Nel museo delle macchine utensili c'è la storia dell'uomo al lavoro

Nel museo delle macchine utensili c'è la storia dell'uomo al lavoro Nel museo delle macchine utensili c'è la storia dell'uomo al lavoro «L'uomo è un animale che fabbrica utensili» diceva Benjamin Franklin che, oltre a saperla lunga di politica e filosofìa (è sua la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti), s'intendeva non poco di meccanica: inventò il parafulmine, la stufa che prese il suo nome, gli occhiali bifocali. Seguire l'evoluzione della macchina utensile è documentare quel capitolo di Storia che si chiama rivoluzione industriale. A Tecnica 82 c'è una rassegna di macchine utensili d'epoca, appartenenti alla collezione Francesco Cappabianca. Sono una cinquantina di pezzi d'eccezionale valore, a cominciare da un tornio in legno, sia pure incompleto, che risale alla seconda metà del 1600. O come t re torni paralleli in legno, comando a pedale (come la casalinga macchina per cucire), costruiti forse nella seconda metà del 1700,1 quali possono essere considerati lo sviluppo dei «torni ad asta», elabora¬ zione europea dei primitivi torni orientali. Esistono pochi altri musei analoghi in Europa, a Londra, Monaco, Norimberga, Parigi e Milano, ma nessuno è dì proprietà privata come questa collezione che appartiene al fratelli Italo e Federico Cappabianca titolari della Camut, un nome di. prestigio nel settore delle macchine utensili. La loro passione, spiegano, nacque nel 1965, per ricordare la memoria del padre, il comm. Francesco, fondatore dell'azienda. "Il ■primo acquisto — spiegano —fu un tornio parallelo del 1891, anno di nascita di nostro padre. Ci è parso il modo per ricordarlo più significativo di un monumento o di una targa». Sul pezzo numero 1 della collezione c'è un'iscrizione, istoriata come s'usava una volta: Michele Ansaldl, 1891, Torino, via Ponte Mosca 40, Una prestigiosa fabbrica di macchine utensili che acquistata dalla Fiat andò a far parte della Orandi Motori. I fratelli Cappabianca, dì persona o su segnalazione di amici e collaboratori, «battono» cantine, vecchie officine e demolitori alla ricerca di nuovi pezzi. Nel tentativo di tracciare la linea ideale di continuità dall'età della pietra all'evo moderno della meccanica strumentale, ecco un vecchio esemplare d'incudine, o capra» come ancora lo chiamano per la sua forma in alcune parti del Piemonte: una radice d'albero sgrossata su cui si accoccolava 11 forgiatore. E ancora un tornio parallelo con comando a pedale e volano mosso da una puleggia a tre gradini (anno di nascita presunto 1815); una pressa del 1866. fabbricata dalla ditta •Amos Dell'Orto in Monza». Degli ultimi anni dell'Ottocento c'è una fresatrice a doppia tavola della Oerllkon di Zurigo. « Un giorno—racconta Italo Cappabianca — è venuto da me il presidente della Oerlikon e mi ha detto: "Al nostro museo quella macchina manca, qui c'è un assegno in bianco, lei ci metta la cifra che vuole e io mando a ritirare la fresatrice". No grazie, gli ho risposto, questo pezzo non ha presso. E ce lo siamo tenuti». I fratelli Cappabianca ora hanno il problema di ospitare 11 musèo, che comincia a diventare ingombrante. I primi pezzi erano piazzati nell'ingresso dello stabilimento, poi hanno cominciato a invadere officina, sgabuzzini, cantine. Si era detto che il vecchio ospedale San Giovanni sarebbe stato trasformato inmuseo della tecnica — dicono —; siamo disponibili a un accordo con il Comune. A Torino; tra l'altro, l'Arsenale dell'esercito ha anticìie macelline utensili uniche nel loro genere». Torino, capitale dell'automobile, ha un museo delle quattro ruote invidiato in tutto 11 mondo. «Perché non fare altrettanto per la macchina utensile — propone Italo Cappabianca — visto che anche in questo settore siamo all'avanguardia?», g. 1.

Persone citate: Benjamin Franklin, Camut, Cappabianca, Federico Cappabianca, Francesco Cappabianca, Italo Cappabianca, Michele Ansaldl