Le mani sul grilletto nucleare di Arrigo Levi

Le mani sul grilletto nucleare NOSTRA INCHIESTA: GUERRA E PACE NEGLI ANNI OTTANTA Le mani sul grilletto nucleare II grande dibattito strategico sta raggiungendo un'intensità senza precedenti - Vi partecipano politici, generali, religiosi - In America e nel libero Occidente si mobilitano le masse - In molti chiedono il disarmo atomico imitate rale - Ma le probabilità di un conflitto aumenterebbero - Kissinger; «Trovare nuovi modi di pensare l'impensabile- e» Scrivere della questione nucleare e del grande dibattito in corso nei Paesi democratici sul pericolo atomico e sull'intero problema degli armamenti e delle strategie difensive della Nato è un'impresa di per sé ardua, che diventa ancor piti impegnativa e difficile all'indomani della morte di Leonìd Breznev: perché le incognite della politica dei nuovi capi sovietici si aggiungono alle molte altre di una situazione già assai complessa, che ha aspetti del tutto nuovi. Il fatto è che vi furono in passato periodi in cui f governi atlantici s'interrogarono e discussero a fondo tra loro, con la partedpaztone al dibattito delle élltes politiche e degli specialisti, le loro scelte strategiche fondamentali. Vi furono altresì periodi in cui l'opinione pubblica si mobilitò massicciamente su questi problemi (ad esempio, per la sospensione degli esperimenti nucleari nell'atmosfera), nella consapevolezza che dalle scelte strategiche odierne dipende •Il destino dell'uomo sulla Terra. Ma non credo vi sia mal stato un periodo come questo in cui l politici, t generali e gli esperti s'Interrogano e discutono accanitamente, mentre contemporaneamente le masse si mobilitano e si agitano. Ai vertici è in discussione la strategia della Nato di fronte a una potenza militare sovietica che ha acquisito la completa parità nucleare, e che ha precisi margini di superiorità in molti altri settori. Ma Intanto tutta la società occidentale ha affrontato di slancio il problema delle armi nucleari e della pace: gli scienziati e i vescovi, i tecnici e gli scrittori e i comuni cittadini creano movimenti, scatenano discussioni, organizzano marce e manifestazioni, scrivono e leggono libri nel quali si riesaminano da cima a fondo tutte le decisioni prete, tutte le verità accettate dagli addetti «4 JSwepH. tutte le politiche dei governi. Questi intanto, come ho detto, sono anch'essi impegnati in un travagliato riesame di queste verità, di queste scelte e di queste politiche. Accade poi, ed è un fatto anch'esso senza precedenti, che l due piani su cui si svolge il grande dibattito non sono affatto separati, ma anzi s'intersecano e rimescolano continuamente. Non ci sono cioè da una parte gii agitatori, le masse e i «movimenti» dall'altra le élites, i governi e le «istituzioni»; luna e l'altra realtà sincontrano, discutono e si influenzano continuamente, come può accadere soltanto nelle moderne de-, mocrazie, con le loro ricchissime articolazioni sociali e politiche e la sovrabbondanza del loro sistema di comunicazioni. Dall'altra parte, in quel mondo sovietico che è l'antagoni sta e il partner dell'Occidente nell'avventura nucleare.c'è invece un grande silenzio. Le scelte vengono fatte nella segretezza delle riunioni dei vertici politici e militari, dove pochi individui pren■ dono iniziative che decideranno il futuro degli uomini. L'Occidente democratico è quindi consapevole che a esso tocca di pensare e ragionare, in questa generazione critica, per tutta l'umanità, comprese anche quelle moltitudini inconsapevoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina il cui destino è egualmente in giuoco anche se non lo controllano affatto. Nel tentare di presentare un quadro dèlie forze In campo e degli schieramenti, si deve fare una prima distinzione tra il .movimento- — pacifista, antinucleare, antimtsstlistico — eie «istituzioni-: anche se vi sono innumerevoli collegamenti tra i due piani. Il .movimento' ha avuto, tra l'SO e Idi. una fase iniziale particolarmente