Sogno borghese tra rose scarlatte

Sogno borghese tra rose scarlatte Stasera in tv la commedia di De Benedetti con là Quattrini e Vettorazzo Sogno borghese tra rose scarlatte E' un esempio (tra i più fortunati) del teatro leggero che fiori negli anni del fascismo Per Due dozzine di rose scarlatte in onda stasera sulla rete I, un episodio d'epoca. La commedia di Aldo De Benedetti era stata presentata a Roma nel marzo 1036 dalla1 compagnia di Vittorio De Sica, Giuditta RÌssone e Umberto Melnatl, la cui bravura aveva contribuito in modo determinante al clamoroso successo. Proprio in quél periodo era stato istituito 11 riposo del pomeriggio del sabato con la denominazione di sabato fascista (per distinguerlo dal sabato inglese che era poi la stessa cosa); e nell'occasione erano stati organizzati spettacoli pomeridiani di prosa per 1 lavoratori, Iniziativa molto reclamizzata dal regime ed immortalata da una tavola a colori di Beltrame su «La Domenica del Corriere» che raffigura una visita non ufficiale di Mussolini in teatro.. Chiotto chiotto, il duce in alta uniforme con fez si è in-, trodotto in un palco dove, nella penombra, si è seduto accanto ad una famiglia di impiegati: Beltrame ritrae lo sguardo di umile éd estatica felicità di due uomini e di una donna fisso sul profilo del duce mentre, là sul palcoscenico, si vedono De Sica, Melnatl e la RÌssone che recitano «Due dozzine di rose scarlatte», anche loro mirando al palco fatale. La fama già notevole della coesciuta al massimo da questo segno di preferenza da parte di «lui». Ma è da ricordare che, appena due anni dopo, Aldo De Benedetti, ebreo, fu colpito dalle leggi razziali, obbligato al silenzio e che per campare lavorò come sceneggiatore in cinema sotto falso nome. E bisogna precisare anche che la commedia non ha nulla da spartire con l'ideologia fascista, è piuttosto un esempio, uno del più fortunati (centlnala di repliche, rappresenta- tamento intenso da parte delle filodrammatiche) di quel teatro borghese leggero, umoristico e sentimentale che fiori proprio negli anni «eroici» del fascismo, e di cui De Benedetti fu 11 rappresentante più fine, più dotato di garbo ironico e più proteso — pur nella superficialità dell'intrigo — alla ricerca di approfondimenti psicologici. In «Due dozzine di rose scarlatte» la trama è inconsìstente, basata su vecchi meccanismi: il marito si serve di un mazzo di fiori sperando di dar corso ad un'avventura, la moglie crede che 11 mazzo sia per lei e freme al pensiero di un misterioso corteggiatore. E' una storiella che si risolve in' niente, con la signora che, chiarito con delusione l'equivoco e superato il turbamento, riprende 11 suo posto di sposa fedelissima. Ma è quel turbamento che conta. Se si riesce ad andare al di là delle battute brillanti ed accettare la conclusione tradizionale, ci si accorge che la figura di Marina è quella di una donna che è costretta entro la gabbia del matrimonio, delle convenzioni, del tabù — all'epoca particolarmente forti e sentiti—ma che nel fondo dell'anima desidera ardentemente di uscire da quella gabbia e conoscere un altro uomo diverso dal marito. Le rose le fanno vivere nella fantasia un'evasione meravigliosa, una libertà impossibile. Difatti. Il sipario si chiude sul suo ritorno ad una realtà da cui si può sgarrare soltanto con 11 sogno. Apparentemente facile, e Invece molto Impegnativa la prova che attende - Paola Quattrini, Giovanni Vettorazzo e Tullio Solenghi guidati dal regista Montemurri: buon per loro che la memoria del trio Rissone-De Sica-Meinati è rimasta in pochi spettatori. Ugo Buzzoian • Paola Quattrini è uno dei protagonisti di «Due dozzine di rose scarlatte»: sarà difficile emulare il «trio» di De Sica? ommedia era stata accrezloni in tutto 11 mondo sfrut

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