Perché Napoleone trovò la disfatta

Perché Napoleone trovò la disfatta RITORNA LA STORIA DI LEFEBVRE Perché Napoleone trovò la disfatta Negli intervalli del suo lavoro ai precettore in casa Renài, Julien Sorci, l'immortale romantica creatura di Stendhal, andava solitario sulle rocce a leggere il Memoriale di Sant'Elma, «unica regola della sua condotta e oggetto dei suoi entusiasmi», a sognare intorno all'avventura di Napoleone, trovandovi «felicità, estasi e consolazione». Attraverso Julien, Stendhal consacrava nel 1830 il mito di Napoleone radicato in tanta gioventù francese che, schiacciata dalla Restaurazione, vagheggiava, i!. tempo perduto in cui il semplice soldato portava nello zaino il bastone di maresciallo Molti, innumeri libri sulla vicenda di Napoleone. Eppure quelli veramente importanti, sono pochi. E fra questi un posto di eccezionale rilievo, occupano due studi: l'uno di Georges Lefebvre, uscito per la prima volta nel 1935 e ripreso più volte fino all'ultima stesura del 1953; e l'altro di Evgcnij Viktorovic Tarle,, comparso nel 1936 e ripubblicato nel 1942. L'editore Laterza riedita ora per la quinta volta l'opera di Lefebvre. Il libro dello stòrico francese non è, quanto alla sua ' struttura, nonostante il titolo1 Napoleone, veramente una bio-; grafia: è un affresco della vita sociale, politica e intellettuale dell'Europa nell'era napoleonica, in cui la vita defilerete» costituisce il filo rosso che l'attraversa. E sotto questo profilo è diverso il libro di Tarle, direttamente centrato sulla figura di Napoleone. Órbene occorre segnalare che questi due grandissimi storici finiscono per concordare in tutti i punti decisivi delle loro interpretazioni. Ma veniamo in particolare a parlare dell'interpretazione del Lefebvre. Sul tema del rapporto con la Rivoluzione, egli chiarisce come nell'opera napoleonica agirono sia la continuità sia la rottura. Per dirla schematicamente, Napoleone utilizzò molti mattoni della Rivoluzione per costruire un edificio nuovo di cui fu l'architetta Sempre più si fece evidente in lui un avversione crescente non solo per il radicalismo politico e sociale giacobino, ma anche per il cosmopoliti- e e i a i o , e l . e , n i r a i ,, a o a ' o1 -; a e » e o i o e i n o o n e a a ò o a n e o , - smo rivoluzionario e per le ai* sie di.libertà politica c spirituale contenute nei principi dell'89, che arrivò a bollare di insopportabile ideologismo astratto. Napoleone oppose a tutto ciò una lettura «realistica»1 delle necessità dell'epoca, fondata sull'ostilità dichiarata verso la .democrazia, sull'idèa di un ordine (l'ordine e non la libertàfu la sua ispirazione di fondo) strutturato secondo rigide gerarchie in ogni aspetto della vita associata. Il bene del popolo per lui doveva essere una cura del vertice del potere e non opera del popolo stesso. L'eguaglianza la concepiva come eguale obbedienza allo Stato ed eguale diritto d'essere tutelati nei beni. Per questo dedicò tanti,' continui sforzi per dare, al la Francia e ai paesi vassalli,-. \ un'amministrazione moderna secondo i moduli di un centralismo espresso dall'unità del comando in tutti i poteri dello Statò autoritario. Lefebvre vede in ciò la ripresa , dell'ideale del dispoti-" smo illuminata Senonché : il modo in cui Napoleone riprese quell'ideale fece di lui anche l'iniziatore delle forme essenziali dell'autoritarismo moderno. Il suo obiettivo fu, in; somma, di fare dello Stato il mezzo di cui il potere si serviva per controllare, ordinare, sottomettere la società civile. Il codice civile, la costruzione della moderna amministra' zipne- in' Francia, l'assoggetta mento della stampa e dell'attivita intellettuale (il servirsi, precedendo il potere sovietico, dei manicomi per gettarvi intellettuali fastidiosi!), l'attribuzione alla polizia e alla ma' gistratura di un- compito di sorveglianza permanente al servizio diretto del governo (con l'aspirazione ad una universale