A Washington c'è attesa e cautela

A Washington c'è attesa e cautela A Washington c'è attesa e cautela Reagan vuole «migliorare i rapporti con la nuova leadership sovietica» - Ma negli Stati Uniti si teme che Andropov «pratichi il breznevismo senza Breznev», insistendo nel riarmo e nell'occupazione dell'Afghanistan - Il presidente non andrà ài funerali DAL NOSTRO CORRISPONDENTE . NEW YORK —. L'America affronta con estrema cautela il dopo-Breznev. Sperà, che con - l'ascesa di Andropov al potere — quale migliore esperto dell'Occidente di un ex capo del Kgb — accanto alla cosiddetta «finestra di vulnerabilità», ossia di guerra, si sia aperta la «finestra, di opportunità», ossia di pace. Ma troppo subitanea è stata la transizione, contro ogni regola del" comunismo sovietico, troppo scarsa è la conoscenza dell'uomo perché la superpotenza possa sbilanciarsi con' un clamoroso gesto distensivo 0 di confronto. L'America attende. Nel suo giudizio il primo passo tocca all'Urss, regime nato dalla rivoluzione ma che rinnega la rivoluzione come sistema di cambiamento, istituzionalizzando la continuità se non l'immobilità. Questa cautela è emersa con chiarezza sia dalla conferenza stampa del presidente Reagan sia dai primi commenti sulla nomina di Andropov. La conferenza, stampa è stata illuminante più per ciò che Reagan non ha detto che per ciò ohe ha detto; e dunque per la mancata revoca dell'embargo sul gasdotto siberiano, la mancata partecipazione alle esequie di Breznev, il mancato annuncio della riduzione delle spese militari, la mancata accettazione del principiò di una moratoria atomica. I commenti sulla nomina di Andropov hanno tradito più il timore che egli pratichi un «breznevismo senza Breznev», come ha detto l'ex ambasciatore americano a Mosca Toon. che la fiducia che egli attui le più urgènti riforme politico-economiche; e quindi che accentui l'occupazione dell'Afghanistan e il riarmo, e ignori la realtà della condizione russa. Ciò non significa che la superpotenza si. sia chiusa a qualsiasi apertura. Reagan invierà alle esequie di Breznev il vicepresidente Bush e il segretario di Stato Shultz— nonché, forse, i sei ex segréta-, ri di Stato ancora'tri vita, da Rusk a Klsslnger a Haig — con il compito preciso di sondare Aridróppv sulla ripresa della distensione. Il Presidente ha dato altresì ordine che dovunque è in corso un colloquio tra Stati Uniti e Urss, da Madrid a Ginevra, vengano accelerati 1 tentativi dì collaborazione. Nella conferenza stampa, i suoi appelli al Cremlino per 11 ritorno al dialogo sono stati espliciti. Ma" tutto ciò avviene o è avvenuto senza alcuna concessione, come' un rito d'obbligo, Si spiega cosi- la dichiarazione iniziale del Presidente al.giornalisti. «Vogliomettere in rilievo la mia intenzione dicontinuare a lavorare al miglioramento dei rapporti con l'Urss», ha esordito Reagan. «te nostre due nazioni hanno una tremenda responsabilità perla conservazione della pace in un momento di pericolo. Qualche mese fa — ha proseguito ;— abbiamo proposto una riduzione seria e lungimirante degli armamenti convenzionali e atomici: voglio confermare che intensificheremo gii sforzi in questo senso. Ma non dobbiamo crearci illu¬ sióni — ha ammonito il Presidènte —. La pace nasce dalla forza, non dalla debolezza; dal confronto con la realtà, non dalle false speranze». Più tardi, alla domanda se crede che il Cremlino .distenderà i muscoli», ha risposto: «Mi auguro di no». L'intera conferenza stampa ha tenuto questo tono. Il primo passo: «Non l'ho compiuto conia revoca dell'embargo del cereali?», ha chièsto Reagan; «E che cosa ho avuto in cambio?». E poi' la battuta di prammatica: «Bisogna essere in due per ballare il tango». La moratoria i nucleare! ..L'Urss sfrutta questo movimento — ha dichiarato il Presidente —. perché è in vantaggio su di nói... Alle dimostrazioni per là moratoria negli Stati Uniti, a New York per esempio, hanno partecipato agenti stranieri, che hanno contribuito a organizzarle»* La .Iduzione delle spese militari: «Ci pensiamo seriamente, purché non ci impediscano di chiudere la finestra di vulnerabilità che abbiamo ereditato: il rafforzamento della difesa nazionale1 è un obbligo irrinunciabile di qualsiasi governo». Sub condicione analogamente è 11 giudizio su Andropov. Solo 11 capo di Stato Maggiore delle forze armate, il generale John Vessey, ha^ parlato a ruòta libera con i giornalisti. Per Vessey, la nomina di Andropov non sarebbe stata cosi celere se egli non avesse avuto l'appoggio del generali russi. «Ciò vuol dire, ha opinato, che non intacche-, rà il programma brezneviano di riarmo, e non ciconsentirà quindi di intaccare il nostro». Il capo di Stato Maggiore ha tuttavia escluso una' guerra convenzionale o atomica con l'Urss: «Non so se la vinceremmo o la perderemmo. So che noi di sicuro non la vogliamo, e forse neanche loro». Alla domanda: .E l'Afghanistan?», ha ribattuto: « Vi sono segni che i sovietici intendono restarci a lungo. Sarebbe strano se qualcosa cambiasse». Secondo il generale Vessey, nei negoziati di Ginevra sulla riduzione delle armi di teatro e di quelle strategiche ci sarà una pausa nella sostanza se non nella forma. Ma essendo di reciproco interesse, i nego-, ziati riceveranno un forte impulso l'anno prossimo. Pur nel silenzio ufficiale, le opinioni dell'alto funzionario del Pentagono sono state condivise dagli altri membri del governo che hanno parlato a titolo-privato. Al Dipartimento di Stato, dove la nomina di Andropov non ha destato sorpresa, il direttore della sezione sovietica Paul Cook ha detto che probabilmente.era stata decisa da alcune settimane. Cook ha definito Andropov .l'uomo della continuità, non del cambiamento», che potrebbe adottare una politica estera di minor confronto e una politica economica di riforme moderate, ma che non allenterà né il controllo del blocco comunista né la repressione interna. A suo parere, almeno inizialmente Andropov dovrà inoltre attenersi a una sorta di direzione collegiale. lY«H**9» Ennio Carèt'ft?