vitale In Europa, specialmente nel Paesi centro-settentrionali, come la Germania e l'Olanda; si è poi parzialmente esteso a altre zone d'Europa (all'Italia, assai meno alla Francia) e ha avuto anche qualche modestissima eco, uh po' troppo reclamizzata, persino dentro il blocco sovietico. Il tema principale della protèsta di massa, in Europa, era e rimane l'opposizione all'installazione degli euromissili Pershlng 2 e Crulse, che la Nato vorrebbe collocare in Germania, Italia, Gran Bretagna, e forse,in Belgio e Olanda, tra il 1983 e il 1984. Questa campagna si è affievolita nel corso del 1982, dopo l'avvio del negoziati russo-americani di Ginepro e dopo la proposta americana di «opzione zero» (di eliminazione di tutti i missili): ma sicuramente l'agitazione contro le nuove armi della Nato sarà rilanciata nel corso del prossimo anno (in Italia un gruppo di •intellettuali impegnati' ha già proposto una marcia da Milano a Comiso). Il futuro del 'movimento» in Europa dipenderà però in gran parte dalle scelte del partito socialdemocratico tedesco, passato all'opposizione, nel quale prendono maggiore vigore, ora che non sono plit frenate dall'autorità del cancelliere Schmldt, le forze pacifiste e antinucleari, anttmissilisfiche e antiamericane. La socialdemocrazia tedesca rimane in molti sensi il partito guida della sinistra europea e le sue scelte influenzeranno tutti glt altri partiti, fino al pel. L'Spd è stato anche II principale terreno dlncontro In Europa tra le ragioni del 'movimento' e quelle del partiti e del governi. Questo collegamento è stato tuttavia molto più limitato net vecchio continente che negli Stati Uniti, dove ti '■movimento' è arrivato con quasi un anno di ritardo, ma dove è diventato di colpo un fatto esplosivo, che ha investito tutta la società amerl-, cana. Il fatto è che la democrazia statunitense rimane molto diversa da quelle europee; è molto meno rigidamente strutturata ed è piti disposta ad accettare vasti movimenti d'opinione; la società americana è anche più consapevole dei problemi nucleari e strategici. In America si è quindi stabilito una spede dt continuum, che in Europa è invece quasi mancato tra il peace movement. le forze politiche e le Istituzioni. Quelli che erano slogans del movimento sono presto diventati la bandiera di importanti personalità politiche; si è così arriva-: ti a votazioni al Congresso e nel Paese (In occasione delle ultime elezioni), su proposte, scaturite inizialmente dal movimento: come quella •moratoria nucleare' che è stata respinta per pochi voti dal Congresso e approvata a forte maggioranza nei referendum popolari dt nove Stati: la questione è pia che mal al centro della vita politica. La società politica americana Ita molti difetti: ma dà anche prova di una capacità ineguagliatà e crescente di discutere le questioni più ardue e più tecniche con una vastissima partecipazione popolare e con molta concretezza: Confluiscono, nel grande fiume del movimento, forze assai diverse tra loro: molti gruppi religiosi (t vescovi cattolici In particolare; ma anche quaccheri, rabbini, pastori e predicatori d'ogni tipo); molte organizzazioni di scienziati, come i •Physicians far Social ResponsabiUtV', che oggi sono un esercito di undicimila medici; o la. •Federatton of American SclenttstS', fondata da scienziati che avevano lavorato alla prima bomba atomica (quella di Los Alamos), subito dopo il lancio delle bombe su Hiroshima e Nagasaki; o la « Union of Concerned Scientisti» o il •Counctlfor a Livable World», che ha alla testa Jerome Wiesner, ex presidente del MJ.T. i Poi vi sono movimenti meno strutturati ma che sono divenuti rapidamente molto popolari: come quello organizzato da Roger Molander, ex analista del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, che sintitola al •Ground Zero», la -quota zero», ossia il livello del suolo; Il movimento vuole rendere consapevoli gli americani di ciò che accadrebbe in ogni parte d'America se esplodessero bombe allidrogeno a •quota