Morte per ritocco o per dimenticanza

Morte per ritocco o per dimenticanza SILENZI DI UN LIBRO SULL'ERMITAGE Morte per ritocco o per dimenticanza «Idealizzazione d'un evento o personaggio storico che assuma, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, caratteri e proporzione quasi leggendari, esercitando perciò un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento d'un popolo o di un'età»: questa è una delle definizioni che del termine Mito si legge nel Dizionario Enciclopedico Italiano (VII, 822). «Insieme con il rito (esso) costituisce un momento fondamentale dell'esperienza religiosa», aggiunge il Grande Dizionario aélla Lingua italiana di Salvatore Battaglia (X.609). Corollario ovvio di tali premesse è che l'apparato figurativo connesso al culto deve mostrare in modo speciale i connotati dell'idealizzazione: basti riflettere a come è stata, nelle diverse epoche, raffigurata la persona del Cristo. Ogni periodo culturale l'ha rappresentato à suo modo; e anche se (come osservava Bernard Berenson) nessuna delle versioni perviene a soddisfarci interamente, tutte però rispondono a precisi intenti idealistici, dai quali esula il realismo e l'individuazione fisionomica caratterizzata. Ve lo immaginate un Crocefisso con i tratti facciali, poniamo ad esempio, dell'ori. Oddo Biasini? Accanto al repertorio fìgu rativo, un altro aspetto della cultura religiosa viene sottoposto all'idealizzazione, ed è quello, storico. Quei movimenti, di base metafisica o secolare, la cui idea della storia è 'provvista di un preciso fine o 'traguardo verso cui si muoverebbe, ineluttabilmente, l'umanità, non possono fare a meno di appropriarsi del passato, al fine di mostrarlo come evidente premessa alla loro stessa esistenza (e anche, in certi casi, per nascondere o giustificare i propri fallimenti e le promesse, non mantenute^,, ■■ ■ ,., r. ,;; Tiranni La revisione della storia in chiave biblico-evangelica fu uno dei compiti più costanti cui si dedicò l'elite intellettuale cristiana una volta che fu giunta al potere? e che tale compito fosse condotto con estrema disinvoltura lo si può dedurre dalle parole dello scrittore Celso, che già verso la fine del II secolo denunciava come i Cristiani non esitassero ad alterare e falsificare lei proprie Sacre Scritture se ciò! era utile ai loro fini imme diati. Un tempo si pensava che Celso esagerasse o mentisse; oggi invece tutto fa credere che dicesse la verità, consta tando cosa avviene ai nostri giorni. In effetti, oggi la revisione ideologica della storia non avviene soltanto con il riscriverla, bensì adoperando altri espedienti ignoti alle epoche passate, e oggi diffuse dai mezzi. di comunicazione di massa. Uno di tali mass media è la fotografia, che viene, ad opera dei tiranni di destra o di sini stra, alterata e manomessa se-I condo modi che ricordano laj damnatio memoriae dei Roma-f ni, ma che in realtà sono più sottili e capziosi. .Una grattatina o un ritocco, e il personag- gio caduto in disgrazia (o ideologicamente impuro) vie-, ne cancellato dall'immagine fotografica, viene cioè ad essere annientato nella sua stessa esistenza. Non sono riuscito a trovare il numero della rivista L'Arie, pubblicata dal Seuil di Parigi, in cui viene trattato questo avvilente aspetto della realtà odierna; però ho letto il saggio di Claude Roy che su tale argomento ha scritto nel numero 933 del- Nouvel Observateur. Da Franco a Stalin, da Perón a Castro, da Truijllo a Gotrwald,. tutti i dittatori hanno favorito la morte per ritocco dei loro avversari politici caduti in disgrazia; e che il procedimento non sia raro lo sa bene chi ha visitato i Musei della Rivoluzione di Mosca o di altre città dell'Unione Sovietica, dove tale pratica parrebbe oramai comune, come si deduce dagli esempi che vengono continuamente alla luce. L'ultimo è quello, relativo alle fotografie di Beria, denunciato da Paul Thorez nel. suo Les Enfants modèles uscito in questi giorni presso le Editions Lieu.commun. Ma anche questo è un fatto vecchio, nato nei primi secoli del Cristianesimo: nei musaici di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna, le figure degli oranti, racchiuse nelle architetture, vennero accuratamente eliminate -e sostituite con campi neutri di tessere musive, perché relative a personaggi di confessione ariana e non cattolica. Ora però la falsificazione scritta (anzi, prego, la revisione) della