Calabria senza pace di Francesco Santini

Calabria senza pace Racket, tangenti, 'ndrangheta: per il nuovo superprefetto un quadro inquietante Calabria senza pace Gli omicidi si sono ridotti del 50 per cento, i sequestri sono dimezzati - Ma dietro questa facciata le cosche della malavita convivono in un equilibrio basato sul terrore ■ Tre giorni fa l'ultimo rapimento, vittima una donna • Il marito ha deciso: non pagherà DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE jDAL NOSTRO INVIATO SPECIALE REGGIO CALABRIA Nella città dello Stretto vessata dalla 'ndrangheta e dalle tangenti, 11 dramma si avverte subito. Per Renato Nicastro, superprefetto che arriva in Calabria, il quadro è sconcertante. L'altra sera, a Bovalino, lungo la Jonica, hanno rapito la moglie di Francesco Ferrigno, segretario della democrazia cristi»pr°sldente della squadra di calcio, titolare di una impresa di articoli per la casa. Ferrigno avverte che non pagherà. Una donna dolcissima è nelle mani dei banditi, sull'Aspromonte. I poliziotti che guidano l'inchiesta assicurano: «Se Ferrigno non pagherà sua moglie sarà violentata-,. Gli spediranno a casa un nastro registrato e allora l'imprenditore di Bovallno si deciderà a sborsare il riscatto. Gli inquirenti sono convinti che anche per la signora Ferrigno abbia agito un piccolo clan. »Non è sequestro deciso da un boss-, spiegano in questura, dove lasciano Intendere che la grande mafia punta ormai sulla via degli stupefacenti. Ma se Ferrigno dice di non voler pagare c'è chi ha già versato. E' il caso dell'Industriale piemontese che vola In Calabria per esigere un credito di 1080 milioni. Ha portato a termine un'opera pubblica perfetta, ha già versato la tangente: il 7 per cento di biglietti di piccolo taglio sborsati dtclotto mesi fa pur di ottenere il saldo della commessa. L'imprenditore piemontese non riesce a incassare quanto gli è dovuto e giura: «La mia azienda non lavorerà più nel Mezzogiorno». Un sequestro, un caso scandaloso di «mazzetta* e due attentati, la notte scorsa, in pieno centro. E' stata data alle fiamme l'automobile del comandante dei vigili urbani, è stata fatta esplodere una carica di tritolo sotto l'abitazione di un medico di buon nome. L'impatto con Reggio Calabria è subito buio, all'uscita dell'aeroporto, dove una strada dissestata conduce nel centro cittadino, percorrendo esempi di scempio urbanistico da manuale. La periferia confonde l'abusivismo poverissimo con la speculazione delle grandi imprese edili. Il cancro urbanistico non ha interruzioni, sin sul corso Garibaldi dove le poche ville in stile coloniale si perdono tra edifici di sette piani. Tutti i negozi sono vessati dal racket. Da quelli che espongono merci carissime agli esercizi più poveri, tutti pagano una tangente agli uomini della 'ndrangheta. Non sono esentati dal versamento neppure gli studi professionali e le bancarelle traballanti degli ambulanti. Il questore della città, Toscano, è arrivato l'anno passato da Ravenna. L'impatto drammatico con Reggio è stato choccante. Era stato in Calabria negli anni 'SO e '60. Dal commissariato di Gioia Tauro era divenuto il braccio destro del questore Melfi. Adesso che siede su una delle poltrone più difficili della polizia di Stato dice: *La situazione appare senza dubbio migliorata ma, per me, il quadro è lo stesso di allora». Le statistiche sembrano confortanti: -si sono ridotti del 50 per cento gli omicidi, 1 sequestri sono dimezzati, gli attentati al tritolo e le rapine diminuiti del 60 per cento. Ma è solo la facciata, l'Immagine di una Calabria dove le cosche della malavita organizzata ormai convivono In equilibrio dopo 11 bagno di sangue degli anni '70. Governano la Calabria due clan potentissimi: da Gioia