Il cittadino può diventare amministratore di se stesso

Il cittadino può diventare amministratore di se stesso Convegno a Stresa sul decentramento in sei città Il cittadino può diventare amministratore di se stesso dal nostro inviato speciale STRESA — Decentramento a confronto tra le sei-maggiori città del Nord.d'Italia: Milano, Torino, Genova, Bologna. Veneziane Firenze, Sei assessori con uno stuolo di tecnici al seguftoì per tastare 11 polso del quartieri., quando a Bologna sta per scattare il ventesimo anniversàrio del primi vagiti della partecipazione spontanea al problemi della città. E gli assessori Cuomo (Milano).: Spagnuolo (Torino), Carrassi (Genova). Vitali (Bologna), Benzoni (Venezia), e Faluggi (Firenze) hanno puntato l'attenzione soprattutto su quest'aspetto, la partecipazione dei cittadini alla crescita delle città. I tre giorni di seminario a Stresa, sul Lago Maggiore (si concludono oggi), sono serviti a far capire a funzionari e amministratori che le diffe-. renze tra realtà urbane sono ancora numerose, che gli obiettivi tuttavia in gran parte coincidono: chiedere maggiori poteri per 1* decentramento, dare più dignità ai cittadini che se ne occupano, facendoli diventare, veri ammi¬ nistratori, per renderei quartieri sempre più autonomi (tuttavia sènza scollamenti) dal potere comunale, per giungere alle municipalità, previste nella legge di riforma delle autonomie locali, che intéressa soprattutto le aree metropolitane di Milano. Torino e Genova. Siamo al «Ge-Mi-To» del decentramento? In un certo senso si. attenti però a non escludere realtà consistenti come quelle di Bologna, Venezia e Firenze, dove il problema delle aree metropolitane oggi non si pone. Per rendere omogeneo il discorso dei quartieri, a giudizio del responsabili amministrativi delle sei città, è necessario comunque analizzare problemi comuni e diversità. Cosi a Stresa si è scoperto che tutte le grandi città hanno il nodo degli anziani, che l'affrontano in modo analogo, che su di esso la partecipazione è cospicua. Si è appreso che, mentre a Milano si spendono circa 800 milioni per 11 diritto allo studio, a Torino se ne riservano poco più di 100. Sempre a Milano, la possibilità d'inve¬ stimento nei quartieri raggiunge 1 20 miliardi, più 6 per l'ordinarla amministrazione, in termini assoluti una cifra ragguardevole, che rappresenta tuttavia solo l'i per cento del bilancio comunale. Più modesti i numeri delle altre città, seppure con maggior consistenza percentuale rispetto alle risorse municipali: 1,5-2 per cento. Al centro dell'attenzione 1 problemi specifici di ciascuna realtà: ai veneziani interessano i problemi dell'acqua alta, ai torinesi quelli dei trasporti, ai fiorentini gli asili-nido, le refezioni scolastiche, a Bologna c'è l'impegno per ricostruire un rapporto concreto con i giovani, che rispetto al passato hanno perso il gusto dell'associarsi tra loro. Analogie e diversità in realtà diverse, anche dal punto di vista tecnico-organizzativo, con Milano che su un milione e 600 mila abitanti ha 20 quartieri, contro ! 23 di Torino, i 25 di Genova, 1 18 di Bologna e Venezia, i 14 di Firenze. Le conclusioni ci saranno oggi. Giuseppe Sangiorgio

Persone citate: Benzoni, Carrassi, Cuomo, Giuseppe Sangiorgio, Spagnuolo