storia, e anche di quella più nota e documentata, pare aver trovato casa.anche da noi; ne capita sotto gli occhi un esempio notevole. Presso l'Editore Giunti Martello di Firenze è apparso or ora (in Coedizione con la sca) unimagnifico volum?, Er^ mitage - Storia e Collezioni, sul-.j la cui veste editoriale e tipografica è doveroso parlare nei termini più positivi. Le bellissime fotografie, stampate in modi ammirevoli dalla Fotolito Toscana, e le riproduzioni di immagini relative all'aspetto dell'Ermitage nel corso del secolo XIX, basterebbero da sole a fare del libro un documento di insostituibile, eccezionale importanza. Nella presentazione, avvenuta il 10 maggio 1981 in Campidoglio a Roma, è stata data notizia che il volume è frutto del gemellaggio tra gli Uffizi e il grande Museo di Leningrado, di cui seguirà il Catalogo generale: più di 50 volumi di oltre 400-600 pagine ciascuno. L'entusiasmo suscitato da un programma di tale respiro (e, anche, di tale impegno finanziario) è tuttavia smorzato nel leggere questo primo volume, che funge da introduzione all'insieme. Il testo, scritto da Boris B. Piotrovskij, Direttore dell'Ermitage, concerne le varie sezioni del Museo e la storia della sua formazione; e, come prevedibile, i dati ne sono molto informati e precisi. Tuttavia, c'è un singolare vuoto, anzi, un'omissione, che per la sua enormità deve considerarsi intenzionale, ed è il triste capitolo delle vendite effettuate dal governo sovietico, e che decapitarono le raccolte pittoriche del meraviglioso Museo, privandole di quasi tutti i capolavori più scelti. Di tali vendite, il volume non fa neppure cenno, né cita opere come la Madonna di Casa d'Alba ò il San Giorgio di Raffaello, la Annunciazione di Jan Van Eyck, il Banchetto di Cleopatra del Tiepolo, il Trionfo di Anfitrite del Poussin, per non dire delle dozzine di tele e tavole di Rembrandt, Guardi, Botticclli, Perugino, Tiziano, ecc. ecc. che sono finite nella Fondazione Gulbenkian di Li-, sbona, nella National Gallery di Washington, nei Musei di New York, Melbourne, Philadelphia e altrove. Ma l'omissione di tali supremi capolavori, dal testo dell'attuale Direttore dell'Ermitage è comprensibile e (in certo qual modo) scusabile; egli appartiene alla burocrazia politicizzata di uno Stato totalitario, ed è ben notò a quali lotte, a quali terribili prove vada incontro chi si trovi in contesti sociali e ideologici del genere. sjtvo di M&l' .j La condizione di gladiatore è, in tali circostanze, la più spaventosa che si possa imm»ginare, e, d'altronde, omissioni e dimenticanze non sono, nella storia della mentalità mitizzante, un fatto nuovo: Costantino il Grande uccise (o fece uccidere) suo figlio Crispo e sua, moglie Fausta, ma'la Chiesa Ortodossa lo ha, nondimeno, proclamato Santo, Cosa importano certi dettagli quando la finalità dell'insieme è buona? Ma nel volume in questione, il giudizio deve mutare radicalmente per ciò che concerne la Prefazione, dovuta alla penna di Giulio Carlo Argan: egli appartiene a un Paese, come l'Italia, nel quale si può ancora parlare liberamente di certi fatti storici e documentati, quindi è molto interessante analizzare le sue parole: «La coalizione reazionaria che ha disperatamente cercato di soffocare là Rivoluzione e riportare in Russia la tirannia zarista ha imposto sacrifici tremendi, tra cui la vendita all'estero di alcune opere dei musei, anche dell'Ermitage». La Musa A parte il fatto che «alcune cpere» comprendono quasi tutte le vette del grande Museo, è difficile parlare di «coalizione reazionaria» dopo il 1920-21, mentre lo Zar era scomparso sin dal 1918 e i suoi seguaci sconfitti o fuggiti; le vendite di opere d'arte ebbero invece luogo tra il 1929 e il 1933, e su di esse esiste un'enorme letteratura. . Lo spostamento di date, implicito nelle parole del prof. Argan, costituisce un evidente tentativo di riscrivere la storia ottenuto con l'ignorare i dettagli di certi fatti sui quali sarebbe doveroso esprimere un ben preciso giudizio. Esso ci l^ricpr^e^n par^dp^lj dj- ne fa nella Galleria SoHo di New Yotkf v*k>vutO"aii<due> pittori sovietici dissidenti Ko mar e Melamid (K & M) emigrati negli Stati Uniti; raffigu ra Clio, Musa della storia, che offre a Stalin un suo libro perchì venga revisionato. Sarebbe triste se anche i libri di storia del l'arte dovessero un giorno di' venire il tema di quadri del ge nere. Federico Zeri