schedatura dei cittadini) fanno di Napoleone un despota che rimodèlla il vecchio dispotismo:e lo innesta sul corpo della società Contemporanea. Se ruppe con là Rivoluzione per un vaso, per l'altro però Napoleone ne continuò l'opera in rapporto anzitutto alle esigenze della borghesia proprietaria e dello sviluppo capitalistico. Egli difése i nuovi rapporti di proprietà in Francia e li estese all'impero, portando avanti l'opera antifeudale, con risultati su cui anche la Restaurazione finì per assestarsi. Altro punto iondàmen tale fu la continuità, sebbene parziale, con la Rivoluzione nel respingere la tradizione monarchica del connubio fra trono e altare. Certo concepì il primato dello Stato • sulla Chiesa nel quadro di una uri lizzazione della religione quale instrumentum regni. Mentre insiste sul carattere «necessario» della genesi della dittatura napoleonica per difendere gli interessi borghesi dalle innocue minacce intèrne e dai nemici esterni, mentre chiarisce la solidità del .matrimònio, fra la borghesia e i nuovi notabili e il generale /ittorioso, Lefebvre si guarda bene dal dare una interpretazione «deterministica» : della sua vicenda. Napoleone non fu uno «strumento» imposto dalla storia, ma uri interprete che avvolse la società del suo' tempo nelle maglie della propria geniale personalità. Egli servì la società ma la dominò. Dalle acute pagine dello storico possiamo ricavare suggestioni potenti per una riflessione più generale sul peso che singole personalità, uria volta assurte al vertice assòluto del potere, possono esercitare nella vita dei popoli (e corre il pensiero a. Lenin, Stalin, Hitler, Mussolini, Mao Tse-rung, per fare nomi che immediatamente parlano). E qui Lefebvre 'trova anche la chiave per spiegare prima il deterioraménto del rapporto, fra la Francia e Napoleone e poi la caduta di questo. La società e la nazione tranii «esigevano» il consolidamento della proprietà e la modernizzazione statale e amministrativa; l'Europa era pronta per un liberatore aritifeudaje. Ma Napoleone andò oltre queste esigenze e questi obiettivi secondo i suoi personali progetti e potè andarvi fino a che le sue armi furono vittoriose. ' Impose l'instaurazione di una nuova aristocrazia che offendeva insieme i repubblicani e.i «veri» nobili; volle edificare un impero universale che costringeva la Francia ad essere un gendarme internazionale comprimeva le nazionalità che pure egli aveva dapprima contribuito a risvegliare; decise quel blocco continentale contro l'Inghilterra che portò il paese culla del capitalismo moderno nascente ad una lotta mortale cori la Francia; sognò la conquista della Russia senza avere però il coraggio di scatenare a suo favore la liberazione dei servi per una avversione ormai consolidata contro il radicalismo sociale (così contraddicendo da ultimo la sua stessa vocazione antifeudale). Su questa strada Napoleone trovò la disfatta, Venendo, infine, ad affrontare il segreto della personalità di NspòleÒrie, Lefebvre^ *b*SH linea., .come . questo. grande «realista» del potere potè wv fiammate l'immaginazione «romantica» perché la sua vicenda costituì il tipo ideale di un'azione di cui «l'immaginazione, la spinta invincibile del temperamento» rappresentavano la molla interiore. Ma vi è anche un altro aspetto che bisogna far emergere. La vicènda straordinaria di Napoleone era anche la dimostrazione di come, in un periodo di crisi sconvòlgente della società, un piccolo ufficiale, una volta rotti gli argini delle gerarchie tradizionali, potesse assurgere a un potere mondiale. Un esempio che la storia doveva confermare "più volte nel suo corso successivo; dimostrazione anche della potenza inquietante della politica nelle società in cui si'rom-. pano gli argini. Massimo L, Salvador! Napoleone In una caricatura di David Levine Copyright N.Y. Revìew of Books. Opera Mundi e perniali» .LaStampa

Luoghi citati: Europa, Francia, Inghilterra, Russia