Arlecchino? Meglio un cocktail
Arlecchino? Meglio un cocktail LA LINGUA CHE PARLIAMO Arlecchino? Meglio un cocktail Ohe faccia farebbero 1 lettori se fossero invitati a bere un arlecchino? Eppure con arlecchino 1 puristi Accademici d'Italia del 1941-42 proposero di tradurre cocktail. Non pensarono, quel valentuomlnl, che cocktail era ed è anche Usato per cocktail-party . e cioè «ricevimento in cui si servono cocktail», altrimenti coerentemente avrebbero dovuto proporre, per tale significato, arlecchinata, con conseguenze non facilmente prevedibili. Che la questione di cocktail fosse disperata è provato dal commento che Enrico Bianchi fece in un libro, definito nella copertina, indispensabile, dal titolo Come si dice,, pubblicato a Firenze nel 1&42: «Cocktail - Voce americana di un miscuglio di liquori e significa "coda di gallo". Non è facile trovare una parola adatta che le corrisponda; zozza troppo triviale; forse mescolanza, come si chiama, pggi a Firenze una bibita preparata, con piti sorta di liquori, ma è voce troppo bassa. L'Accademia d'Italia propone!arlecchino». Come e chiaro, 11 Bianchi cerca di prendere le distanze ma sarebbe stato bene che lasciasse da yurte zozza e mescolanza, la prima definita dal Petrocchi «Mescolanza di liquori ordinari bevuti dal volgo», l'altro per la sua disarmante genericità. DI genericità si poteva accusare anche il corrispondente di una voce musicale, ouverture, cioè apertura, che già si trova in un libro del 1833, Bàrbaro dominio (Il edizione 1943) di quell'accanito pùriota che fu Paolo Monelli. La traduzione apertura fu riesumata quando l'accademico Giulio Bertoni propose overtura provocando un mezzo terremoto. La questione era ed è sicuramente sottile perché sinfonia e preludio, al quali viene fatto subito di pensare, non corrispóndono ad ouverture. 1,'apertura di Paolo Monelli fu condivisa da molti (per 'esempio da Bianchi) e ne nàcque una fin troppo insistita polemica sui quotidiani. A tanti decenni di distanza, che cosa possiamo dire? Per ouverture nessuno dice overtura, nessuno apertura, a riprova del principio che a tavolino è facile opporsi ad ogni yoce straniera. Può essere perfino un gioco gradevole quello di proporre del?è sostituzioni più o meno felici in' apparenza, ma quello ohe conta t ' l'accettazione delle voci da parte del parlanti, che non stanilo 11 a bocca aperta ad aspettare le proposte di grandi dilettanti corùe Peolo Monelli o di dotti come Giù ilo Bertoni. ih qualche caso la lingua ha respinto la voce straniera. Per esemplo, nel linguaggio del. gioco dèi calcio, corner è stato sostituito da calcio d'angolo, tuttavia salvarsi' in cor¬ ner è ancora frequente soprattutto nel valore figurato di «salvarsi per un pelo... Ma per tennis gli Accademici d'Italia non trovarono alcuna sostituzione, né per sport. : Lo stesso Bianchi volle in qualche modo avvalorare l'opinione degli Accademici aggiungendo che sport aveva già dato voci come sportivo e sportivamente e che perciò era già radicato nella lingua. Sarebbe stato opportuno che tale atteggiamento fosse tenuto presente per altre parole, veri casi disperati al quali è vano opporre traduzioni più o meno pittoresche, o adattamenti più 0 meno brutti. Trattandosi di questioni co- f < ~N i me queste c'è perfino il pericolo di riuscire ridicoli Paolo Monelli, che si oppose ad overtura, italianizzazione di ouverture, propose che ferry-boat fosse italianizzato in ferrlbotto aggiungendo che «è neologismo che può entrare... con onore nella lingua, per 11 suo suono davvero gagliardo e marinaro», cedendo cosi a quell'Impressionismo acustico in cui sono caduti tanti e tanti dilettanti della lingua. Bianchi era più ragionevole parlando di nave traghetto. E' molto più facile che attecchisca una parola straniera quando è radicata In un dialetto che quando è nobilitata da uno scrittore sia pure grande. Dante, che era Dante, usò una volta 11 verbo giuggtare,. per «giudicare», schietto prò-. I venzalismo. E' vero che prima' di lui l'aveva usato Ouittone ma si sarebbe potuto supporre che, avendola adoperata -Dante, la voce sarebbe entrata trionfalmente in Italiano. Non è stato còsi. Eccetto una testimonianza di Anton Maria Salvini, che visse fra il '600 e il '700 ed usò la vóce di riflesso, non risulta che giuggiare sia stato ulteriormente adoperato In italiano. Ogni parola ha una sua forza vitale che le permette di entrare nell'uso e di vivere. Senza questa forza, le proposte dei letterati sono quasi tutte di breve dù. Tristano Bolelli
Persone citate: Anton Maria Salvini, Bertoni, Enrico Bianchi, Giulio Bertoni, Monelli, Paolo Monelli, Petrocchi, Tristano Bolelli
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