Tauro dettano legge 1 Piromalli: da Archi, alle porte di Reggio, imperano 1 De Stefano. La geografia delle cosche è tutta qui, da quando Saro Mammolitl è stato arrestato e 1 suoi uomini hanno perso terreno.I funzionari della polizia affermano: «Non ci, sono in atto lotte per il potere, il terreno è già spartito e i cinquanta morti di ogni anno, a Reggio, possono essere definiti endemici». Il dott. Celona, dirigente di grande esperienza, elemento di punta della questura di Reggio Calabria, e11 maggior conoscitore del fenomeno delinquenziale della regione. Attende il superprefetto, sa che il coordinamento, specie in Calabria, è essenziale, ma subito avverte: •Nell'appllcare la legge antimafia ci vorrà molta prudenza. Le indagini fiscali a tappeto rum rendono. Le forze dell'ordine si preparano all'assalto degli imperi dei Piromalll e del De Stefano. Il superprefetto Incastro coordinerà le Indagini. La polizia di Stato è. pronta a inquisire 1 padroni della regione, gli uomini che con mentalità e sistemi diversi Impongono 11 proprio volere alla società calabrese e. in un equilibrio di imprese e traffici, controllano con maglie strettissime ogni spazio. Giuseppe Piromalll, conosciuto come «Il presidente», latitante da molti anni, è l'erede di don Mommo, il capostipite di una famiglia 11 cui nome, a Gioia Tauro, tutti evitano di pronunciare. La fa-, miglia, in paese, è stimata ed ossequiata ovunque. Nell'impresa di don Mommo, che si Ingrandiva sul disastro e lo spreco del quinto centro siderurgico, c'era posto per tutti. •Faccio del bene — ripeteva don Mommo — la mafia non esiste». Al suo funerale, tre anni fa, c'era tutta Gioia Tauro. Sospettato di essere il mandante morale di una catena di delitti, don Mommo, In vita, fu accusato di un solo omicidio, quello di un ragazzo, il boss gli aveva fatto da padrino al battesimo, ma non esitò, secondo i carabinieri, a ordinare di squartarlo per darlo in pasto ai maiali. U clan mafioso del Piromalll, nell'ultimo anno, ha avuto perdite durissime. In carcere sono finiti 22 elementi. Ma se 1 "Piromalll hanno metodi tradizionali e ancora conservano 1 valori della mafia agraria, 1 De Stefano, guidati da don Paolo, 39 anni, latitante, appartengono alle co¬ sene che i ooliziotti definisC( sche che 1 poliziotti definiscono «dalle scarpe lucide», per dire che viaggiano In jet. stringono legami Internazionali, volano da un capo all'altro del continente per Impiegare negli stupefacenti 1 proventi del crimine minuto. I Piromalll Imperano da venti anni, 1 De Stefano da una decina. Come 1 Piromalli hanno dovuto battere un clan rivàie, quello dei Tripode anche 1 De Stefano si sono impegnati In lotte sanguinose. Adesso, in un periodo di pace, 1 De Stefano dal contrabbando delle sigarette sono passati al traffico degli stupefacenti, ma le loro ramificazioni toccano altri settori e 11 riciclaggio della droga riappare, come a Napoli e a Palermo, nei grandi appalti e nell'edilizia. Le ditte a loro collegate non pagano tangenti. Ecco perché l'industriale piemontese che è venuto In Calabria a riscuotere i suol crediti è costretto a pagare due volte: al tempo dei lavori e al tempo del saldo che non arriva. Ha pagato due volte? «Certamente — risponde — anche al tempo dei lavori avemmo delle minacce e fummo costretti a cedere. Ma ora non riparto se non incasso». Instancabile, a capo di una grande impresa venuta su in ventanni, l'industriale del Nord non sembra stupito: In Calabria non tornerà più, ma anche al Nord, per lavorare è costretto alla tangente: «Andate a dare una occhiata — consiglia — a qualche centro studi, ai loro finanziamenti, ai loro introiti. La mafia è dappertutto, anche se al Nord si nasconde dietro lapolitica». Francesco Santini