a credere alla pace tra Egitto e Israele nonostante l'aggressione israeliana nel Libano che ha danneggiato il processo di pace. Siamo decisi a portare avanti il dialogo con Israele. La nostra politica consiste nel mantenere il trattato di pace pur continuando a criticare la posizione israeliana... Malgrado il successo apparente degli estremisti in Israele l'Egitto è convinto che le tesi dei moderati, ansiosi di pace, finiranno col trionfare»', Giorgio Romano

Persone citate: Hosni Mubarak, Jerusalem, Mubarak, Mustafà Khalil, Sadat