zero» (il volume dt Adriano Buzeatt Traverso Morte nucleare in Italia ha un obiettino analogo per il nostro Paese). La forza di questi movimenti non sta soltanto nella capacità di mobilitare masse entusiaste di propagandisti (con una partecipazione a quanto pare molto elevata di pèrsane àl'mezza etd'é unnfa mero di studenti inferiore al previstoli- ma nel'fatto che mólte proposte del movimenti stessi sono state adottate da autorevoli leaders politi ci. Il progetto di nuclear freeze, o moratoria nucleare, è cosi arrivato rapidamente al Congresso e all'elettorato: va precisato che non si tratta di una proposta di sospensione unilaterale di produzione, sperimentazione e installazione di nuove armi nucleari, ma di una richiesta al governo americano di prendere liniziativa per concordare questa moratoria con l'Unione Sovietica e le altre potenze nucleari: un piano di negoziato, quindi, anche se diverso da quello adottato dal¬ l'amministrazione Reagan, che non vuole la moratoria ma propone una riduzione degli armamenti atomici. Molto più radicali sono le posizioni di altri settori del movimento pacifista, comprese quelle di buona parte dell'episcopato cattolico: qui affiorano quelle, tendenze al pacifismo e all'»unilaterallsmo', e cioè al rifiuto 'morale» della bomba e alla rinuncia unilaterale, parziale o totale, all'arma nucleare o al suo impiego, che sono proprie delle correnti più radicali del movimento. La motivazione principale del 'movimento' è però la stessa in tutte le sue parti: la convinzione, cioè, che la politica atomica è una cosa troppo seria per essere 'lasciata al politici; che hanno di fatto continuato a costruire ar,mt sempre più spaventevoli, senza avvicinarsi d'un passo all'ideale del disarmo atomico. Alle proposte più radicali del 'movimento', che si ispirano alla fede che «( popoli» possano da soli disinnescare la bomba, t governi occidentali oppongono all'unanimità un ragionamento semplice ma difficile da contestare. Iniziative unilaterali di disarmo dell'Occidente, dicono l governanti democratici, avrebbero il solo effetto di f —i -> creare un pericoloso squilibrio a vantaggio dell'Untone Sovietica, che certamente non disarmerebbe; le probabilità di un conflitto, Invece di diminuire, aumenterebbero. Dopo tutto, l'Europa è In pace da quasi quarantanni, proprio in virtù dell'esistenzadi un sostanziale equilibriodelie forze e della paura dei', governi di scatenare un conflitto nucleare. Invece di rompere quest'equilibrio con iniziative unilaterali bisogna Insistere nel tentativi di negoziato, che sarebbero resi vani se l'Occidente disarmasse unilateralmente; chi propone questa soluzione, anche se lo fa per idealismo, si assume una ben grave responsabilità, che i governi non possono fare propria. Tra le soluzioni più radicali proposte dal 'movimento' e le posizioni dei governi vi sono contrasti profondi; ma l'ispirazione del 'movimento' non è estranea alle forze politiche e di governo, che ne. sono anzi stimolate ad impegnarsi con maggiore accanimento nella ricerca dt nuove risposte al grande interrogativo che grava sul futuro dell'umanità: sapremo impedtre che l'arma atomica venga mal più usata? Anche Henry Kissinger, il quale giudica, pessimisticamente (o realisticamente), che «noi siamo condannati a un qualche genere di deterrenza e di equilibrio nucleare», giacché «l'umanità non può disimparare 11 segreto dell'atomo», riconosce però che «la capacita che l'uomo ha acquistato di autodistruggersi rende Imperativi nuovi modi di pensare». Il fatto che la pace fondata sull'equilibrio del ter-rare' resista, in Europa, da quasi quattro decenni, non può bastare per tranquillizzare gli animi. Per salvarci, avremo sì bisogno del senso di responsabilità degli uomini di governo; ma anche dei •nuovi modi di pensare l'impensabile» che il •movimento» vuole evocare, tra disperazione e speranza. Arrigo Levi.,,

Persone citate: Adriano Buzeatt Traverso, Breznev, Ginepro, Henry Kissinger, Jerome Wiesner, Kissinger, Roger Molander